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City of Baseball, e gli americani impazziscono per Nettuno

Erano passati diversi anni da quando ci eravamo salutati con Chris e il resto della troupe di City of Baseball, il documentario che raccontava la stagione 2002 del Nettuno. Ne avevamo quasi perso le tracce. Poi, grazie ad un comune amico, qualche mese fa siamo venuti a conoscenza che il film era finalmente pronto. Il tempo che il Dvd arrivasse dagli Stati Uniti ed ecco, in quattro e quattr´otto, organizzata una visione privata. E´ un documentario bellissimo, è la stessa gente di Nettuno a raccontare lo sbarco, le sofferenze della guerra, la sorpresa per quel gioco sconosciuto e tanto affascinante. All´epoca lo sapevano in pochi, ma stava per nascere un´epopea. Quella di Nettuno, la Città del Baseball per eccellenza. In America, dice il regista, sono impazziti per questa storia. Il resto lo leggete in questa intervista con Christopher Ralph, che si è gentilmente concesso al "fuoco" delle nostre domande. Per capire perché il baseball italiano in un modo o nell´altro suscita interesse negli Usa.
La trama è molto semplice. Si parte dalla guerra e si ripercorrono, attraverso delle splendide immagini d´epoca (molte inedite) l´avvento del baseball a Nettuno. Le voci narranti si alternano ai filmati. SI racconta della leggendaria visita di Joe Di Maggio nel 1957, dei due strike incassati da Carlo Tagliaboschi e delle palline poi spedite direttamente in mare dal vecchio campo di Villa Borghese, dopo che si era tolto la giacca e tirato su le maniche della camicia. Degli anni d´oro, degli anni bui, dello scudetto del 1990, delle diecimila e passa persone in piazza, nella notte del 4 novembre, ad attendere la squadra di ritorno da Rimini con il tricolore che mancava da diciassette anni. E tanto altro, non ultimo il momento attuale del baseball italiano. Cinquantacinque minuti di emozioni intense.

Chris, perché hai deciso di fare un film sul baseball italiano e su Nettuno in particolare? ‘L’idea nacque quando nel 2001 lessi su Baseball America le classifiche del campionato di A1 italiano, che nemmeno sapevo esistesse. Al tempo lavoravo ad un altro documentario sul baseball, ‘A player to be named later‘, che parla di una squadra di Triplo A di Indianapolis affiliata con i Brewers. Insieme al mio amico John Borgonovo cominciammo ad informarci e Riccardo Schiroli (l’addetto stampa della Fibs, nda) ci parlò della grande tradizione di Nettuno”. Ralph, che ha studiato cinematografia all’università dell’Oregon, è un fan del cinema italiano. E appena messo piede dalle nostre parti rimane incantato da Nettuno. ‘Per i nettunesi eravamo quei ‘pazzi americani che stavano sempre a lavorare’. Nettuno mi colpì subito, la vita nelle strade, la storia, la gente. Abitavamo a Villa Claudia (una zona periferica della vicina Anzio, nda), ma poi stavamo sempre a Nettuno, spesso in spiaggia e la sera al Borgo Medievale, soprattutto al Clair de Lune – continua Ralph – ci colpì in particolare il fatto che, essendo una cittadina, la tradizione del baseball è ovunque. Praticamente tutti quelli di una certa che interpellavamo età sapevano di Charles Butte, di Horace McGarity, della visita di Joe Di Maggio. In una grande città la tradizione orale si perde. Una volta Ryan Miller (interno del Nettuno nel 2002 e 2003, nda) mi disse che la polizia lo avvicinò mentre era ad un telefono pubblico perché sembrava avesse il fare sospetto, e quando gli agenti lo riconobbero gli chiesero immediatamente perché la settimana prima avessero perso a Bologna”.
Il film è ricco di incredibili filmati d’epoca, molti inediti dalle nostre parti. ‘Quelle di guerra le abbiamo prese dall’archivio nazionale di Washington D.C., che contiene due ore di immagini dello sbarco. Quelle del baseball da una videocassetta di Silvano Casaldi, che ci è stato di grandissimo aiuto nel ripercorrere la storia di Nettuno”. Chi ti ha aiutato a girare e produrre il documentario? ‘John Borgonovo, il produttore, è un mio vecchio amico di San Francisco, conosce il baseball italiano perché degli studenti dal suo liceo andarono a giocare in Italia. Geoffrey Douville, il cameraman, è di New Orleans. Insieme abbiamo seguito le trasferte del Nettuno nel 2002 raccogliendo materiale sul campionato italiano. Poi – continua Ralph – nelle ultime sei settimane ho dormito nell’appartamento di Ryan Miller sotto lo stadio. Al tempo i San Francisco Giants stavano per conquistare un posto alle World Series e sentivamo insieme le partite grazie alla radio delle Forze Armate. Quando poi siamo tornati in California incontrammo Dave Ciaccio, un editore che aveva lavorato ad un eccellente documentario, ‘Up for Grabs”, che parla della battaglia legale sulla palla del 73° fuoricampo di Barry Bonds, quello del record per una singola stagione. Ci siamo presentati con 100 ore di filmati nei quattro mesi in Italia”.
In quattro mesi che idea ti sei fatto del baseball in Italia? ‘Il baseball in Italia è giocato da persone che hanno amore per il gioco, visto che non lo fanno per vivere. I fans sono molto colorati e rumorosi, e ci dispiace che adesso ci siano poche persone a vedere le partite. Ci hanno raccontato degli anni passati e degli stadi sempre pieni. Penso in generale che il baseball qui debba risolvere molti problemi, altrimenti non ha un futuro roseo”.
Torniamo al film. Sappiamo che è stato presentato in alcuni festival negli Stati Uniti. ‘L’anteprima mondiale è stata all’Orlando Film Festival a marzo. E’ venuto a vederlo anche Matt Galante direttamente dallo spring training degli Houston Astros. Siamo stati anche al Newport Beach Film Festival di Los Angeles e saremo all’Indianapolis Film Festival adesso ad aprile. Per vedere qualche foto delle anteprime basta andare sul sito http://casaralph.smugmug.com/gallery/2661182”. Cosa ne pensavano gli americani dopo aver visto il film? ‘Sono rimasti tutti impressionati e anzi si sono meravigliati di quanto visto, perché alcuni non sapevano dell´esistenza del baseball in Italia. E anche perché in una cittadina come Nettuno dopo lo sbarco e la vittoria degli alleati è nata una tradizione così particolare e coinvolgente. E poi, anche persone a cui non piace il baseball hanno gradito il documentario perché è la gente stessa di Nettuno a raccontare la storia”. Il film, a scanso d’equivoci, al momento attuale non è distribuito né acquistabile. La speranza di Chris è di vederlo proiettato a Nettuno questa estate. ‘Ci piacerebbe ritornare e dedicare il nostro film a tutte quelle persone che ci hanno dato una mano nell’estate del 2002”.

Mauro Cugola

Nato tre giorni prima del Natale del 1975, Mauro è laureato in Economia alla "Sapienza" di Roma, ma si fa chiamare "dottore" solo da chi gli sta realmente antipatico... Oltre a una lunga carriera giornalistica a livello locale e nazionale iniziata nel 1993, è anche un appassionato di sport "minori" come il rugby (ha giocato per tanti anni in serie C), lo slow pitch che pratica quando il tempo glielo permette, la corsa e il ciclismo. Cosa pensa del baseball ? "È una magica verità cosmica", come diceva Susan Sarandon, "ma con gli occhiali secondo me si arbitra male". La prima partita l'ha vista a quattro mesi di vita dalla carrozzina al vecchio stadio di Nettuno. Era la primavera del '76. E' cresciuto praticamente dentro il vecchio "Comunale" e, come ogni nettunese vero, il baseball ce l'ha nel sangue.

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