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Sansone-Di Luzio, la "tribù italiana" di Florida State

"Seminoles" è il nomignolo dei giocatori della Florida State University. Deriva dal nome dei nativi americani che risiedevano in questo angolo degli Stati Uniti e mai come ora la "tribù" è sul piede di guerra per cercare di riconquistare il titolo NCAA nel baseball che manca ormai da troppo tempo nella bacheca di questo programma, da anni nell'elite del batti e corri universitario.
Per i Seminoles sarebbe una fantastica doppietta visto che a gennaio hanno vinto con pieno merito il campionato di football americano guidati dal quarterback James Winston (vincitore, anche se con qualche problema disciplinare fuori dal campo, dell'Heisman Trophy, il premio annuale assegnato al miglior giocatore di football della stagione Ncaa) che ora si sta disimpegnando alla grande anche sul monte di lancio dei Seminoles avendo già ottenuto da closer 4 salvezze per i suoi colori.
E proprio i lanciatori sono uno dei punti di forza per Florida State con la stella All America Luke Weaver (5 vinte e 3 perse con 3.10 di media pgl) ed il compagno Brandon Leibrandt (figlio d'arte, suo papà è l'ex-major Charlie Liebrandt) con un record di 4 vinte ed 1 perse ed una media pgl di 1.83 a formare una coppia di partenti di livello assoluto. Non bisogna dimenticare la forza del line-up con l'esterno sinistro DJ Stewart (.387 di media battuta e 30 punti battuti a casa) ed il prima base John Nogowski (.298 di media e ben 35 punti prodotti).
Fra i protagonisti di questa prima metà di stagione regolare meritano una citazione anche i due giovani "paisà" John Sansone e Ben De Luzio .Il primo è un buon seconda base nato in Pennsylvania e al suo secondo anno a Florida State. Scelto nel 2012 nel draft MLB dai Detroit Tigers sta battendo con un .245 di media in questo 2014 ed è reduce dalla partecipazione la scorsa estate alla prestigiosa "Perfect Game Collegiate Baseball League" con la divisa dei campioni degli Amsterdam Mohawks.
Ottimo anche l'impatto del primo anno (freshman) di Ben De Luzio, esterno centro velocissimo e grande ladro di basi (già 10 per lui nel 2014) ma che anche nel box di battuta si sta disimpegnando molto bene (.292 la media).
Scelto con il numero 80 nello scorso draft MLB, nella prima partita del trittico contro Clemson a metà marzo durante il tentativo di recuperare una pallina all'esterno centro è andato a sbattere con violenza contro le protezioni: soccorso immediatamente è riuscito a finire la partita ma subito dopo ha accusato problemi respiratori ed è stato ricoverato in ospedale per alcuni giorni con una forte contusione alle costole. Dopo 3 settimane di lontananza dai diamanti è rientrato alla grande, come testimoniano le statistiche: 4 su 9 in battuta e 2 basi rubate, nella serie vinta dai suoi contro Notre Dame.
Florida State da qualche settimana è stabilmente al numero 1 del ranking NCAA redatto dalla rivista specializzata Baseball America con un record complessivo di 27 vinte e sole 8 perse avendo ottenuto 4 triplette consecutive contro North Carolina State, Clemson, Boston College e Notre Dame, tutte avversarie appartenenti alla sua conference, l'Atlantic Coast, da sempre una delle migliori nel panorama del batti e corri NCAA. Ma proprio nell'ultima settimana è stata battuta nettamente da Florida e nel week-end ha subito due sconfitte a sorpresa con Georgia Tech ed ora la sua leadership è fortemente a rischio a favore della rivale Virginia.

Andrea Palmia

Andrea Palmia è nato a Bologna il 4 aprile 1968 e vive nel capoluogo emiliano con la moglie Aurora e la figlia Lucia di due anni. Laureato in Pedagogia con una tesi sperimentale sui gruppi ultras, lavora dal 1995 come educatore professionale con utenti disabili mentali e fisici. Appassionato di sport in genere ed in particolare di quelli americani, ha sempre avuto come sogno nel cassetto quello di fare il giornalista sportivo. Dal baseball giocato nel cortile del condominio con una mazza scolorita alle partite allo stadio Gianni Falchi con i fuoricampo di Roberto Bianchi e Pete Rovezzi, il passo è stato breve. Fortitudino nel DNA, nutre una passione irrazionale per i "perdenti" o meglio per le storie sportive "tormentate" fatte di pochi alti e di molti bassi.

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