Una chiacchierata con Clive Russell

Le opinioni del rappresentante delle Major League in Europa, a Roma con Mike Piazza

Come funziona precisamente il lavoro congiunto tra le Major League e le federazioni europee?
In particolare, stiamo lavorando a stretto contatto con la federazione europea, che è l’organismo che governa il baseball a livello del vecchio continente, e con loro stiamo cercando di capire cosa loro vorrebbero che noi facessimo, e stiamo lavorando ad un piano di sviluppo. Poi, individualmente andiamo nelle varie nazioni e lavoriamo con le diverse federazioni. In particolare abbiamo un contatto molto stretto ed importante qui in Italia con la FIBS, per cercare di far crescere il gioco. Stiamo investendo molto nel programma scolastico ‘Pitch and Run”, e quest’anno prenderemo 50 scuole e cercheremo di far sì che la tecnica del gioco del baseball venga insegnata in questi istituti, sempre per aiutare la crescita del gioco. L’idea è quella di testare questo programma, per poi modificarlo e apportare ad esso le variazioni necessarie per il mercato italiano, in modo tale che funzioni. Poi, ogni anno vedremo a che punto siamo, e cercheremo di migliorarlo sempre. Inoltre, stiamo lavorando a stretto contatto con la federazione italiana nel settore della squadra nazionale, cercando di aiutare la FIBS a livello di marketing; abbiamo una persona che lavora a tempo pieno come nostro rappresentante all’interno della federazione, Dan Bonanno, e si prende cura ogni giorno di queste questioni, sempre per cercare di far crescere l’interesse attorno al gioco. Usiamo lo stesso ‘motto” che utilizziamo in altre nazioni europee, e cioè che cerchiamo di migliorare per quanto possibile in un periodo di tempo il più ristretto possibile..

Facendo un paragone con le altre leghe professionistiche americane, che hanno forti programmi rivolti alla internazionalizzazione, a che punto sono le Major League?
Se guardiamo la nostra trasmissione televisiva delle World Series, e la paragoniamo a quella del Super Bowl della National Football League, o alle finali della National Basketball Association, le nostre finali sono state viste in più di 200 nazioni, quindi a livello di stati coinvolti siamo alla pari con le altre. Se guardiamo invece a che punto è il baseball ‘giocato” a livello internazionale, ci sono più nazioni che giocano a basket piuttosto che a baseball, ma siamo molto più avanti rispetto al football. Se guardiamo dal punto di vista del business, quasi il 40{e4abdbca72ed88b21dc70cf6a38a47d8b7a7e00da4ce0d0d3ce3dc90bc3e2eb4} dei giocatori delle leghe minori, e il 20{e4abdbca72ed88b21dc70cf6a38a47d8b7a7e00da4ce0d0d3ce3dc90bc3e2eb4} di quelli delle Majors, provengono dall’estero, e la percentuale sale se facciamo caso ai giocatori votati per l’All-Star Game o che partecipano alle World Series; ad altissimi livelli, quindi, molti dei migliori giocatori internazionali sono impegnati. Penso che in assoluto possiamo dire di ‘potercela giocare” con le altre leghe. Se guardiamo le nostre entrate globali, e le opportunità a livello globale, in particolare il merchandising e la vendita dei diritti televisivi, penso che siamo praticamente alla pari con le altre leghe. Noi pensiamo di essere in competizione solo con noi stessi; Come possiamo migliorare? Come possiamo fare di più? Come possiamo far crescere il gioco? Questo ci interessa. Possiamo lavorare in sinergia con le altre leghe professionistiche e trarne vantaggio? Probabilmente sì, basta vedere che molto spesso è lo stesso canale televisivo a trasmettere lo sport USA, come nel caso di Telepiù in Italia. Di sicuro possiamo fare qualcosa che ci faccia identificare tutti come ‘sport americani”, e fare in modo che tutti insieme ne traggano beneficio, e siano aiutati nel tentativo di crescere l’interesse per lo sport americano. Comunque, individualmente lavoriamo soprattutto con la federazione, e con i nostri partner commerciali, per cercare di raggiungere i nostri obbiettivi, e cioè di far conoscere il baseball a più gente possibile, di creare nuovi appassionati e tifosi

Cosa pensi della situazione economica nel baseball americano, anche alla luce della firma del nuovo contratto collettivo?
Non sono abbastanza al corrente della situazione da poter rispondere con cognizione di causa. Quello che so è che il commissioner e 29 delle 30 squadre hanno votato a favore del nuovo contratto(solo gli Yankees hanno votato contro, n.d.r.), e si tratta di persone molto intelligenti, molto più di me. Se pensano che possa funzionare per il baseball, sono sicuro che funzionerà. Poi, dall’altra parte, c’è l’associazione giocatori, anch’essa formata da persone molto intelligenti e che guardano al futuro; se loro, dopo averci pensato sopra molto, pensano che questo accordo vada bene, meglio così. Se c’è un accordo, non c’è il pericolo di scioperi o serrate. C’è bisogno di un certo equilibrio tra le squadre, oltre che di avere squadre che siano a posto a livello economico in modo da poter reinvestire il denaro nella loro comunità locale e nello sviluppo del gioco a livello internazionale. Teniamo le dita incrociate, sperando che la ‘pace sindacale” vada avanti per molto; questo accordo è stato creato da gente intelligente, che ha lavorato duramente per molti giorni per arrivare al punto finale. Io penso che funzionerà

Cosa pensi del futuro del baseball alle olimpiadi?
E’ un grande peccato il fatto che stiano pensando di eliminare il baseball dal programma olimpico. Io penso che coloro i quali dovranno prendere questa decisione, i membri del Comitato Olimpico Internazionale, dovranno considerare il fatto che il baseball è uno sport giocato a tutte le latitudini, come dimostrato dal fatto che molti dei giocatori che fanno la differenza in America provengono dall’estero. Nonostante il dominio di alcune nazioni latino-americane, asiatiche e anche dell’Italia in Europa, vediamo che lo sport sta crescendo anche in altre nazioni, ad esempio in Germania, dove siamo appena stati con Mike. E’ incoraggiante vedere che, in prospettiva, negli anni futuri il baseball sarà uno sport sempre più competitivo, che coinvolgerà sempre più nazioni. Senza dubbio, è da molto tempo che il commissioner Bud Selig riconosce l’importanza dell’internazionalizzazione del gioco. Le Major League stanno investendo molto sullo sviluppo del gioco all’estero, e per fare questo stanno mettendo persone con grandi capacità a lavorare a contatto con la federazione internazionale e quelle nazionali, come quella italiana, per assicurare che il baseball rimanga nel programma olimpico. E’ una cosa che per noi è molto importante, e i Giochi Olimpici sono il fondamento del movimento internazionale; sia il commissioner che i proprietari delle squadre stanno cercando tutti i modi possibili per convincere il CIO che il baseball rimanga uno sport olimpico. Noi siamo fermamente convinti che il baseball sia già una realtà internazionale; ci sono circa 130 nazioni in cui si gioca a baseball, e come dicevo prima oltre 200 nazioni hanno visto le nostre finali, le World Series. I giochi del 2000 a Sydney, per il baseball sono stati un grosso successo, per quanto riguarda i giornalisti accreditati, i biglietti venduti; non penso che ci sia una motivazione valida per cui negare che il baseball sia un fenomeno internazionale, e che debba rimanere nei Giochi.

Pensi che riusciremo veramente a vedere i giocatori di Major League alle Olimpiadi?
Ripeto: il commissioner si rende conto dell’importanza dell’internazionalizzazione del baseball e della sua presenza ai Giochi. Abbiamo dato a della gente molto preparata il compito di cercare di mantenere il nostro sport nel programma olimpico, e stiamo facendo il nostro meglio perché ciò succeda. Soltanto in questo modo, con questo impegno da parte del commissioner, e con persone di un certo calibro coinvolte, il baseball avrà un grande futuro nelle Olimpiadi. Il commissioner vuole che i migliori giocatori del mondo vadano ai Giochi, e proveremo a trovare una soluzione. Ci sono molti problemi logistici, però, e non è una cosa semplice.

Informazioni su Matteo Gandini 704 Articoli
Giornalista pubblicista e collaboratore di Baseball.it dall’ottobre 2000, Matteo è un grande appassionato in genere di sport, soprattutto del mondo sportivo americano, che segue da 10 anni in modo maniacale attraverso giornali, radio, web e TV (è uno dei pochi fortunati in Italia a ricevere la mitica ESPN).Per Baseball.it ha iniziato seguendo le Majors americane. Ora, oltre ad essere co-responsabile della rubrica giornaliera sul baseball a stelle e striscie, si occupa di serie A2. Inoltre, nel 2002, per il sito e l’ufficio stampa FIBS ha seguito da inviato lo stage della nazionale P.O. in Florida, la Capital Cup e i mondiali juniores di Sherbrooke (Canada), il torneo di Legnano di softball, e la settimana di Messina, a cui ha partecipato anche la nazionale seniores azzurra. Nel 2003 è stato invece inviato agli Europei Juniores di Capelle (Olanda). Nel 2001 ha anche collaborato alla rivista “Tutto Baseball e Softball”.Per quanto riguarda il football americano, da 3 anni segue il campionato universitario e professionistico americano per Huddle.org, oltre ad essere un assiduo collaboratore alla rivista AF Post. Nel 2003 partecipa al progetto radio di NFLI, ed è radiocronista via web delle partite interne dei Frogs Legnano.Dopo aver collaborato per un periodo di tempo ai siti web Inside Basketball e Play it, nel 2001 ha seguito i campionati di basket americani (NBA e NCAA) per Telebasket.com, in lingua italiana e inglese. Ora segue la pallacanestro d’oltreoceano per Blackjesus.it.Più volte apparso come opinionista di sport americani a Rete Sport Magazine, trasmissione radiofonica romana, lavora stabilmente nella redazione di Datasport, dopo una breve esperienza in quella di Sportal.Nel 2003 ha lavorato anche per l’Ufficio Stampa delle gare di Coppa del Mondo di sci a Bormio.Ha 26 anni, è residente in provincia di Lecco e si è laureato in scienze politiche alla Statale di Milano. La sua tesi, ovviamente, è legata allo sport: il titolo è “L’integrazione dei neri nello sport USA”. Il suo sogno è dedicare tutta la vita al giornalismo sportivo, in particolare nel settore sport USA.

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