Bagialemani e Mesa, incontro tra stelle

Avversari ma legati da una grande amicizia, Ruggero e German (due tra i forti interbase di tutti i tempi) si sono rivisti allo stadio Latinoamericano de L'Avana durante l'allenamento degli Industriales

L'AVANA – Quando nel 1969, in piena estate, arrivò a Cuba la nazionale italiana di baseball, non avrei mai pensato che 38 anni più tardi mi sarei trovato di fronte a Ruggero Bagialemani, atleta con sangue italiano e di temperamento che avrebbe preso il posto in diamante di un altro eccellente interbase come Carlo Passarotto, un venezuelano al servizio della squadra azzurra per più di 20 anni.
Un lungo abbraccio è stato il saluto, insieme ad una stretta di mano, con un'altra grande stella, ma del baseball cubano: Ruggero Bagialemani, in questi giorni a Cuba per un breve soggiorno, non ha voluto perdere l'opportunità di andare a visitare nientemeno che German Mesa, "el mago", come lo chiamano tifosi e giornalisti, visto che è stato un virtuoso in difesa, uno dei più brillanti interbase della storia del beis cubano. Si sono rivisti allo stadio Latinoamericano de L'Avana durante l'allenamento degli Industriales, la squadra più amata dai tifosi cubani.
German militò per più di un decennio nella squadra nazionale e la sua maestria ne fecero un uomo indispensabile, un giocatore che quando era assente per qualche motivo lasciava sul volto di migliaia di sostenitori un senso di angoscia, un'angoscia irripetibile.
Oggi German Mesa indossa la casacca numero 11 degli Industriales, la mitica formazione "azul" a cui tanto ha dato come giocatore: ma stavolta debutta al timone della nave ammiraglia del "béisbol isleño".
Anche Ruggero è diventato allenatore del suo amato Nettuno. Lui, interbase dall'ottima presa di mano, abilità feline, con 14 Guanti d'oro conquistati, che conserva con infinito amore. Ha giocato 195 partite con la squadra nazionale, battuto 204 valide e ha una media in carriera che supera i 300.
Degli otto titoli europei vinti con l'Italia, Ruggero ne vanta quattro nella sua bacheca personale. E' stato agli inizi di questo decennio che il valoroso campione ha preso il comando del Nettuno, la città che lo ha visto nascere. Non è stato un calciatore, ma ama questo sport con lo stesso amore che nutre verso la Lazio, la squadra del cuore.
A Nettuno, in sette anni, per tre volte ha sfiorato la conquista del titolo nazionale. E' andato a Barcellona per vincere le Final Four della European Cup 2008 con una squadra "ferita" dopo aver perso lo scudetto tricolore… Ma proprio in Spagna quella squadra ha brillato.
Colgo l'occasione e gli chiedo se tornerà a prendere le redini del Nettuno. Un lungo silenzio, poi un sorriso per evitare la risposta, ma senza quella malizia di coloro che sembrano nascondere qualcosa. Due semplici pacche sulla mia spalla e poi torna a parlare con l'allenatore degli Industriales. "Vincerai?" domanda Ruggero a German. "La squadra c'è…" risponde il manager cubano.
In questa inaspettata conversazione, Bagialemani si lascia andare ai ricordi di quando ha iniziato, appena diciottenne, dietro Carlito Passarotto e Mike Romano, un italo-americano. Già nel 1982 era diventato un punto centrale del diamante azzurro, terza base e interbase, un giocatore tutto italiano, dalla testa agli spikes. Nel suo palmares la partecipazione ai Giochi Olimpici di Los Angeles ‘84, Barcellona ‘92 e Atlanta '96, ai Mondiali in Corea del Sud nell'82, a Cuba nell'84, in Olanda nell'86, Italia ‘88, Canada nel 1990, Nicaragua nel 94 e Italia '98.
Al momento di andar via, ricordo a Ruggero che ha affrontato dei veri e propri luminari del baseball cubano, da Rogelio Garcia a Julio Romero, da Bradilio Vinent a Jorge Luis Valdez, fino a Lazaro Valle, ma l'elenco sarebbe davvero troppo lungo. E chiedo: "Chi è stato il più difficile da battere"? Tutti, ha risposto Ruggero. Prima di salire a bordo della sua auto, chiedo ancora se tornerà o no ad allenare il Nettuno. Ruggero Bagialemani sorride di nuovo. L'auto si allontana, ma non riesco ad avere risposta.

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