Holmberg rimane fiducioso

Bill Holmberg sa che la chiave della gara è stata l'incapacità degli azzurri a toccare con efficacia il partente francese Pellet. “Abbiamo trovato grosse difficoltà con il loro lanciatore, non soltanto perchè era mancino, ma anche perchè tirava piuttosto piano, e non siamo riusciti a cambiare il nostro tempismo sulla palla. Eravamo sempre sulla veloce da 80 miglia, invece che prepararci a battere una da 65. Come ho detto ai ragazzi, sono aggiustamenti che si devono fare. Fanno parte del baseball. E' un gioco di aggiustamenti, ma noi oggi non li abbiamo fatti“.
Buona, comunque, la reazione dei nostri. “Nel nono inning abbiamo provato a tirarci fuori bene. Bastava una valida, e sarebbe cambiato il punteggio, ma dall'altra parte, non meritavamo di vincere. Abbiamo battuto abbastanza bene, ma spesso hanno preso le nostre battute più profonde“.
I francesi hanno messo a segno ben 14 valide. “Hanno battuto molto bene. David ha messo a segno un bel fuoricampo, su un cambio. Dobbiamo dare loro il credito di aver giocato una buona partita, e di averci messi in difficoltà con il loro lanciatore. Tutto lì. In difesa, non abbiamo giocato male, non abbiamo fatto neanche un errore. Abbiamo battuto un po' poco, ma a volte capita con un gruppo di giovani così, che fa fatica a fare aggiustamenti“.
Una sconfitta che brucia un po', anche se ininfluente per la classifica. “Ovviamente si spera sempre di vincere tutte le gare prima della semifinale. Ora vediamo cosa succede, di certo i nostri hanno bisogno di un po' più di concentrazione, ma non è che abbiamo preso questa partita diversamente dalle altre. I ragazzi erano carichi, erano dentro alla gara, ma quando si sono trovati in difficoltà con il lanciatore non sono riusciti a tirarsi fuori. Per loro è un'altra lezione di baseball“.
Il tecnico azzurro rimane positivo. “Sono fiducioso. Abbiamo una buona squadra, dobbiamo solo dimostrarlo“.

Per maggiori informazioni sulle statistiche, le classifiche e i risultati vi rimandiamo al nostro speciale
sugli Europei

Matteo Gandini

Giornalista pubblicista e collaboratore di Baseball.it dall’ottobre 2000, Matteo è un grande appassionato in genere di sport, soprattutto del mondo sportivo americano, che segue da 10 anni in modo maniacale attraverso giornali, radio, web e TV (è uno dei pochi fortunati in Italia a ricevere la mitica ESPN).Per Baseball.it ha iniziato seguendo le Majors americane. Ora, oltre ad essere co-responsabile della rubrica giornaliera sul baseball a stelle e striscie, si occupa di serie A2. Inoltre, nel 2002, per il sito e l’ufficio stampa FIBS ha seguito da inviato lo stage della nazionale P.O. in Florida, la Capital Cup e i mondiali juniores di Sherbrooke (Canada), il torneo di Legnano di softball, e la settimana di Messina, a cui ha partecipato anche la nazionale seniores azzurra. Nel 2003 è stato invece inviato agli Europei Juniores di Capelle (Olanda). Nel 2001 ha anche collaborato alla rivista “Tutto Baseball e Softball”.Per quanto riguarda il football americano, da 3 anni segue il campionato universitario e professionistico americano per Huddle.org, oltre ad essere un assiduo collaboratore alla rivista AF Post. Nel 2003 partecipa al progetto radio di NFLI, ed è radiocronista via web delle partite interne dei Frogs Legnano.Dopo aver collaborato per un periodo di tempo ai siti web Inside Basketball e Play it, nel 2001 ha seguito i campionati di basket americani (NBA e NCAA) per Telebasket.com, in lingua italiana e inglese. Ora segue la pallacanestro d’oltreoceano per Blackjesus.it.Più volte apparso come opinionista di sport americani a Rete Sport Magazine, trasmissione radiofonica romana, lavora stabilmente nella redazione di Datasport, dopo una breve esperienza in quella di Sportal.Nel 2003 ha lavorato anche per l’Ufficio Stampa delle gare di Coppa del Mondo di sci a Bormio.Ha 26 anni, è residente in provincia di Lecco e si è laureato in scienze politiche alla Statale di Milano. La sua tesi, ovviamente, è legata allo sport: il titolo è “L’integrazione dei neri nello sport USA”. Il suo sogno è dedicare tutta la vita al giornalismo sportivo, in particolare nel settore sport USA.

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