Nettuno BC 1945, De Franceschi in esclusiva a Baseball.it: “Riaprire un ciclo come negli anni ’90”

Il recordman del baseball italiano sale al comando del movimento nettunese in uno dei momenti più difficili della sua storia: “Ripartiamo da una formazione giovane e senza pressioni, l’orizzonte è a lungo termine e l’obiettivo è costruire un gruppo vincente come negli anni ’90”

Baseball.it
Roberto De Franceschi, manager del Nettuno BC 1945
© Baseball.it

L’inizio della stagione è lontano ma non troppo, a pensarci. Un bel sabato di sole anche se rigidissimo, coincide con i primissimi allenamenti per il Nettuno Baseball Club 1945, in campo con tante cose nuove. Dietro ci sono i pochi acuti ed i tanti mezzi disastri che si sono visti in riva al Tirreno nelle annate passate, ma si prova a ripartire cercando di dribblare anche i veleni che nell’ambiente nettunese si sono susseguiti puntuali, nel corso di stagioni tutt’altro che indimenticabili.
Ci sono state le divisioni tra società, senior o giovanili che siano, addirittura anni fa il forzato spostamento delle partite a Roma, lo stadio peraltro ancora chiuso come quello di calcio ormai in totale abbandono, soprattutto una città che negli anni è sembrata totalmente indifferente al suo gioco. Tante macerie da spalare insomma, troppe volte colpevolmente nascoste sotto il tappeto.
Un volto però è ben conosciuto, ed è quello di Roberto De Franceschi. Hall of famer del baseball italiano, recordman di tanti primati offensivi e difensivi della massima serie, ha raccolto la sfida di allenare la squadra in uno dei momenti più difficili in assoluto della sua storia. Per Baseball.it ha concesso un’intervista in esclusiva.

Diciamo che di anni ne sono trascorsi. Quanti prima di arrivare ad accettare questa carica?
«Appena smesso da giocatore, nel 2010 dopo 27 anni di serie A ed a 45 di età, ero molto attratto dalla tecnica di battuta. Ho seguito dei clinic, ho conseguito delle specializzazioni, poi entrai nello staff di Ruggero Bagialemani in prima squadra. Una cosa che mi ha insegnato molto, guardare le cose da allenatore insegna delle sfaccettature che da giocatore magari non vedi. Quindi con la Academy, la nostra associazione, dove abbiamo avuto degli ottimi risultati, tre scudetti ottenuti negli ultimi tempi che hanno rappresentato anche lustro per la città».

Un percorso che poi in una prima squadra ti ci aveva portato…
«Sì, ho fatto l’allenatore per un anno nella senior in A Federale, siamo riusciti ad arrivare nella finalissima di Coppa Italia con una squadra formatasi praticamente nell’ultimo mese. Abbiamo comunque chiuso un buon roster nonostante i tempi ristretti azzeccando i due stranieri. Poi sono tornato col settore giovanile, quindi l’Under 15 con la nazionale, esperienza anche quella fondamentale perché il baseball internazionale anche a livello giovanile è importante. A dire il vero mi era stato proposto di riandare in panchina con la senior, ma non mi sono sentito pronto né era quello il momento di bruciare le tappe».

Roberto De Franceschi
Roberto De Franceschi con la coppa del titolo italiano del 2001

Ed eccoci nel 2023…
«Parlando più avanti con la nuova dirigenza ho proposto un progetto che era già in testa da tempo. Un orizzonte a medio lungo termine, più giovani nettunesi impiegati in campo, senza pressioni, e raccogliere qualche frutto tra 3-4 anni. Ricordandoci che negli anni ‘90 eravamo un gruppo di ragazzi di belle speranze con Giampiero Faraone che profetizzò dove saremmo arrivati nel futuro. Cinque scudetti e tanti altri trofei, partendo dal basso come stiamo cercando di replicare adesso».

Oggi è una Nettuno molto diversa da allora, siamo al campo Enzo Castri di San Giacomo (quartiere periferico di Nettuno, ndr), lo stadio è ancora chiuso, tante altre cose nel mezzo. Tra queste la città che ha subito l’onta di un secondo scioglimento forzato del consiglio comunale passato quasi nell’indifferenza generale, e un generale disaffezionamento dei tifosi verso la squadra che per anni ne ha rappresentato l’orgoglio.

Diciamo che si riparte dal basso. Visto come è andato il 2022, vista la situazione, il Nettuno BC 1945 è praticamente “nudo”, se si può dire.
«Sì, ma veniamo da anni dal quale il settore giovanile, non solo il nostro, sta crescendo. Abbiamo un parco prospetti molto interessante. Diciamo che ci proviamo, ci sono passato personalmente e cerco di mettere in pratica quello che ci ha insegnato Faraone e trasmetterlo ai ragazzi. Non tanto tecnicamente, perché sono abbastanza svezzati, ma quella capacità di stare in campo per affrontare a testa alta e senza timore le squadre del Nord. Bologna, Parma, San Marino… Il progetto è molto interessante, ho accettato per questo perché saremo senza pressioni e possiamo solo fare bene».

Molti sono giovanissimi, ma li conosci bene.
«Certo, ho accettato perché il 90 per cento dei giocatori li ho avuti nel vivaio, sono praticamente cresciuti con me, li conosco alla perfezione e per questo sono molto fiducioso».

Roberto De Franceschi con la maglia del Nettuno

Hai parlato molto di Giampiero Faraone, l’ultimo allenatore vincente qui a Nettuno. Lo hai sentito recentemente?
«E’ stato il nostro allenatore, quello della storia, rimane nel cuore di ognuno di noi. Non abbiamo ancora avuto modo di parlare, ma non vedo l’ora di iniziare gli allenamenti allo Steno Borghese e non mancherà l’occasione. Perché c’è sempre quel gruppo di signori che passa il pomeriggio nella clubhouse dello stadio. E’ sempre un motivo di orgoglio confrontarmi con lui, un modello di vita, quasi un secondo papà visto che passavo più tempo con lui che a casa. Vorrei portare avanti quel modo di giocare semplice e quella mentalità vincente che ci ha passato negli anni».

Certo, va ricostruito anche l’amore con la città. Sono stati anni di veleni, prima ancora dei risultati c’è da ritrovare la fiducia degli appassionati.
«Quando giocavamo noi in campo c’erano 8 nettunesi su 9, la città era spinta a venire allo stadio, a tifare per i propri ragazzi ed i risultati poi sono venuti. Dobbiamo “rinettunesizzare” la squadra. Se riusciamo a fare un gruppo come negli anni storici, diventeremmo forti e torneremmo ad essere l’orgoglio della città».

Serve anche ritrovare serenità nell’ambiente nettunese? Alle volte si ha la sensazione che si voglia più che altro fare business.
«Oggi con la crisi e dopo il Covid è deleterio pensare di fare business con una squadra di baseball. Di solito i presidenti ci rimettono, è uno sport che fa spendere e ci sono moltissime spese. Bisogna ringraziare chi ancora riesce ad investirci e a supportarlo, se pensiamo che in Italia abbiamo avuto realtà importanti che sono state costrette a fare un brusco passo indietro. Oggi abbiamo la fortuna di avere un sostegno importante da parte del presidente».

Il resto poi, come sempre, lo dirà il campo.