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Buon compleanno, caro vecchio amato Fenway…

Tutte le strade del New England portano allo stadio di baseball più vecchio d'America. Da qualunque parte voi arriviate, Rhode Island, Cape Cod, New Hampshire, Maine o Vermont, il traguardo sarà sempre e solamente il Fenway Park, nel cuore di Boston, il tempio dei Red Sox.
Il caro vecchio Fenway Park compie cent'anni oggi, 20 aprile 2012. Un compleanno importante, da celebrare con entusiasmo, perché questo stadio rappresenta una pagina indelebile della storia americana.
Il Fenway Park è un altare dove la gente si reca per compiere riti religiosi. Lo ha detto Bill Lee, un grande ex ex-lanciatore dei Red Sox.
Ha un secolo di vita il Fenway. Venne costruito per il campionato del 1912 e fu così denominato dall'allora proprietario John I. Taylor, figlio del padrone dello storico quotidiano Boston Globe. Egli acquistò una vasta area di terreno incolto in una zona nota come "Fens" o "Fenway" (da qui il nome): il valore di quel lotto crebbe enormemente in poco tempo e John Taylor decise di costruirvi il nuovo stadio. Disse testualmente: "E' nella zona Fenway di Boston, non è vero? Allora chiamatelo Fenway Park".
Al Fenway Park, la prima partita disputata, ma fu una breve gara di esibizione sotto la neve, risale al 9 aprile del 1912 quando i Red Sox sconfissero Harvard University per 2-0. L'apertura ufficiale dello stadio era prevista per il 18 aprile, ma la celebrazione dell'evento passò in secondo piano a causa dell'affondamento del Titanic. I lavori non erano comunque ultimati e la cerimonia di apertura dello stadio subì di conseguenza uno slittamento. Per due volte il debutto ufficiale dei Red Sox venne spostato a causa della pioggia, ma finalmente il 20 aprile 1912, davanti a 27.000 spettatori la squadra di Boston giocò il suo primo vero incontro al Fenway Park superando i New York Highlanders (gli attuali Yankees) per 7-6 in 11 innings. Il Navin Field di Detroit, ovvero il Tiger Stadium, spalancò i battenti lo stesso giorno, ma qualche ora dopo il Fenway. Lo stadio venne poi ufficialmente inaugurato il 17 maggio 1912 dal sindaco di Boston, John F. Fitzgerald, che lanciò la tradizionale prima palla della gara fra Chicago e Red Sox (successo degli ospiti per 5-4): il primo cittadino affettuosamente chiamato "Honey Fitz" divenne in seguito famoso per essere stato il nonno del presidente USA, John F. Kennedy.
Il Fenway Park è incastonato tra 5 vie cittadine (la storica Yawkey way, Brookline avenue, Lansdowne, Ipswich e Van Ness Street) con altrettanti "gate" d'accesso. E' emozionante andarci a piedi, semmai dopo aver preso la linea verde ed essere scesi a Kenmore Square.
Perché il Fenway Park è il profumo unico di mostarda, di hot dog, del mitico "Fenway frank", delle noccioline tostate, dei nachos e ribs, dei popcorn, del pollo e delle patatine fritte, dei cookies e dei gelati.
Il Fenway Park è il "Green monster", l'attrazione più famosa alle spalle del Charles River, conosciuto anche come "the wall", ovvero il punto dove Pedroia batte il primo lancio di Jeff Francis dei Colorado Rockies nella gara inaugurale delle World Series del 2007.
Per i tifosi del Fenway Park, quelli della Red Sox Nation per intenderci, la stagione dura un intero anno. A gennaio ci sono le leghe invernali, a febbraio i giocatori si preparano agli spring training, a marzo si guardano le partite amichevoli di pre-season, ad aprile c'è l'opening game, a maggio i Red Sox ingranano, a giugno si seguono i draft dei college, a luglio si assiste alla All Star Game, ad agosto si ascoltano le partite dei Red Sox dalla spiaggia, a settembre scatta la "pennant fever", a ottobre tensione per playoff e World Series, a novembre si discute di mercato con gli amici, a dicembre ci sono i "Winter Meetings", se tutto va bene a Natale avremo nuovi giocatori.
Al Fenway Park è storico il palo del foul all'esterno sinistro: laggiù si stampò il 22 ottobre del 1975 una lunga legnata di Carlton Fisk nelle World Series contro Cincinnati. Anche il monte di lancio è prestigioso: nell'86, Roger Clemens, dalla collinetta del Fenway, scioccò tutti con 20 strike-out contro Seattle. Al Fenway è passato anche Wim Remmerswaal, il lanciatore de L'Aja che nel 1973 diventò il primo olandese a giocare in Major League grazie agli scout e ai coach dei Boston Red Sox.
Il Fenway Park è famoso per le "bleachers", le tribune dietro gli esterni, la zona forse più pittoresca dello stadio, lontanissima dal piatto e che viene utilizzata per schernire i lanciatori avversari nel bullpen. Meglio portarsi la crema solare per non ustionarsi, se poi state nella sezione 34 chiamata il "triangolo" potete vantarsi di essere stati nella zona più remota del Fenway, dietro l'esterno centro. Il Fenway è anche il "600 club".
Oltre i Red Sox altre squadre di altri sport hanno giocato al Fenway Park tra cui i Boston Patriots (oggi New England Patriots, franchigia della National Football League) che lo occuparono dal 1963 al 1968 prima di finire finalmente a Foxboro. Anche i Boston Redskins giocarono lì 4 campionati prima di trasferirsi a Washington nel 1937. Altrettanto fecero i Boston Yanks dal '44 al '48, poi si spostarono a New York, poi a Dallas, quindi a Baltimore (dove assunsero il nome di Colts) e ora a Indianapolis.
Sezione 42, Fila 37, Posto 21. Il Fenway Park contiene un unico posto dipinto di colore rosso ("The Red Seat"), tra un mare di puntini verdi, in ricordo di Ted Williams che il 9 giugno 1946 fu autore contro Fred Hutchinson di Detroit del più lungo fuoricampo mai battuto all'interno delle bleachers del Fenway.
Chi va al Fenway Park e dice di essere tifoso vero dei Red Sox deve conoscere e recitare la seguente preghiera: "On my honour, I promise to cheer on my Red Sox, to devour Fenway franks and peanuts, to properly execute the Fenwave, and soak in the fresh air, smells, sights, and sounds of Fenway, until I am truly at peace".
Tanti auguri Fenway Park e altre mille di questi giorni. E che Boston sia con te.

Filippo Fantasia

Nato nel 1964 ad Anzio (Roma) è giornalista pubblicista dal 1987. Grande appassionato di sport USA, e in particolare di baseball e basket, svolge a tempo pieno attività professionale a Milano come Responsabile Ufficio Stampa e Relazioni con i Media italiani e internazionali presso importanti corporate. Nel corso degli anni, ha collaborato con diverse testate nazionali e locali tra cui Il Giornale, La Stampa, Il Resto del Carlino, Tuttosport, Guerin Sportivo, Il Tirreno, Corriere di Rimini, e con testate specializzate come Play-off, Newsport, Sport Usa, Baseball International e Tuttobaseball. In ambito radio-tv ha lavorato per molti anni come commentatore realizzando anche servizi giornalistici per diversi network ed emittenti quali Radio Italia Solo Musica Italiana, Dimensione Suono Network, RDS Roma, Italia Radio e Radio Luna. Ha inoltre condotto programmi e realizzato speciali legati ad importanti avvenimenti sul territorio per alcune televisioni locali. Nel 1998 ha ideato e realizzato il video "Fantastico Nettuno" dedicato alla conquista dello scudetto tricolore della squadra tirrenica di cui è stato per oltre un decennio anche capo ufficio stampa. Significative sono state anche le esperienze professionali negli USA, grazie agli ottimi rapporti instaurati con gli uffici di Media Relations di diversi club (in particolare dei Boston Red Sox) e con le redazioni dei quotidiani Boston Globe e Boston Herald che gli hanno permesso di approfondire i diversi aspetti legati alla comunicazione sui media del baseball professionistico americano. E' stato il primo Responsabile Editoriale di Baseball.it nel 1998, anno di nascita della testata giornalistica online, incarico che ha dovuto momentaneamente abbandonare per impegni professionali, tornando poi in seguito ad assumere il ruolo di Direttore Responsabile. Nell'ottobre del 1997, ha curato il primo “play-by-play” in diretta su Internet del baseball italiano durante le finali nazionali del massimo campionato. Nell'estate del 1998 ha fatto parte del team dell'Ufficio Stampa del Campionato del Mondo di baseball.

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