Il valzer delle penne

Quante ne perderà il vostro cronista prima della fine del mondiale?

Qui a Sherbrooke, sembra veramente che il tempo voli. Strano, perché la città è così tranquilla (troppo…) Forse uno dei motivi principali è la mia proverbiale sbadataggine, che mi ha fatto dimenticare in Italia l'orologio; non avendo un riferimento, mi accorgo di meno del tempo che scorre. Penso che contribuisca anche il fatto che qua si mangia ad orari così sballati rispetto ai nostri (e anche che molto spesso non si mangia nemmeno, vista la qualità del cibo…); sta di fatto, comunque, che mi sembrano passati non più di 10 minuti da quando ho riaperto gli occhi stamattina in camera, svegliato dalla voce del dottor Squarcia (medico della squadra azzurra, nonché mio compagno di stanza), che si apprestava ad uscire. Invece, sono passate quasi 12 ore, e ,mentre scrivo, sul campo a pochi metri da me è appena iniziato il terzo match della giornata, quello tra Stati Uniti e Cuba.

La mia giornata è iniziata un po' prima del solito, perché il fatto che l'Italia giocasse alle 11 ha spostato in dietro le lancette dell'orologio biologico dei membri della comitiva azzurra. Per la verità la squadra è andata ad allenarsi alle 8.30, mentre io ho percorso ai piedi quei 500 metri che mi separano dalla biblioteca dell'università, e vi sono entrato per pubblicare i pezzi che avevo ultimato ieri sera; come avrete capito, non mi hanno ancora attivato la connessione ad internet dalla camera, anche se Pierre, il tipo che da tre giorni mi dice che dovrebbero farlo, insiste sul fatto che “ci stanno lavorando”. Sono anche riuscito ad arrivare in tempo nella sala della colazione, prima della sua improrogabile chiusura; era un po' che non ci venivo, per questioni di pigrizia mattutina…si tratta di una colazione a buffet, ma un cartello vieta espressamente di mettere sul proprio vassoio più di 5 oggetti, tra bevande, brioches, dolcetti o frutta. Come già in altre occasioni ho provato a nascondere un piccolo “muffin”(il sesto oggetto sul mio vassoio) sotto un grosso croissant, ma anche questa volta non sono riuscito ad eludere il meticoloso controllo della signora della cassa (i cui occhi sono probabilmente dotati di vista a raggi X), che mi ha invitato a riporlo, e ho dovuto ricorrere alla solita scenata del tipo “mi scusi…pensavo che fossero cinque…”. Vista l'aria che tira all'interno dell'università, dove le numerosissime pattuglie delle guardie girano continuamente alla ricerca non si sa di chi, forse sono fortunato a non dovervi scrivere dalla sala internet di qualche carcere locale, stasera…

Per andare allo stadio ho preso il solito bus di linea, che oggi passa con maggiore frequenza visto che si tratta di un giorno feriale; ho anche scoperto una cosa che mi era sfuggita l'altro giorno, cioè che qua per prenotare le fermate non ci sono i classici tasti rossi (o meglio ci sono, ma non servono a niente…) e bisogna invece tirare verso il basso una corda gialla che corre lungo tutta la fiancata dell'automezzo. Nel caso di vetture affollate (anche se non è certo il caso di Sherbrooke), mi sembra un'ottima idea. direi quasi da importare in Italia (se in qualche città della nostra penisola i bus ne sono già dotati, fatemi sapere…)
Oggi a Sherbrooke il cielo è coperto, e sembra che da un momento all'altro debba venir giù un potente acquazzone; tuttavia, finora per fortuna niente precipitazioni, anche se tira un vento abbastanza fastidioso, che mentre scrivo continua a far volare i miei fogli con lo score addosso alla reporter di un quotidiano della zona, piuttosto anziana e bruttina…motivo in più per sperare che il vento cessi.

Allo stadio stamattina ho incontrato tre ragazzi, due dei quali vestiti con magliette della nazionale italiana di calcio, e uno con quella della nazionale panamense (di baseball, ovviamente); i due in azzurro mi hanno detto di essere due fratelli italo-canadesi, in possesso della doppia cittadinanza e residenti a Montreal. Parlando in un italiano con un accento che si potrebbe definire siculo-americano, mi hanno anche spiegato di aver saputo solo oggi della disputa del mondiale, tramite il loro amico panamense; al termine della gara, i due ragazzi hanno voluto scattare una foto con la squadra, e ci hanno promesso di accompagnarci in un tour della loro città, in occasione del giorno di pausa del torneo, mercoledì. A proposito, uno dei due sosteneva che l'altro è un ottimo interbase (oltre che un buon giocatore di football americano), e questo confermava dicendo di voler venire a giocare in Italia, “adesso che sa che anche in Italia si gioca a baseball”(???); se qualche squadra è interessata…
Comunque, le nostre teorie sulla scarsa vitalità della città di Sherbrooke sono state confermate non solo dai due ragazzi italiani, ma anche da una giornalista di una radio locale a cui ho fatto qualche domanda riguardo il posto che ospita questi mondiali. Mi ha detto che stasera non c'è possibilità di trovare qualche locale aperto, perché è lunedì (invece gli altri giorni…), e che sabato scorso la città era deserta perché tutti erano in un paese qua vicino a vedere quella gara di nuoto (lei la chiamva traversata, ma non so di cosa) a cui era stato inviato il giornalista di Montreal; a quanto ho capito, si tratta di una gara di durata (40 km), che qui deve essere uno degli avvenimenti mondani più importanti dell'estate. Si accontentano di poco…

Tornando un attimo alla mia proverbiale sbadataggine…ben conscio di essa, prima di partire ho infilato nella borsa ben quattro penne, considerando che in 18 giorni di permanenza qui avrei potuto permettermi di perderne una ogni 4 giorni e 12 ore. Ebbene, mi sono un po' sopravvalutato, perché al 12esimo giorno sono già almeno 2. Cioè: non solo ho perso le mie quattro(in realtà una me l'ha “rubata” il medico del torneo), ma anche quella che avevo chiesto in prestito al giornalista di Montreal e un'altra che mi aveva affidato un'incosciente classificatrice; mentre vi scrivo a fianco del portatile c'è la penna che stamattina mi ha prestato uno dei radiocronisti panamensi…se sapesse che fine hanno fatto le precedenti c'avrebbe pensato due volte a darmela in prestito.

Nel pomeriggio, al termine della partita tra Spagna e Australia, mi sono recato all'unico telefono pubblico presente all'interno dello stadio (si tratta di un apparecchio che, rispetto a quelli che si trovano ai bordi delle strade, sembra del medioevo), per fare una chiamata in Italia. Si trattava di una telefonata a carico del destinatario, che, come ben sa chi ha già usufruito del servizio, deve essere preceduta da una procedura abbastanza lunga; ebbene, stavo per terminare tale procedura quando si è avvicinato un signore che ha cominciato a fissarmi, credo (spero che non fosse per altri motivi—) perché aveva bisogno di usare il telefono. Sapendo che la mia sarebbe stata una chiamata un po' lunga, ho pensato per un attimo di lasciargli il posto e chiamare in seguito, ma la pigrizia (avrei dovuto ripetere la procedura dall'inizio) ha preso il sopravvento, ed ho cominciato a parlare non curandomi dei suoi sguardi. Dopo circa 10 minuti, ho visto con la coda dell'occhio il signore andarsene con l'aria seccata, non prima di lanciarmi un'ultima occhiata assassina…

Qualcuno mi ha scritto chiedendomi perché da qualche giorno non pubblico più immagini, con gli articoli e il diario; il motivo non è nè la mia pigrizia, nè la mancanza di soggetti interessanti, ma piuttosto un problema “tecnico”: la mia macchina fotografica digitale è stata smarrita (o, se preferite, mi è stata sottratta…). Nei prossimi giorni cercherò di utilizzare quella di uno dei coach, ma per problemi di formato non sono sicuro di riuscire a farcela.

Il collega e amico Davide Bertoncini, inviato per softball.it al seguito della nazionale di softball, mi accusa simpaticamente di avergli rubato l'idea della pagella, e dice di invidiarmi per il caldo che fa qua…nella parte occidentale del Canada, dove le ragazze italiane hanno appena terminato la loro avventura mondiale, pare facesse un freddo terrificante. Caro Davide, mi sembra un prezzo equo da pagare: tu hai la possibilità di ammirare le gesta di atletiche donzelle in maglietta e pantaloncini, non di maschioni muscolosi…

Pochi minuti fa è passato di qua Pierre, dicendomi che da domani funzionerà la connessione ad internet dalla mia camera…voi ci credete?

Informazioni su Matteo Gandini 704 Articoli
Giornalista pubblicista e collaboratore di Baseball.it dall’ottobre 2000, Matteo è un grande appassionato in genere di sport, soprattutto del mondo sportivo americano, che segue da 10 anni in modo maniacale attraverso giornali, radio, web e TV (è uno dei pochi fortunati in Italia a ricevere la mitica ESPN).Per Baseball.it ha iniziato seguendo le Majors americane. Ora, oltre ad essere co-responsabile della rubrica giornaliera sul baseball a stelle e striscie, si occupa di serie A2. Inoltre, nel 2002, per il sito e l’ufficio stampa FIBS ha seguito da inviato lo stage della nazionale P.O. in Florida, la Capital Cup e i mondiali juniores di Sherbrooke (Canada), il torneo di Legnano di softball, e la settimana di Messina, a cui ha partecipato anche la nazionale seniores azzurra. Nel 2003 è stato invece inviato agli Europei Juniores di Capelle (Olanda). Nel 2001 ha anche collaborato alla rivista “Tutto Baseball e Softball”.Per quanto riguarda il football americano, da 3 anni segue il campionato universitario e professionistico americano per Huddle.org, oltre ad essere un assiduo collaboratore alla rivista AF Post. Nel 2003 partecipa al progetto radio di NFLI, ed è radiocronista via web delle partite interne dei Frogs Legnano.Dopo aver collaborato per un periodo di tempo ai siti web Inside Basketball e Play it, nel 2001 ha seguito i campionati di basket americani (NBA e NCAA) per Telebasket.com, in lingua italiana e inglese. Ora segue la pallacanestro d’oltreoceano per Blackjesus.it.Più volte apparso come opinionista di sport americani a Rete Sport Magazine, trasmissione radiofonica romana, lavora stabilmente nella redazione di Datasport, dopo una breve esperienza in quella di Sportal.Nel 2003 ha lavorato anche per l’Ufficio Stampa delle gare di Coppa del Mondo di sci a Bormio.Ha 26 anni, è residente in provincia di Lecco e si è laureato in scienze politiche alla Statale di Milano. La sua tesi, ovviamente, è legata allo sport: il titolo è “L’integrazione dei neri nello sport USA”. Il suo sogno è dedicare tutta la vita al giornalismo sportivo, in particolare nel settore sport USA.

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