Quando il ´conquistador´ spagnolo Ponce de Leon arrivò nella penisola che oggi noi conosciamo come Florida era la Pasqua del 1513. Visto che per gli spagnoli la festa della Resurrezione di Gesù Cristo si chiama Pascua florida, la penisola ebbe subito un nome. Ci volle però qualche secolo perchè la Florida iniziasse ad essere vista come quella terrà delle opportunità che in effetti è. La Florida aveva avuto una certa espansione economica prima della Grande Depressione del 1929 ed era diventata di considerevole importanza durante la seconda Guerra Mondiale, visto che la marina statunitense proprio in Florida aveva le sue basi.
E´ però il 1948 la data che cambia la vita dello stato. Con una decisione epocale, Walter O´Malley decide di portare i suoi Brooklyn Dodgers ad allenarsi a Vero Beach, una cittadina sonnacchiosa che aveva vissuto qualche anno in prima linea per la presenza di una base navale durante la seconda Guerra Mondiale. Dopo la fine del conflitto, l´esercito aveva lasciato quel che rimaneva della base alla città, che in poche parole non sapeva che farsene.
E´l´imprenditore Bud Homan, al quale verrà successivamente dedicato lo stadio principale del complesso, ad avere la visione: gli ampi spazi liberi sono perfetti per costruire campi da baseball e le baracche dismesse possono essere trasformate negli alloggi dei giocatori. Nasce così DODGERTOWN, complesso che continua ad ospitare i Dodgers anche dopo il trasferimento della franchigia a Los Angeles, dismette le baracche nel 1973, diventa un centro congressi nel 1976.
Oggi sono 18 le squadre che svolgono il loro periodo di preparazione primaverile in Florida. Dal 2008 saranno 17, perchè i Dodgers si sposteranno in Arizona, con una decisione piuttosto logica (un´ora di aereo da Los Angeles, contro le 5 necessarie da Orlando) ma certo dura da accettare per gli spiriti romantici. Tra i quali c´è quello del sottoscritto, almeno secondo un´autorevole personalità della dirigenza di questo sito.

L´Italia di Faraone non è nuova della zona. Ha lavorato nel 2002 a Port St. Lucie (casa dei Mets di New York), nel 2004 a Fort Lauderdale (nel complesso dei Cardinals) e nel 2006 a Lakeland (dove svolgono lo Spring Training i Tigers di Detroit). Ma ad Orlando era stata solo per giocare le partite del primo World Baseball Classic.
La Florida è enorme, verde, piattissima (la massima vetta è poco più di 100 metri). In poche parole, se non avete una bussola l´unico modo per orientarvi è individuare con decisione i 4 punti cardinali abbinandoli a nomi di città che vi dicano qualcosa (ad esempio: Miami è a sud, rispetto ad Orlando) e imparare bene a cosa corrispondono le uscite delle immense ´free way´ che attraversano lo ´Stato del sole´. Avere i celeberrimi ´mall´(gli abnormi centri commerciali americani) come punto di riferimento può essere utile, ma sinceramente anche piuttosto dispendioso, visto che ai ´mall´ in questione, oltre ad usarli come punto di riferimento, tenderete inevitabilmente a fermarvi.

Essere all´interno del Disney Wide World of Sports ha i suoi bei vantaggi. Il complesso è un vero e proprio paradiso del baseball, con una serie di campi (non sono stato a contarli, ma devono essere una decina, compreso lo stadio principale) curati in maniera quasi maniacale e uno staff gentilissimo che spunta dal nulla a bordo di macchinine da golf non appena vi possa sfiorare il dubbio di avere un´esigenza. In più a Disney c´è un altro vantaggio: l´inevitabile squadra di Grande Lega in allenamento (gli Atlanta Braves) è ospite e non padrona. Questo indubbiamente aiuta a sentirsi su un piano di tranquillizzante parità, quando si usano le strutture. Certo, c´è anche l´aspetto negativo. Non essendo gli Atlanta Braves a gestire la biglietteria delle loro amichevoli, farvi amico qualche giocatore o tecnico non sarà condizione sufficiente per entrare alle partite senza pagare.

Fine prima puntata
(Continua)

Riccardo Schiroli

Nato nel 1963, Riccardo Schiroli è giornalista professionista dal 2000. E' nato a Parma, dove tutt'ora vive, da un padre originario di Nettuno. Con questa premessa, non poteva che avvicinarsi alla professione che attraverso il baseball. Dal 1984 inizia a collaborare a Radio Emilia di Parma, poi passa alla neonata Onda Emilia. Cresce assieme alla radio, della quale diventa responsabile dei servizi sportivi 5 anni dopo e dei servizi giornalistici nel 1994. Collabora a Tuttobaseball, alla Gazzetta di Parma e a La Tribuna di Parma. Nel 1996 diventa redattore capo del TG di Teleducato e nel 2000 viene incaricato di fondare la televisione gemella a Piacenza. Durante la presentazione del campionato di baseball 2000 a Milano, incontra Alessandro Labanti e scopre le potenzialità del web. Inizia di lì a poco la travolgente avventura di Baseball.it. Inizia anche una collaborazione con la rivista Baseball America. Nell'autunno del 2001 conosce Riccardo Fraccari, futuro presidente della FIBS. Nel gennaio del 2002 è chiamato a far parte, assieme a Maurizio Caldarelli, dell'Ufficio Stampa FIBS. Inizia un'avventura che si concluderà nel 2016 e che lo porterà a ricoprire il ruolo di responsabile comunicazione FIBS e di presidente della Commissione Media della Confederazione Europea (CEB). Ha collaborato alle telecronache di baseball e softball di Rai Sport dal 2010 al 2016. Per la FIBS ha coordinato la pubblicazione di ‘Un Diamante Azzurro’, libro sulla storia del baseball e del softball in Italia, l’instant book sul Mondiale 2009, la pubblicazione sui 10 anni dell’Accademia di Tirrenia e la biografia di Bruno Beneck a 100 anni dalla nascita. Dopo essere stato consulente dal 2009 al 2013 della Federazione Internazionale Baseball (IBAF), dal giugno 2017 è parte del Dipartimento Media della Confederazione Mondiale Baseball Softball (WBSC). Per IBAF e WBSC ha curato le due edizioni (2011, 2018) di "The Game We Love", la storia del baseball e del softball internazionali.

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