Michelini: "Ecco la mia nuova grande sfida"

E' l'uomo delle grandi sfide, Stefano Michelini. Prese il comando della Fortitudo Baseball nel 1999 e, passo dopo passo, la fece diventare un'importante realtà. Fino a portarla alla conquista trionfale dello scudetto 2003 e alla finalissima di Coppa dei Campioni (perduta contro gli olandesi del Neptunus Rotterdam) nel 2004. Quando si accorse, poi, che i suoi progetti per il futuro non viaggiavano sulla stessa frequenza d'onda di altri del consiglio direttivo, preferì uscire. Lasciando – con stile, senza alcuna polemica – la Società che comunque restava nel suo cuore. Della Fortitudo Baseball era rimasto tifoso. Da vecchio innamorato di questo sport. Innamorato fin da quando faceva le radiocronache (ed era bravissimo) per Nettuno Onda Libera, verso metà degli Anni Ottanta.

Cinque anni dopo quelle dimissioni dell'autunno-inverno 2004, Michelini ritorna in scena. Con entusiasmo, con passione, con idee. Una iniezione di energia per un Club che – in questi ultimi anni – è stato sorretto sempre dagli stessi uomini e dai loro sforzi, dai loro sacrifici, dai loro "salti mortali". Dirigenti che avvertivano la necessità di essere aiutati da un inserimento importante nel cast societario. E Stefano Michelini – per il suo spessore e per la sua esperienza – è l'uomo giusto. Anche perché è un fortitudino doc (ma solo per quel che riguarda la fede baseballistica, perché mi pare di ricordare che avesse preferenze di altro colore per quanto riguarda la Bologna cestistica…).

Michelini, il ritorno proprio in un momento di profondo cambiamento, di svolta epocale nel baseball italiano che dal 2010 divide l'attività in due settori: da una parte la vetrina, l'Italian Baseball League, sul modello americano delle Franchigie e del Farm System (gli 8 Club della massima serie avranno nella loro Organizzazione 8 squadre di Second Division) in un meccanismo che non prevede retrocessioni né promozioni; e dall'altra parte ci sarà l'attività Federale in senso stretto con i suoi soliti campionati di serie A, serie B e serie C.  Come valuti questa rivoluzione?

"L'approccio mio, adesso, è nella fase di studio, di osservazione.  Debbo intanto conoscere e valutare la situazione della Fortitudo. Debbo prima di tutto capire. Cinque anni sembrano ieri, in realtà sono cambiate diverse cose. Non ho ancora avuto l'opportunità di parlare con le altre Società, dunque per il momento mi è difficile esprimere dei giudizi. Tuttavia l'idea della IBL con la formula delle Franchigie mi sembra abbastanza buona. Spero, come si vocifera, che nel prossimo futuro si arrivi ad un allargamento delle Società. Mi auguro che il discorso "franchigia" sia recepito e interpretato bene. E che venga capito nei suoi aspetti innovativi. Il fatto che dal campionato di massima serie non ci saranno retrocessioni dovrà essere assimilato nella maniera giusta. E' innovativo anche nella mentalità, questo profondo cambiamento. Chiaro che il nostro baseball ha sempre cercato di seguire i maestri americani. Ebbene questa radicale trasformazione, con campionati che non prevedono retrocessioni dalla IBL Prima Divisione né promozioni dalla IBL Seconda Divisione, rappresenta nell'ambito dello sport italiano qualcosa di assolutamente nuovo. Credo che sarà necessario, ovviamente, un periodo di adattamento. Per le Società, per i giocatori, per i tifosi. Una trasformazione che richiede un altro modo di interpretare lo sport. L'idea è sicuramente interessante, questo è un tentativo che andava fatto perché il baseball ha bisogno di crescere, di espandersi. Vedremo poi se l'applicazione sarà semplice o difficile".

Ma il baseball italiano, che in sessant'anni di storia non è mai riuscito veramente a decollare, lo vedi pronto e maturo per recepire, reggere questa così forte trasformazione?

"Vista da fuori, come ho fatto io in questi anni, mi verrebbe da dire che forse il nostro baseball non è ancora pronto totalmente. Però sono considerazioni che faccio senza avere la perfetta conoscenza delle situazioni. E' un discorso che mi riserverei di fare più profondamente quando avrò capito meglio le cose, quando le avrò vissute. Il tifoso forse potrebbe trovarsi un po' spiazzato da questa innovazione, ma non è detto che ciò sia negativo. Anzi, questo passo importante che il baseball italiano si accinge a fare potrebbe trasformarsi – per i tifosi, per tutti gli appassionati – in qualcosa di molto positivo, di stimolante, se gli attori sapranno interpretarlo nella maniera giusta".

Come te la immagini, soprattutto dal punto di vista tecnico, la prossima stagione?

"Tecnicamente qualcosa cambierà, con uno straniero in meno e con l'obbligo di un giocatore di scuola italiana in più. Ci sarà uno stimolo maggiore da parte delle Società ad investire sui settori giovanili, a coltivare nuove leve: e credo che questo sia un lavoro indispensabile. Poi, chiaro che ancora c'è bisogno dei "non Asi" e dei Comunitari e questo non è una nota negativa. Però è necessario, fondamentale pensare ad un cambio generazionale dei giocatori italiani. Il livello del campionato maggiore? Penso che sarà di buona qualità. L'importante è crearsi degli obiettivi anche se non ci saranno retrocessioni. Ecco perché dico che la nuova stagione della IBL va interpretata con un'altra mentalità. Prevedo la solita battaglia per i playoff e per il titolo".

In questo meccanismo, con ogni Club di IBL maggiore che avrà una sua seconda squadra sul tipo Triplo A, diventa interessante il fatto che i giocatori possono in qualunque momento della stagione salire o scendere

"Bè, questo è appunto il concetto fondamentale di franchigia. Altrimenti, non fosse così, non si chiamerebbe più franchigia ma sarebbe un semplicissimo accordo. Il concetto è quello di avere, ad esempio, un roster iniziale di 24 giocatori. Che possono poi essere sostituiti, cambiati con il passaggio di altri giocatori provenienti dall'altra Società in franchigia. Questo è un primo passo, per poi allargare un domani la franchigia: così da avere non soltanto la squadra di Second Division ma anche realtà di campionati minori. All'interno della propria franchigia tutte le Società primarie, cioè di First Division, si stanno già attrezzando per costituire una sorta di gruppo al di fuori del campionato. E' un bell'esperimento. Questa svolta epocale del baseball italiano di massimo livello stimolerà tutte le sue componenti a cercare di darsi obiettivi nuovi, e diversi dai soliti".

Veniamo alla Fortitudo Bologna. Campione d'Italia, vicecampione d'Europa, addirittura il fresco riconoscimento di "prima Società" nel ranking europeo in base ai punteggi di merito acquisti. Però… con diversi problemini e anche problemoni da risolvere: Austin rimane in America, Stocco pure, Pantaleoni ha scelto di giocare per San Marino, Liverziani è fra coloro che son sospesi… in attesa d'una sentenza. E lo sponsor che ancora non c'è. Situazione un tantinello inquietante. I guai non mancano. Ma è proprio questa la nuova grande sfida di Stefano Michelini?

"Sì, la prendo come tale. Nel senso che è tutt'altro che semplice sostituire un presidente che ha vinto lo scudetto, è arrivato in finale di Coppacampioni e ha la Società numero uno nel ranking europeo. Ma attenzione: non è semplice se la vittoria sportiva è sempre e soltanto l'unico metro per valutare il lavoro di una Società. I cicli finiscono. Probabilmente la Fortitudo Baseball ha finito un altro ciclo con lo scudetto del 2009. Ora se ne riapre un altro. Con problemi che, per quanto mi riguarda, sono differenti da quelli che c'erano quando dieci anni fa presi per la prima volta la guida del Club. Bene, è un'altra sfida. Chiaro che la prima cosa che m'interessa fare è un riordino economico-finanziario-amministrativo. Ci sono risorse da reperire. Ma anche una gestione da riguardare, nel senso di una ridistribuzione differente delle risorse. Questa non è minimamente una critica al precedente Presidente, sia chiaro. Semplicemente, è il momento di guardare i conti con un'attenzione maggiore".

Situazione-sponsor. Ci sono novità?

"La situazione è sempre quella. Non è rosea, ma io conto alla fine di riuscire in qualche modo a risolvere questo problema. L'UGF? Il contratto è scaduto. C'è in corso una trattativa. Però la realtà è che in questo momento siamo senza sponsor. In ogni caso, andremo avanti. Ho letto in qualche forum di voci inquietanti, ho letto che la Fortitudo campione d'Italia potrebbe non iscriversi al campionato. Smentisco nella maniera più categorica. Noi ci saremo. Con o senza sponsor".

Che tipo di squadra sarà quella del 2010?

"Faremo una formazione più giovane. Non potremo andare alla caccia dei migliori giocatori italiani, questo purtroppo lo debbo escludere, perché non ne abbiamo le potenzialità economiche. Dunque, non ci sarà la caccia ad un Beppe Mazzanti, piuttosto che a qualcun altro, per dire. Tuttavia cercheremo di costruire una squadra interessante, affidabile, con ampi margini di miglioramento. Una squadra che faccia parte di un progetto. Altro importante obiettivo sarà quello di dare un impulso al settore giovanile. Gli ultimi grandi giocatori che il vivaio della Fortitudo ha prodotto sono stati Lele Frignani, che smette, e Bidi Landuzzi che va avanti ma fra un anno potrebbe pure lui decidere di ritirarsi".

Il caso-Liverziani…

"Spero che venga presa in considerazione tutta la vita sportiva di un giocatore che è sempre stato un esempio di correttezza.  Chiaro, è stato trovato "positivo" ad un controllo antidoping, non è un bell'episodio, ci sono dei regolamenti, ci sono delle sanzioni. Però ci sono sanzioni e sanzioni. Dipende da chi ha fatto cosa. Ecco, credo che si debba ragionare non soltanto sul singolo episodio ma valutando l'intero percorso sportivo di un atleta che si è sempre comportato in maniera esemplare. Ecco perché spero nelle attenuanti".

Senza Frignani, senza Pantaleoni e con il rischio di non avere Liverziani, la Fortitudo dovrà veramente ingaggiare diversi giocatori italiani. Anche perché diventerà obbligatorio, da norma federale, presentarne 6 e non più 5 nel lineup. Già la squadra della passata stagione non ne aveva molti…

"Stiamo appunto lavorando in questa direzione. Non siamo immobili. Abbiamo Christian Mura già molto attivo, è un dirigente capace, ha lavorato bene nelle stagioni scorse, sta lavorando bene. Sono felicissimo che Mura sia ancora con noi".

La squadra di Second Division, o di… Triplo A, della Fortitudo Bologna chi sarà?

"Sarà Castenaso. Nei prossimi giorni con la dirigenza del Castenaso metteremo giù un piano individuando i giocatori che intendiamo considerare potenziali giocatori da First Division".

E quella voce che dava Verona come seconda squadra in franchigia con Bologna?

"Non sono molto informato di questo. So che ci sono stati dei contatti, più che altro per verificare se esiste con il Club veneto l'opportunità di accordi di collaborazione al di fuori della franchigia".

Maurizio Roveri

Maurizio Roveri, giornalista professionista, è nato il 26 novembre 1949. Redattore di Stadio dal 1974, e successivamente del Corriere dello Sport-Stadio, fino al gennaio 2004. Iscritto nell'Albo dei giornalisti professionisti dal luglio 1977. Responsabile del basket nella redazione di Bologna, e anche del pugilato. Caporubrica al Corriere dello Sport-Stadio del baseball, sport seguito fin dal 1969 come collaboratore di Stadio. Inviato ai campionati mondiali di baseball del 1972 in Nicaragua, del 1988 in varie città d'Italia, del 1990 a Edmonton in Canada, del 1998 in Italia, nonché alle Universiadi di Torino del 1970 e ai campionati Europei del 1971, del 1987, del 1989, del 1991, del 1999. Dal 2004 al 2007 collaboratore del quotidiano "Il Domani di Bologna" per baseball, pugilato, pallavolo.  

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