VIC LUCIANI: Mi è dispiaciuto molto. Mi sono commosso quando ho saputo della scomparsa di Craig. Era una persona squisita, bravissima. Come giocatore posso dire che è tra i migliori in assoluto che hanno giocato in Italia. Ha avuto grande stima del mio ruolo. Ci siamo rispettati come professionisti, anche se avevamo spesso idee e modi di vedere il baseball diversi. In campo ha sempre dato il cento per cento. Di lui ricordo che ha giocato la finale con il Rimini con un piede distrutto e per questo l'ho sempre ringraziato>.
MARCO MAZZIERI: La prima parola che mi viene da dire è allucinante. Per chi ricorda il carattere di Craig da giocatore è impensabile questa fine. Si rimane senza parole. Per quanto riguarda il giocatore poco da dire: i suoi numeri parlano da soli. È stato uno dei grandi protagonisti dello scudetto 1986. I tre fuoricampo contro Rimini rimarranno sempre negli annali del baseball italiano.
BEPPE MASSELLUCCI: Craig aveva un carattere spigoloso sia in campo che nella vita. In campo metteva sempre l'anima. Con Chappas e Pate ha rappresentato un terzetto di ex Major League che hanno fatto cambiare il nostro baseball. Hanno portato una mentalità, un metodo di lavoro, un approccio alla partita che hanno trasformato il Grosseto in una grande squadra: la più forte squadra che abbiamo mai avuto. Era difficile andare d'accordo e ci siamo "presi" diverse volte in campo, ma solo perché eravamo consapevoli della nostra forza e volevamo vincere. Persone come lui, con il suo carattere, aiutano a vincere: una squadra di bravi ragazzi non vince nulla.
ROLANDO CRETIS: Il ricordo più nitido e che avrò sempre risale al pick off con cui abbiamo chiuso e vinto la settima partita con il Rimini nel 1986. Era un gioco provato tantissime volte con lui e Massellucci. Spesso alcuni giochi li provi tantissime volte e li usi poco, questo lo abbiamo usato una volta, ma ha dato un frutto importantissimo: il nostro primo scudetto. Craig era un giocatore duro, ricordo che in finale ha giocato con l'alluce del piede rotto, imbottito di antinfiammatori e sagome strane sulle scarpe. Era un ragazzo tosto, con un carattere difficile e con un rapporto complicato con molti. Come lanciatore posso dire che mi ha aiutato molto, ero giovane e ancora insicuro, non pratico. Mi dava buoni consigli e sicurezza. Nei periodi di crisi mi ha dedicato tempo e attenzione insieme a Richard (Olsen, ndr).
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