A conclusione della prima edizione del Premier12 scrissi che mi ero divertito molto, ma che il Premier12 di strada ne doveva fare ancora parecchia. Mi venne contestata la seconda parte dell’affermazione, mentre invece avevo parzialmente mentito sulla prima. Non mi ero divertito affatto. L’Italia aveva presentato la squadra più mediocre dell’era Mazzieri e la mancata qualificazione di Chinese Taipei per i quarti di finale aveva reso le sfide di Taichung (Messico-Canada e Corea-Cuba) partite per pochi intimi. Gli organizzatori non avevano nemmeno aperto gli stand in concessione.
Dal 2015 al 2024 il Premier12 di strada ne ha fatta tanta. Non sono facile ai trionfalismi, ma con la terza edizione il Premier12 ha definitivamente guadagnato lo status di grande evento. Dico di più: si tratta dell’evento di baseball internazionale più importante da quando ho memoria.
So che tutti state pensando al World Baseball Classic. E non c’è alcun dubbio sul fatto che il livello tecnico del World Baseball Classic sia al momento irraggiungibile. Come ha detto il manager degli Stati Uniti Mike Scioscia, “al Classic giocano i migliori tra i migliori, quindi l’asticella si alza di una tacca”.
Questo è incontestabile. E, realisticamente, bisogna riconoscere che appare improbabile che la MLB possa prendere in considerazione di dare il via libera ai giocatori per partecipare al Premier12 quando ancora non si è espressa sulle richieste arrivate nientemeno che da Shohei Ohtani e Bryce Harper di partecipare alle Olimpiadi del 2028. Incontestabile lo è, ma non toglie nulla al valore del Premier12.
A livello di concetto, il Premier12 rappresenta qualcosa di unico negli sport di squadra. Partecipano i migliori 12 programmi di baseball, espressione di un ranking che tiene conto dei risultati delle nazionali giovanili (U-12, U-15, U-18 e U-23). La WBSC ha già annunciato una revisione della formula. Dalla prossima edizione saranno 20 i programmi coinvolti. Le migliori 12 resteranno le migliori 12. Le altre 8 si giocheranno 4 posti nelle qualificazioni e il torneo sarà a 16 squadre. Il Premier12 arriverà in più nazioni.
Sia chiaro, non è mai scontato che un progetto di crescita si traduca in una crescita effettiva. Solo le qualificazioni del 2026 e il torneo del 2027 ci potranno dire com’è effettivamente andata. Noi però conserviamo negli occhi il successo dell’edizione 2024, che giustifica in pieno l’ambizione di portare il torneo a un livello superiore.
Il Premier12 2024 è stato giocato a un livello tecnico altissimo e a un livello di intensità senza precedenti nel baseball internazionale. E l’intensità sul campo ha avuto una diretta corrispondenza con la passione sugli spalti. Da quando si è aperta l’era dei professionisti (Mondiale 2001 a Taiwan), altre volte si era visto un livello molto alto in campo. Ma mai si erano viste così tante squadre scendere in campo per competere. Nemmeno si era visto un seguito di tifosi di questo genere. Per non parlare delle centinaia di richieste di accrediti, arrivate anche dalle agenzie più prestigiose.
Io ho seguito il girone B a Taipei e sono stato rapito, a tratti persino commosso, dalla partecipazione dei tifosi di Corea e Giappone, arrivati al seguito delle squadre. A Taiwan ho sempre avuto il privilegio di vedere Chinese Taipei giocare in stadi pieni, ma mai avevo visto la squadra ospite rivaleggiare con il tifo sulle tribune. La Corea, addirittura, ha portato a Taiwan tanto di cheerleader e coreografie. Vedere i tifosi giapponesi cantare sotto la pioggia allo stadio Tianmu per una partita che non avrebbe cambiato il destino della loro partecipazione è stato a dir poco toccante.
Una volta giunti a Tokyo, si sapeva che il livello del gioco sarebbe salito ulteriormente, visto che le 4 migliori si sarebbero sfidate in un girone all’italiana. E le 8 partite, finali incluse, non hanno deluso. Al Tokyo Dome, che per le notturne risultava gremito, si è visto baseball stellare per 4 giorni. E i giocatori di MLB in campo c’erano. Ad esempio, Rich Hill degli Stati Uniti. Che a 44 anni non ha concesso un punto. E altri in Major League arriveranno presto, come Chandler Simpson, un elemento da .500 di percentuale arrivi in base e infermabile quando vuole rubare.
Al di là dell’affiliazione MLB, in questo Premier12 i giocatori di Grande Lega erano su tutti i roster. Nel senso che le squadre hanno selezionato a piene mani nei tornei di massimo livello del loro paese, dalla lega venezuelana (LVBP) a quella di Taiwan (CPBL). Dalla KBO coreana alla NPB giapponese, alle 2 leghe pro messicane (LMB e LMP). Tutti hanno potuto contare su giocatori anche di prospettiva. Lo dimostra il fatto che l’età media delle squadre fosse sotto i 28 anni. Al Premier12 2019 l’età media era superiore a 31.
Ribadisco che non sono facile ai trionfalismi. Ma il Premier12 2024 mi ha dimostrato che il baseball internazionale ha un grande futuro davanti a sé.
Commenta per primo