IBL e franchigie, ecco la svolta annunciata

Dunque il giorno della svolta è arrivato. E sarà una svolta epocale, quella attesa da tutti. L'inizio della vera IBL, per ora (o per sempre?) senza aiuto economico della Major League, ma comunque unica via per uscire dalla mediocrità del nostro campionato. Inutile tornare sull'argomento: la scelta del campionato a franchigie è l'unica soluzione per cercare di offrire qualcosa di diverso, per spingere le società a collaborare, per cercare di far uscire il baseball dal recinto emiliano-romagnolo-tirrenico in cui si è fossilizzato. Certamente non per colpa di chi ha acquisito i diritti di giocare in A1, ma per l'impossibilità del resto d'Italia di tenerne il passo. Aggregando società, realtà territoriali, risorse umane ed economiche, forse anche gli esclusi potranno in futuro sedersi al tavolo dei grandi. E questo sarà un vantaggio per tutti, anche per chi nell'IBL c'è già.
Detto questo, vediamo i punti chiave della riforma. La grossa novità che balza subito all'occhio, rispetto alle attese e alle indiscrezioni, è l'abolizione del terzo livello, di quella categoria under 21 che forse spaventava un po' tutti. A tal punto che le franchigie non saranno più nemmeno tenute ad avere una squadra di questa categoria, ma concluderanno la loro attività giovanile al livello dei cadetti.
In compenso però saranno obbligate ad inserire tre under 21 nella squadra di Seconda Divisione, cosa che complicherà un pò le cose per i manager che, quando si troveranno a impostare la formazione, dovranno usare il bilancino per mettere insieme 2 non ASI (stranieri, comunitari o oriundi che siano), 4 ASI e 3 under 21. Meglio esercitarsi per bene.

Stupisce che la riforma preveda un visto per stranieri dedicato alla Seconda divisione, che teoricamente dovrebbe essere il campionato propedeutico, quello di crescita dei giovani italiani, ma forse si è voluto salvaguardare il livello tecnico del secondo campionato di franchigia, anche per opporre ai nostri giovani degli atleti di un certo livello.
Quello che suona decisamente incomprensibile è invece il fatto di far giocare la Seconda divisione parzialmente in contemporanea della Prima, ma soprattutto a campi invertiti, così che i tecnici della prima squadra non avranno mai a portata di mano i giocatori della seconda, sia per seguirli durante le partite, sia eventualmente per convocarli d'urgenza.
Forse sarebbe meglio farli giocare in posti vicini per facilitare il lavoro a tutti. Tanto, non pensiamo che la Seconda divisione posa portare via pubblico alla Prima. E se così fosse, basterebbe farla giocare di domenica, così chi non ha giocato nelle tre partite della "big league" potrà rifarsi il giorno dopo con la seconde linee.
Stesso discorso, in particolare, dovrebbe valere per il lanciatore italiano, a cui dovrebbe essere riservata la prima partita della Prima divisione (o al massimo quella del venerdì), in modo che chi non lanciasse tra i "big" avrebbe tempo di farlo con la seconda squadra.

Nell'organizzazione del campionato (che nel 2010 scatterà il primo aprile) torna nuovamente all'occhio la conferma del famigerato girone di semifinale dei playoff, quel round robin che è già parso indigesto negli ultimi anni, che obbliga le squadre a fare calcoli, che tradisce il vero spirito dei playoff, il dentro o fuori: chi vince più partite va in finale, senza aspettare di sapere che cosa succede sull'altro campo. Ricordiamoci che quest'anno si è sfiorato l'obbrobrio di un maxispareggio a tre in una sola giornata infrasettimanale di metà agosto per decidere le due finaliste …
Inspiegabile anche l'idiosincrasia alle domeniche come giornata di gioco. La domenica pomeriggio è un momento ideale per le famiglie, almeno quando non fa eccessivamente caldo. Andrebbe sfruttato maggiormente. Ma questi sono dettagli…

Quanto agli stranieri, la prima serie ne perde uno rispetto all'ultima stagione, ma questa è una scelta che va di pari passo con le direttive del Coni che prevedono sempre maggior tutela per gli atleti di scuola italiana. Quando la IBL avrà una sufficiente autonomia economica da potersi emancipare completamente dall'influenza di Roma, potrà prendere altre decisioni.
Detto dei punti più controversi della IBL, resta da mettere l'accento su un paio di anomalie che -a nostro avviso- riguarderanno quella che sarà la serie A federale.
Anche nel 2010, infatti, emerge lo strano trattamento riservato a questa categoria in fatto di stranieri: perché -ci si chiede- in tutti gli altri livelli del campionato federale gli stranieri residenti possono rientrare liberamente nella quota dei giocatori non ASI e in serie A no?
Perché nella prima divisione dell'"altro baseball" si può utilizzare un solo straniero con visto (e tutti ovviamente importeranno un pitcher) mentre i residenti devono stare a guardare?
Perché si continua a percorrere questa strada antistorica per cui i tanti immigrati regolari venezuelani, dominicani o cubani magari votano regolarmente ma non possono giocare a baseball in serie A?
Non crediamo che ci sia il timore che portino via il posto a possibili oriundi utili per la nazionale. Perché ci auguriamo che la nazionale non vada a cercare i suoi giocatori in un campionato di questo livello …
Speriamo almeno di non rivedere situazioni assurde come quelle del 2009 in cui gli stranieri residenti sono stati letteralmente sbattuti fuori dai dugout dopo la terza giornata.
L'ultima perplessità sui campionati federali riguarda l'intergirone che sembra un pò macchinoso: alla fine del girone di andata in serie A e in serie B (tutte impostate su gironi da 8 squadre, e non si capisce perché così poche) le quattro formazioni meglio classificate di un gruppo incontreranno le quattro peggiori di quell'altro. Così, se due squadre sono a pari merito al quarto posto, si vedono sparigliate dalla classifica avulsa, ma una avrebbe il privilegio di affrontare le quattro avversarie più facili e l'altra le quattro più difficili. E comunque, in generale, le quattro squadre in testa alla fine dell'andata prenderebbero inevitabilmente il largo sulle altre quattro, rendendo impossibili eventuali rimonte o penalizzando comunque lo svolgimento del girone di ritorno. Una formula strana che non sembra seguire logiche sportive.
Comunque, al di là di molte cose che vanno inevitabilmente riviste o limate, l'importante è che le società nel frattempo sposino a pieno lo spirito di questa riforma, che si formino delle franchigie solide, soprattutto nei rapporti tra le varie componenti, che nessuno si senta privato di chissà quali diritti nel momento in cui va a "sposarsi" con un'altra società. La strada delle franchigie è fatta sicuramente di rinunce e di difficoltà, ma può portarci un pò più lontano del nostro naso.

Elia Pagnoni

Nato a Milano nel 1959, Elia Pagnoni ricopre attualmente il ruolo di vice capo redattore dello sport al quotidiano "Il Giornale", dove lavora sin dal 1986. E' stato autore di due libri sulla storia del baseball milanese.

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