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Suona a festa la campana di Philadelphia

Fantastici Phillies. Dopo 28 anni tornano a vincere le World Series. L'ultima volta era stata contro i Kansas City Royals, correva l'anno 1980. E' il secondo titolo per Philadelphia su sei finali disputate dal 1883, anno di nascita del club, e per la prima volta contro una squadra della American League (nell'83 gli Orioles e nel ‘93 i Blue Jays ebbero la meglio sui Phillies).
Un primo segno che la benevolenza della sorte cominciava a girare verso Philadelphia lo si era visto già in gara-3 – iniziata con 90 minuti di ritardo causa pioggia – quando all'ottavo inning, avanti per 4-1, i ragazzi di Charlie Manuel si era fatti raggiungere fino al 4-4. Poi al nono un decisivo singolo interno di Carlos Ruiz regalava ai Phillies la vittoria al Citizens Bank Park per il definitivo 5-4
Ma anche gara-5, ultima partita di questa finalissima, entrerà nella storia visto che mai la pioggia aveva impedito il regolare svolgimento delle sfide che sanciscono la conquista dell'anello. Il match, iniziato lunedì 27 da Hamels e Kazmir ed interrotto al termine della parte bassa del sesto inning, è stato ripreso ieri dopo quasi 50 ore per concludersi con un avvincente 5-4 che consegna ai posteri il secondo anello dei Phillies.
Il roster di casa era partito subito forte con Hamels che non concede nulla nei primi due inning. L'attacco dei Phillies invece approfitta della base per ball concessa a Werth ed un colpito (Utley). In difficoltà, Kazmir concede ancora una base gratis a Burrell. In situazione di basi piene (senza aver battuto una valida) e due out, è bastato il singolo di Victorino per portare a casa i due punti iniziale del match.
Per assistere alla risposta dei Rays bisognerà attendere la quarta ripresa quando Pena dopo aver realizzato un doppio, vola a casa spinto dalla valida di Longoria. Poi al sesto Upton batte valido, ruba la seconda ed infine va a punto con un singolo di Pena. Siamo sul 2-2 quando la pioggia diventa protagonista assoluta ed i giochi vengono interrotti per più di due giorni.
Ieri sera la ripresa delle "ostilità" con la parte bassa del sesto. Phillies in attacco: Jenkins, subentrato come pinch-hitter ad Hamels, regala un doppio in apertura e viene poi spinto in terza da una volata di sacrificio di Rollins. Il singolo di Werth riporta sul 3-2 i padroni di casa mandando in delirio gli spettatori del Citizens Bank Park. La festa però dura poco, perché al cambio campo il rilievo Madson viene colpito da un fuoricampo da un punto di Rocco Baldelli.
La chiave di volta di questa seconda parte di gara è tutta in questo settimo inning con Tampa che lascia Bartlett in terza base senza riuscire a portarlo a casa, per quello che sarebbe stato un sorpasso dal contraccolpo psicologico non indifferente. Sul 3-3 sono ancora i Phillies a passare avanti grazie al doppio di Bruntlett che avanza in terza grazie ad una rimbalzante di Victorino. Toccherà a Feliz battere il singolo che consente all'esterno sinistro di realizzare il definitivo 4-3. La salvezza passa per le mani ed i lanci di Lidge che al nono concede una sola valida a Navarro, prima di regalarsi lo strike-out su Hinske che vale il secondo anello della lunga storia dei Phillies.
L'MVP delle World Series è il lanciatore Cole Hamels, assoluto protagonista di queste post-season visto che in cinque partenze il 25enne nativo di San Diego ha raccolto 4 vittorie con una media pgl di 1.80 in 41.2 inning lanciati. 37 gli strike-out, 26 le valide concesse e 10 punti. Così dopo Josh Beckett nel 2003, e dopo l'accoppiata Johnson-Schilling nel 2001 (gli ultimi lanciatori della National League a vincere il titolo), l'MVP torna ad uno starter.
Hamels, primo pitcher dei Phillies ad ottenere il riconoscimento, è il secondo giocatore del di Philadelphia a conquistare il titolo di gicoatore più utile. In passato era toccato all' Hall of Famer Mike Schmidt, terza base, che lo aveva vinto nel 1980, tre anni prima della nascita di Hamels.
E domani i Phillies parteciperanno alle 12 alla tradizionale parata per le vie cittadine di Philadelphia.

Andrea Tolla

Nato a Roma nel 1971, Andrea è padre di 3 figli, Valerio, Christian e Giulia. Collabora con il quotidiano Il Romanista dove si occupa, tra le altre cose di baseball e football americano. Appassionato di sport in genere collabora anche con il mensile Tutto Bici e con il quotidiano statunitense in lingua italiana America Oggi. Ex-addetto stampa della Roma Baseball, cura una rubrica di baseball all'interno di una trasmissione sportiva di un'emiitente radiofonica romana.

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