L’addio al baseball di Simone Albanese

Il capitano del San Marino ha deciso di lasciare l’attività dopo aver conquistato il quinto scudetto con i titani

Diego Gasperoni
Simone Albanese con Mattia Reginato e il "defender" dello scudetto appena conquistato
© Diego Gasperoni

Nel gergo militare si dice “lasciare la stecca” quando un congedante consegna i galloni a chi rimane in caserma. Domenica sera a San Marino è successo il contrario: durante la festa scudetto dei titani, Francesco Imperiali, ritiratosi nel 2019 e ora dirigente della società sammarinese, ha consegnato una mazza speciale a Simone Albanese che l’ha “raggiunto” nel club di chi ha attaccato gli spikes al chiodo. Anzi, maschera e schinieri, perché Albanese ha vissuto una carriera dietro il piatto. Una vita sportiva e non solo passata in Repubblica dove ha vinto tutti e cinque gli scudetti, spesso da protagonista. Come l’ultimo, quando dopo la partenza di Morresi per gli States, è rimasto da solo a reggere il ruolo di catcher, a comandare la difesa e a guidare i lanciatori, su tutti Tiago Da Silva che fu proprio Albanese a svezzarlo come pitcher. Ma il capitano del San Marino voleva mettere la ciliegina su quella torta che la squadra stava portando in tavola e nella quarta partita di finale scudetto, ha piazzato tre valide, una più importante dell’altra. Tanti gli attestati di stima per il capitano e come ha ricordato Mauro Mazzotti “è uno di quei giocatori sui quali la società punta per far capire a chi arriva a San Marino, come è il baseball dalle nostre parti, quale è la filosofia di questa società e di questa squadra”.

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Carlo Ravegnani, nato a Rimini il 31 gennaio del 1968, ha iniziato la carriera giornalistica a 20 anni nell'allora Gazzetta di Rimini, "sostituita" dal 1993 dall'attuale Corriere Romagna dove lavora come redattore sportivo. Collaboratore per la zona di Rimini del Corriere dello Sport-Stadio, il baseball è stata una componente fondamentale nella sua vita: dapprima tifoso sugli spalti dello Stadio dei Pirati poi giocatore nel mitico Parco Marecchia e poi nel Rimini 86, società che ha fondato assieme a un gruppo di irriducibili amici. Quindi giornalista del batti e corri sulla propria testata e alcune saltuarie collaborazioni con riviste specializzate oltre che radiocronista delle partite dei Pirati assieme all'amico e collega Andrea Perari. Negli ultimi anni è iniziata anche la carriera dirigenziale, con la presidenza (dal 2014) dei Falcons Torre Pedrera. La passione è stata tramandata al figlio Riccardo che gioca lanciatore e prima base negli stessi Falcons.