Fever Pitch, i Red Sox al cinema

A settembre esce anche in Italia un film sulla squadra di Boston. Protagonisti Drew Barrymore e Jimmy Fallon. Lo abbiamo scovato per caso su un volo aereo, ecco qualche anticipazione.

Le sorprese più belle arrivano proprio quanto meno te l’aspetti, soprattutto per chi tifa Red Sox da una vita. Volo intercontinentale della Klm da Amsterdam a San Francisco, si scorre la lista dei film in programmazione e l’attenzione viene attirata da un titolo che ci richiama qualcosa. Fever Pitch, con Drew Barrymore e Jimmy Fallon, regia dei fratelli Farrelly su soggetto di Nick Hornby, l’autore del libro ‘Febbre a 90°”, di cui il film è una sorta di riadattamento su pellicola. Quando vediamo la locandina capiamo tutto, è un film sui Red Sox!
La storia è molto semplice, Lindsay è una donna d’affari che per caso un giorno incontra Ben, insegnante di liceo. Tra loro scocca il classico colpo di fulmine e nonostante abbiano due vite completamente diverse sembra tutto perfetto. Fino a che non arriva la primavera (e lo spring training) e Lindsay si trova a fare i conti con una rivale quasi invincibile, la grande passione (o l’ossessione?) di Ben per i Boston Red Sox.
Una passione che per Ben nasce negli anni ’80, quando un suo vicino di casa lo porta per la prima volta nel ‘cuore pulsante di Boston”, Fenway Park. Da lì non perde un solo inning, e anzi eredita i due abbonamenti vitalizi per i posti sulla tribuna di prima base. E la combriccola che guarda la partita insieme a Ben è una sorta di seconda famiglia per lui.
Anche se non è certo un capolavoro, ne esce fuori dunque una commedia brillante, di buon ritmo, divertente. L’andamento della storia d’amore segue le vicende della squadra, all’inizio Lindsay viene convinta ad andare allo stadio e tutto procede per il meglio. Poi a metà stagione, quando gli Yankees rimontano nella regular season ed i Red Sox sono costretti a battagliare per la wild card, le cose si complicano maledettamente. Il litigio è d’obbligo proprio mentre si sta svolgendo il Pennant, il finale… non ve lo raccontiamo. Vi rovineremmo tutta la sorpresa.
Oltre ad una piccola apparizione dello scrittore Stephen King, un altro tifoso inconsolabile delle ‘calze rosse”, alle scene del film si alternano immagini vere tratte dalle partite dei Red Sox e dallo stadio, tra cui un paio di minuti imperdibili. Quando la storia d’amore è al suo massimo, scorrono delle splendide immagini con in sottofondo ‘Sweet Caroline” di Neal Diamond, la canzone dell’ottavo inning nello stadio del ‘mostro verde”. Un vero e proprio tributo a Boston e alla sua squadra, che ha rotto dopo ottantasei anni la maledizione del bambino.
Chi è stato in quello stadio, chi ha respirato l’aria di Boston, chi ha sofferto lo scorso autunno davanti al televisore di notte (chi ha chiamato il cane della propria ragazza ‘Pedro”, nda), apprezzerà questo film e si riconoscerà nel protagonista. Che anche quando le cosa stanno andando male e sembra tutto pronto per un’altra cocente delusione, dirà che ‘in fondo sono un fan dei Red Sox, e nulla mi butta giù”. E poi le chiamano semplicemente ‘ossessioni”…
Fever Pitch uscirà nelle sale italiane a settembre (negli Usa viene programmato da Aprile), con il titolo L’amore in gioco. Sperando che stavolta, rispetto a quanto ci hanno abituato i traduttori, i termini di baseball siano resi più fedeli possibili evitando le castronerie del passato. Siamo sicuri che gli appassionati non se lo perderanno per nulla al mondo. Anche i tifosi degli Yankees. Anche loro…

Informazioni su Mauro Cugola 547 Articoli
Nato tre giorni prima del Natale del 1975, Mauro è laureato in Economia alla "Sapienza" di Roma, ma si fa chiamare "dottore" solo da chi gli sta realmente antipatico... Oltre a una lunga carriera giornalistica a livello locale e nazionale iniziata nel 1993, è anche un appassionato di sport "minori" come il rugby (ha giocato per tanti anni in serie C), lo slow pitch che pratica quando il tempo glielo permette, la corsa e il ciclismo. Cosa pensa del baseball ? "È una magica verità cosmica", come diceva Susan Sarandon, "ma con gli occhiali secondo me si arbitra male". La prima partita l'ha vista a quattro mesi di vita dalla carrozzina al vecchio stadio di Nettuno. Era la primavera del '76. E' cresciuto praticamente dentro il vecchio "Comunale" e, come ogni nettunese vero, il baseball ce l'ha nel sangue.

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