Rocco Baldelli, la carica del “paisà”

Uno sguardo al giovane giocatore dei Devil Rays

Nick Baldelli era eccitato, non vedeva l’ora di raccontare al padre ciò che suo fratello Rocco aveva combinato: fu allora che Dan Baldelli prese il telefono per rintracciare Rocco e chiedergli se era vero quello che aveva saputo, se era vero che poco sopra la caviglia sinistra si era fatto tatuare il logo della Major League Baseball. Una ‘ragazzata” che ha fatto arrabbiare non poco papà Dan, ma che ci fa ben capire il sogno di questo giovane giocatore dal sangue italiano, diventare un campione di baseball.
Rocco Baldelli, nato a Cumberland (Rhode Island), è attualmente considerato dagli esperti uno dei più forti giocatori provenienti dalle leghe minori americane: guadagnandosi con appena due anni di baseball professionistico alle spalle un posto da titolare nel ‘lineup” 2003 dei Tampa Bay Devil Rays del nuovo manager Lou Piniella. Scelto dalla formazione della Florida al primo round del draft 2000 (sesto assoluto), Baldelli era considerato una vera e propria leggenda nella Rhode Island High School, visto che eccelleva nella pallacanestro, nella pallavolo e nel baseball. Dopo aver firmato il suo primo contratto per 2,25 milioni di dollari, Baldelli inizia la sua carriera nella squadra di Princeton al ‘rookie level” (l’anticamera del singolo A), battendo .216 con 3 fuoricampo e 25 punti battuti a casa, andando 56 volte strike out in 232 turni di battuta e mostrando grosse difficoltà rispetto ai suoi compagni di squadra. Passa nel 2001 nella squadra di Charleston (singolo A) facendo grandi progressi dal punto di vista mentale e tecnico, battendo .249 con 8 fuoricampo e 55 punti battuti a casa, il tutto condito da ben 25 ‘furti” sulle basi. Ma è nel 2002 che ottiene la definitiva consacrazione, giocando 77 partite con la squadra di Bakersfield (singolo A), 17 partite con Orlando (doppio A) e 23 partite con Durham (triplo A), battendo complessivamente .331 con 19 fuoricampo, 71 punti battuti a casa e 26 basi rubate, meritandosi il titolo di ‘Minor League Player of the Year ” assegnato dalla prestigiosa rivista Baseball America. Quello più colpisce nel vederlo giocare sono la sua forza atletica e la sua velocità; ha un giro di mazza molto rapido che gli permette di battere la palla in entrambi i lati del campo, ed è molto migliorato negli anni in potenza. Ottimo corridore sulle basi, possiede anche un buon talento difensivo, prediligendo la posizione di esterno centro. Deve migliorare molto la selezione dei lanci in quanto subisce un numero di strikeout molto alto, in particolare su lanci esterni; nelle leghe minori ha sempre avuto infatti grosse difficoltà nel difendere il piatto, e le cose si complicheranno non molto dovendo affrontare gente come Clemens, Martinez e Zito!
Fare una previsione su quello che potrà fare non è comunque semplice: il talento è sicuramente enorme (viene paragonato ad un giovane Joe Di Maggio…), ma quello che più mi preoccupa è che ha fatto una gavetta secondo me troppo breve, passando in soli tre anni dalla rookie-season alla MLB, un salto francamente eccessivo per un ragazzo di soli 22 anni. Forse se giocasse in una franchigia meno disastrata di quella di Tampa gli avrebbero dato più tempo per maturare e meno pressione, invece il manager Lou Piniella ha deciso di considerarlo un titolare nel lineup 2003, facendolo esordire proprio contro Pedro Martinez! L’inizio di stagione di Rocco è comunque molto incoraggiante; dopo l’emozionante e per lui indimenticabile esordio contro Martinez (a cui ha rifilato un bel doppio!), sta ottenendo ottime statistiche per un rookie: .370 di media battuta, 7 punti battuti a casa e 5 punti segnati, mentre è ancora alla ricerca del primo fuori campo e della prima rubata della sua carriera nelle Major. Inoltre ha battuto almeno una valida in tutte le 10 partite fin ora disputate, diventando il quarto rookie dal 1970 a battere 12 valide nella prima settimana della stagione.
Speriamo che Rocco abbia la pazienza e l’intelligenza per superare i momenti difficili e che riesca a mantenere sempre la giusta concentrazione, cose fondamentali per evitare di bruciare il suo enorme potenziale. D’altronde, con il nome che porta, come si fa a non tifare per lui?

Informazioni su Francesco Paolo Falanga 83 Articoli
Sposato dal 1999 con Ester, Paolo ha due maschietti, Federico di 2 anni (lanciatore destro!) e Carlo di un anno (battitore mancino!), che spera prendano la sua stessa passione per il baseball.Commercialista di professione, adora la sua famiglia e la casa con le quali passa tutto il tempo possibile.Come hobby ha la televisione (è un divoratore di eventi sportivi in TV), internet e viaggi, ha passato molto tempo negli Stati Uniti dove ha avuto la fortuna di visitare molti stadi di baseball e di vivere da vicino l'educazione sportiva degli americani.Ha collaborato saltuariamente con qualche rivista in America ed è un grande tifoso dei San Francisco Giants. (Spera di rendersi utile al sito cercando di trasmettere quelle stesse emozioni che prova ancora oggi nel vedere una partita del 'meraviglioso gioco del baseball'....

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