Messico fuori, Cuba avanza

La nazionale di Velez attende di conoscere la prossima avversaria (la perdente di stasera tra Giappone e Corea) – Ma intanto salta la rotazione sul mound per un errore di calcolo sui lanci

SAN DIEGO – L'esperienza della nazionale cubana è emersa in modo fragoroso lunedì sera al Petco Park di San Diego contro un Messico di gran talento ma poca esperienza internazionale. Cuba non ha mai rischiato l'eliminazione (che sarebbe stato il peggior risultato in un torneo a livello internazionale dal 1939) ed ha giocato con una tranquillità, una fiducia ma anche una grinta che ha nascosto ogni paura. Ed ha vinto. 7-4.
Sul 2-2 al quinto inning, è palese il diverso atteggiamento da parte delle due squadre: Cuba si muove con passo leggero e veloce, il Messico invece arranca, è pesante e lento. Cuba sorride, Messico ha la testa in giù. Una squadra che vola e una che non sa reagire. Quando in quella stessa ripresa arriva il doppio a basi pieni del solito Cepeda (miglior battitore del torneo) nessuno si sorprende.
Nella parte bassa del quinto inning il partente cubano Vera, grandissima esperienza a livello internazionale, affronta quello che doveva essere il suo ultimo battitore. Con 79 lanci già effettuati e con un limite di 85, più due out, tira una dritta e finisce a terra con uno stiramento. Antonio Castro, figlio di Fidel e medico della squadra, corre in campo. Vera, infortunato, insiste e tenta un lancio davanti allo staff medico. Capendo l'importanza della partita, Velez lo lascia sul monte. Il lancio successivo è un foul verso la prima base e Vera corre a coprire a fatica. Tornando di nuovo sul monte lancia il terzo strike, l'arbitro non chiama, ed ecco che Vera cade di nuovo a terra. Stavolta non si rialza da solo, esce dal campo con l'aiuto dei compagni, ed entra il solito Lazo, che come sempre accade, chiude tre inning senza punti e si ritrova avanti 7-2 dopo il settimo.
Ma qui occorre fare un passo indietro, al giorno precedente, a domenica. A parte il limite assoluto di 85 lanci a partita nel round 2, il regolamento del torneo afferma che chi effettua 50 lanci non può salire sul mound per 4 giorni e chi ne tira 30 non può lanciare il giorno successivo. Un "30 or more" che è stato tradotto come "più di 30", almeno su un documento in mano al manager Velez. Domenica, nella sconfitta patita contro i giapponesi, per due volte Velez ha tolto il rilievo con 30 lanci precisi per risparmiarlo: solo il giorno dopo ha scoperto che il numero magico era però 29.
Ieri sera, quindi, in una partita che valeva la sopravvivenza al torneo, ha visto il suo partente Vera scendere al quinto inning, l'asso Lazo tenere il campo per tre inning, ma senza poter utilizzare due dei miglior rilievi a disposizione. Pur con un vantaggio di quattro punti Velez non poteva scherzare. Nell'ottavo inning il grande Lazo arriva vicino a 50 lanci. Dal 46esimo in poi, tra ogni tiro e l'altro, si gira e guarda sul tabellone dove c'è il totale, guarda nel bullpen dove si scalda un rilievo, ma Velez non esce. Dopo un foul prolunga ancora il turno. 50esimo lancio, Lazo sa bene di non poter lanciare mercoledì contro la perdente di Giappone-Corea. Chiude la ripresa e anche il nono inning, ma Cuba dovrà affrontare un'altra partita ad eliminazione senza il miglior lanciatore per una regola del torneo e una scelta del manager.
Forse anche con gli altri due rilievi disponibili, Velez non avrebbe rischiato, neanche con un vantaggio di 4 punti e solo 4 out da fare. Ma se mercoledì si troverà in una situazione più stretta e vedrà il suo miglior rilievo seduto in panchina con scarpe di ginnastica, ripenserà all'errore di domenica e alla scelta di lunedì. I cubani ci sono almeno per un altro giorno, mentre i messicani tornano a casa con due sconfitte appena 28 ore dopo aver iniziato la seconda fase del World Baseball Classic.

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