Gabriele Giardini ci scrive

Lettera aperta al baseball e softball italiani e ai suoi rappresentanti nel Consiglio Federale

Sono Gabriele Giardini e da sette anni mi occupo dei settori giovanili come tecnico (oltre che come dirigente, accompagnatore, arbitro, classificatore, interprete, tassista …).
nE’ fuori da ogni discussione che le giovanili oggi stiano attraversando un momento di profonda crisi e che, fortunatamente, il Consiglio Federale si sia impegnato a tentare di porre un freno all’emorragia di squadre e giocatori che sembra quasi inarrestabile.
nPersonalmente credo che un passaggio molto critico sia quello che porta dall’attività promozionale all’attività agonistica.
nInfatti, l’attività promozionale è basata sul divertimento e sull’impegno molto modesto richiesto alle famiglie, mentre l’attività agonistica si fonda sulla competizione e su una dedizione totale richiesta alle famiglie per un certo periodo dell’anno.
nE’ ovvio che ci siano persone disposte ad impegnarsi per far giocare i propri figli, ma per molti l’impegno agonistico è troppo rilevante; senza contare poi che in alcune realtà giocare in trasferta vuol dire fare 200 km di sola andata per giocare due ore.
nSe poi quelle due ore sono caratterizzate da una supremazia assoluta di una delle due squadre che vince 24 a 0, con un lanciatore forte che colpisce i ragazzi più piccoli rischiando di fare loro del male, mentre l’altro non arriva al piatto e giocando su un campo di patate, i genitori cominciano a chiedersi perché mandare i propri figli al massacro, spendendo molti soldi per non far imparare loro niente se non ad avere paura.
nAnche la squadra più forte non impara nulla giocando così e le partite diventano esercizi di noia (dopo aver speso 160.000 Lire di viaggio e cinque ore di coda).
nE’ questo il modo con cui vogliamo far rimanere i giovani a giocare a baseball e softball?
Cosa diamo ad un ragazzo o ad una ragazza di 16-17 anni che scelgono di passare il sabato pomeriggio sul campo invece che con gli amici?
nCerto, esistono varie realtà in Italia in cui il campionato così com’è oggi è adatto alle esigenze delle società, ma nella maggior parte d’Italia bisogna pensare a qualcosa di molto diverso e molto più aderente alle possibilità dei giocatori e delle famiglie (e magari anche di quelle persone che volontariamente e gratuitamente prestano il proprio tempo e, spesso, i propri soldi alla causa del base-soft).
nE’ evidente, quindi, che, fatte salve le esigenze delle società più grandi, delle rappresentative regionali (che si spera tornino in auge) e delle squadre nazionali, per tutti gli altri sia necessario cercare formule molto più elastiche ed adattabili alle singole esigenze locali onde favorire la partecipazione fruttuosa del maggior numero di giovani giocatori (che saranno gli atleti e i cittadini di domani) e il coinvolgimento attivo del maggior numero di persone (che domani saranno i dirigenti, i tecnici, gli sponsor e magari gli assessori allo sport).
nIn alcune regioni si è già tentato qualcosa del genere, ma ci si è dovuti scontrare con il grande ostacolo dei limiti rigidi di età e, quindi, della responsabilità civile e penale per chi fa giocare ragazzi fuori quota. Non si pretende, è ovvio, che vengano aboliti tali limiti, ma che nell’ambito del discorso promozional-agonistico di cui sopra, esista la possibilità di attribuire una certa flessibilità, riconosciuta dalla Federazione, a tali limiti, operando in maniera intelligente.
nCerto, il buon senso non può essere imposto per legge, ma deve essere la direttiva guida di tutto il sistema che regola l’operato federale, quindi confido che il prossimo Consiglio Federale prenda in considerazione la situazione attuale del settore giovanile in Italia e, mettendosi una mano sul cuore, decida di dare nuova linfa al movimento giovanile, razionalizzando i regolamenti e premettendo quell’elasticità sulle modalità di formazione dei campionati, sulla disputa degli incontri e sulle età che porterebbe all’incremento della possibilità di praticare i nostri sport.
nElasticità non cieca, ma applicata con raziocinio nella convinzione che per far tornare il baseball e il softball ad essere sport bisogna far tornare i ragazzi ad essere ragazzi, cioè dargli la possibilità di passare delle divertenti giornate a giocare insieme su un prato.
nRingraziando dell’attenzione porgo cordiali saluti.

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