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Franchigie, una rivoluzione da non sprecare

Voltiamo pagina. O almeno si spera. Ci aspettavamo gli americani, che dovevano sbarcare nella IBL con i loro investimenti e dovevano costruire il famoso stadio di Roma, ma per ora non abbiamo ancora visto nulla. E nessuno ci ha detto ancora se e quando arriveranno.
In attesa del "Piano Marshall" ci resta comunque una grande novità, un atto di coraggio che va riconosciuto a Fraccari e alla Federazione: il primo caso nello sport italiano di campionato a franchigie, all'americana, senza retrocessioni e con il passaggio libero di giocatori all'interno delle due formazioni affiliate tra loro. E in un mondo tendenzialmente conservatore, come quello dello sport, questa volta ci troviamo veramente di fronte a una rivoluzione. Che sta già attirando l'attenzione di altri sport, il rugby per primo, tanto per non far nomi.
Qualcuno può pensare che si tratti di una magra consolazione. In fondo tra la IBL di quest'anno e la A1 della scorsa stagione non sembrano esserci molte differenze. C'è il Catania al posto del Reggio Emilia, ma questo sarebbe stato comunque un normale avvicendamento. In realtà, invece, si tratta di un cambiamento di filosofia che potrebbe trasformare in pochi anni il modo di fare baseball in Italia. Ma tutto dipenderà da come le società, e in particolare quelle di vertice, sapranno interpretare questa riforma.
Intanto un risultato c'è già ed è quello di aver convinto molti club a non correre più da soli. La franchigia infatti può essere vissuta come una scelta, ma anche come un obbligo. Chi ha deciso di consorziarsi spontaneamente parte certamente in vantaggio, ma anche chi è stato "costretto" a farlo a questo punto dovrà cercare di stare al gioco e sfruttare la situazione nel migliore dei modi.
Ci sono casi di aggregazioni di più società, come a Parma dove la franchigia si estende a 6-7 club, dove si sta centralizzando il lavoro tecnico, dove c'è anche il vantaggio di lavorare con molte squadre in un'area geograficamente circoscritta. Ma ci sono anche accordi interregionali che legano Godo e Verona oppure San Marino e Macerata, situazioni forse più difficili da governare ma non per questo meno stimolanti.
D'altra parte i vantaggi immediati potrebbero essere già evidenti. A partire dal modo in cui verrà interpretata la Seconda Divisione. Questo campionato infatti potrà finalmente essere quella palestra per i giovani italiani che finora nessuno ha potuto frequentare perché le serie minori sono sempre state costrette a fare i conti con il rischio della retrocessione. Per cui si preferiva imbottire le squadre di oriundi o stranieri raccattati qua e là per non scendere di categoria, piuttosto che dare spazio agli italiani o far maturare i giovani del vivaio. Da quest'anno, invece, le 8 squadre legate alle 8 big del baseball italiano potranno giocare senza questo spauracchio, potranno fare tutti i loro esperimenti senza l'assillo del risultato e della classifica. Se queste otto realtà sapranno interpretare il loro ruolo nel modo giusto saranno la vera grossa novità del nostro sport.
E lasceranno la corsa alle spese inutili (leggasi imbarcate di oriundi) alle squadre del campionato federale che continueranno a vivere secondo la vecchia logica delle retrocessioni (anche se fortunatamente verranno ridotte al minimo), visto che di promozioni (in A1) non si parlerà più.
Franchigia vuol dire anche capire che la logica dei campanili non deve più esistere, che il vicino di casa adesso ti serve e non è più il nemico numero uno. Vuol dire che gli sforzi di società che lavorano sullo stesso territorio devono andare nella stessa direzione. Perché i risultati della squadra di vertice si ridistribuiranno su tutta l'organizzazione.
Qualcuno addirittura sta già cercando di ragionare in termini di franchigia pur senza essere ancora entrato nella IBL. Qualcun altro è stato costretto a trovarsi un partner all'ultimo momento, anche se avrebbe preferito continuare a stare da solo. Insomma, le idee non sono ancora chiare, ma questa confusione era inevitabile alla partenza di un progetto così complesso e impegnativo.
L'importante è che il futuro della IBL a franchigie vada ben oltre i limiti ristretti in cui si trova oggi il campionato. Mettere in atto una rivoluzione del genere per riproporre ancora tornei legati fondamentalmente all'Emilia Romagna e a poche altre piazze non ha senso. La vera cartina tornasole della rivoluzione IBL la vedremo infatti tra qualche anno: soltanto se il progetto sarà servito ad allargare l'orizzonte del grande baseball, se verranno recuperate realtà come Roma, Milano, Torino, Firenze, il Veneto o il Friuli, potremo dire che questa operazione avrà avuto successo. Altrimenti sarà solo l'ultimo treno perso.

Elia Pagnoni

Nato a Milano nel 1959, Elia Pagnoni ricopre attualmente il ruolo di vice capo redattore dello sport al quotidiano "Il Giornale", dove lavora sin dal 1986. E' stato autore di due libri sulla storia del baseball milanese.

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