Massimo De Luca: “Così riaccenderò i riflettori sul baseball”

Intervista a tutto campo con il candidato alla Presidenza Federale a poche ore dall’Assemblea Ordinaria FIBS in pieno lockdown a Firenze. Dall’importanza strategica della comunicazione alla crescita reale, dai campionati allo sviluppo dei talenti

Ufficio Stampa Massimo De Luca
Massimo De Luca
© Ufficio Stampa Massimo De Luca

La voce è quella di sempre, pacata e inconfondibile, come ai tempi di “Tutto il calcio minuto per minuto” quando si intervallava con quelle degli altri grandi radiocronisti RAI. Il calcio, per questioni professionali, veniva prima, ma il cuore batteva (e batte ancora fortissimamente) per il baseball. Appena c’era l’occasione per creare una finestra sul nostro sport, la apriva con entusiasmo. Oggi Massimo De Luca, 70 anni, romano di nascita e milanese d’adozione, scende in diamante per provare a rilanciare il baseball. Un appassionato vero, da quando aveva i calzoni corti. Forte di quel suo immenso amore per il baseball, ha deciso di mettersi al servizio del nostro movimento, con l’obiettivo di dargli una “sterzata”, di proiettarlo verso nuovi orizzonti, ma in modo sostenibile, attraverso quella che da sempre è la grande dote di Massimo De Luca. La comunicazione e la conoscenza dei media.

Sulla copertina della Relazione per il prossimo quadriennio olimpico ci sono alcune immagini di quando giocavi, della tua carriera giornalistica e una più recente che riguarda la tua candidatura. Massimo, ma cosa ti ha spinto ad accettare la sfida?

Sono sincero, non l’avrei mai fatto di mia iniziativa. Sono stato coinvolto da quel gruppo di persone che mi esprime e in larga parte non conoscevo nemmeno. Ho detto di no più volte, perché ritenevo che nonostante la passione e la carriera, il mestiere di Presidente federale sia un’altra cosa. Però dopo aver incontrato l’intero gruppo a Milano una prima volta, avendo visto che c’erano competenze specifiche e professionalità, ho deciso di accettare con spirito di servizio e per amore del baseball. Naturalmente porto una competenza specifica nel campo della comunicazione, è chiaro che in tutti gli altri settori so benissimo che dovrà documentarmi, ascoltare e imparare.

Alcuni temono che tu possa essere un Presidente di facciata e poi la Federazione venga gestita effettivamente da Direttori Generali. C’è questo rischio?

Quando faccio qualcosa, la faccio e mi ci metto eccome. So anche che questo impatterà sulla mia vita personale e familiare. So che comporterà un sforzo ulteriore, ma mi impegnerò completamente. E’ ovvio che le competenze presenti nel gruppo sono specifiche e che serviranno anche per affidare dei ruoli a persone che conosca e di cui abbia fiducia. Credo che nessuno, specie in un momento così difficile, possa avere in tasca delle ricette miracolose. Perchè non esistono. So che di alcuni aspetti non sono esperto e per questo mi dovrò avvalere delle esperienze di altri. Non credo che anche gli altri presidenti che ci sono stati sono stati esperti di tutto. L’ho sempre detto, la mia sarà una leadership condivisa col gruppo con cui lavoro ma anche con il movimento. L’intenzione del programma è quella di lavorare a stretto contatto con le realtà. Sia io direttamente ma soprattutto i consiglieri che dovranno garantire il collegamento con il territorio, quindi in modo che le istanze locali siano sempre rappresentate nelle istituzioni centrali. E questo sarà un po’ lo spirito che mi animerà se assumerò l’incarico.

Da esperto di comunicazione, come deve cambiare secondo te il baseball per poter essere “venduto” adeguatamente? Tu sottolinei l’esigenza di parlare ad un pubblico sconosciuto…

Bisognerà migliorare il prodotto baseball, renderlo più vendibile e appetibile per i media. Se penso all’ultimo campionato a 6 squadre, mi chiedo come può presentarti ai mezzi di informazione, ai responsabili di testate etc., e parlare di un campionato nazionale in queste condizioni. E come ben sappiamo tutti un campionato che non abbia al suo interno rappresentate le grandi città, Roma e Milano in primis, fa fatica a trovare spazi perché la comunicazione al 90% passa proprio per Roma e Milano. Quindi innanzitutto bisogna migliorare il prodotto baseball per poterlo vendere e poter sfruttare quei contatti diretti che ho sviluppato in 50 anni di professione. A quei Direttori devo portargli un prodotto, un campionato di eccellenza che sia intanto più nazionale e quindi più vendibile. E poi un prodotto in termini giornalistici che magari dobbiamo elaborare per poter confezionare delle cose che possano essere diffuse. Naturalmente non dobbiamo nemmeno pensare ai media tradizionali – giornali, radio e tv – che sono importantissimi e da dove baseball e softball sono praticamente spariti, ma bisognerà lavorare molto sui social media che so benissimo essere oggi determinanti per qualsiasi strategia di comunicazione.

La premessa della Relazione è “Uniti per crescere” attraverso un programma a medio e lungo termine “credibile, attuabile e misurabile”. Come si tradurrà in concreto questo per il movimento?

L’unione deve nascere, come è nata all’interno di questo gruppo, da un passo indietro o un passo di lato che si dovrà fare rispetto alla logica degli schieramenti contrapposti, logica che secondo me ha danneggiato parecchio questi sport negli ultimi tempi. Nel gruppo che ha espresso la mia candidatura sono presenti personaggi e personalità che hanno un recente passato di contrapposizione. Hanno messo da parte ciò che li divideva per cercare attraverso una candidatura che fosse una sintesi delle varie posizioni per cercare il bene del baseball e del softball. Le persone che sono nel gruppo avrebbero potuto concretamente correre per la Presidenza. Ma hanno ritenuto che fosse giusto lasciare spazio ad un‘altra candidatura che fosse al di sopra delle parti, quale io sono, e potesse in qualche modo portare ad una condivisione e quindi ad un maggiore senso di unità. E così come accaduto all’interno del gruppo, mi auguro e farò di tutto perché accada all’interno del movimento. Ovvero non sarà la logica delle appartenenze a determinare se ascoltare o no quella proposta a seconda della parte di provenienza, ogni suggerimento o idea se ritenuta valida sarà importante da qualsiasi parte provenga. So per certo che questo di recente non è accaduto. Penso che la situazione dei nostri sport sia così delicata e seria da non potersi permettere di pagare i danni derivanti dalle divisioni interne.

Perché al primo punto sottolinei la separazione tra ruolo politico e tecnico?

Perché il compito di tradurre in pratica le linee politiche che il Consiglio Federale emanerà deve essere affidato a persone specificamente competenti nei vari settori. I consiglieri federali avranno da me delle deleghe, quindi oltre a rappresentare innanzitutto il punto di collegamento con il territorio avranno degli incarichi negli specifici settori che dal punto di vista tecnico-agonistico dovrà per forza avvalersi di ulteriori competenze non presenti nel Consiglio Federale. Mentre dal punto di vista della politica federale in genere, chiaramente strategia, marketing, comunicazione, rapporti con l’estero etc., avranno un ruolo operativo. Bisogna capire che non sarà un Consiglio Federale di team leader, di accompagnatori o altro. Nelle mie intenzioni sarà un Consiglio Federale di persone che dovranno appunto ascoltare, tenere i rapporti con la base, si cercherà di suddividere l’Italia in macro-regioni in modo che ciascuno possa fare riferimento ad una zona, in modo da lavorare secondo le esigenze del movimento. E poi per poter utilizzare competenze che sono anche al di fuori del Consiglio Federale con poteri reali. Ma competenze, vorrei precisare, se parliamo di ruoli di responsabile di questo o quel settore, che non prevedono la stipula di contratti e quindi aggravi economici per la Federazione.

Cosa intendi con l’espressione “crescita reale” e quali obiettivi intendi perseguire?

La crescita reale non deve essere un magheggio di numeri, ma deve essere l’aumento del numero dei tesserati e delle società. Questa è la crescita reale contrapposta a quella che io chiamo la decrescita infelice degli ultimi non solo 4 anni.

Un altro tema molto sentito è l’organizzazione del massimo campionato nazionale. Ma tu come immagini la Serie A prossima ventura?

Questa, al momento, è naturalmente la domanda delle domande. Per tanti motivi, non ultimo, anzi forse il primo, perché continuiamo sempre di più a vivere nell’era Covid e non è certo un problema del passato. Ciò premesso, è un fattore di cui dovremo tener assolutamente conto, perchè non credo che a primavera quando la stagione dovrà riprendere la situazione sarà definitivamente risolta ma ci auguriamo sia migliore. Secondo, cercherò di ascoltare le istanze che vengono dalle società perché certo non mi piace che le cose calino dall’alto. Dopodiché siccome i pareri molto probabilmente saranno magari discordanti e contrapposti, è chiaro che comunque la sintesi e la decisione finale non può che spettare alla Presidenza. Però il campionato che immagino è un campionato sicuramente più allargato di quello di adesso. Come lo comunichi il baseball e anche il softball se riguarda solo 2-3 città? Però deve essere anche un campionato sostenibile economicamente e quindi pensato per poter essere esteso anche, e nella maggioranza, a chi non dispone di budget molto ampi. Perché non possiamo immaginare che in questo periodo si trovino fondi e sponsorizzazioni particolarmente più ricche, anzi il rischio è esattamente il contrario. Quindi occorrerà seguire, e non sarà facile, la strada che porti ad un allargamento che consenta a più realtà di poter competere. Credo che dovrebbe essere anche lo scopo di chi primeggia da diversi anni. Perché ritengo che vincere sia meraviglioso, ma vincere in un contesto realmente competitivo lo sia ancora di più.

Parliamo delle squadre Nazionali e delle attività internazionali…

Bisogna cercare di incrementare queste attività perché il livello deve crescere. Siamo in crisi di risultati, tranne il softball che è alle Olimpiadi ed è un elemento sul quale lavoreremo anche a livello di comunicazione. Per far capire quanto importante sia che tra quelle 6 nazioni ammesse alle Olimpiadi ci sia l’Italia il cui movimento rapportato alle altre 5 è come Davide contro Golia. E quindi è un grandissimo risultato. Però a livello di baseball in particolare siamo ad un lungo periodo di crisi di risultati culminato con la mancata qualificazione olimpica. Per far questo naturalmente bisognerà lavorare sul miglioramento del livello tecnico complessivo, cercare tecnici magari stranieri, cercare accordi, collaborazione all’estero, con le nazioni più qualificate e cercare di sviluppare l’attività internazionale. La speranza è di ripristinare la collaborazione con la federazione internazionale che mi sembra di recente sia mancata: affinché nasca una lega continentale che possa consentire di giocare di più a livello più alto e magari anche con degli introiti economici diversi.

Un ultimo tema è quello che definisci lo “sviluppo del talento”…

Sviluppo del talento dovrà passare, nelle nostre intenzioni, per la costituzione di Accademie anche regionali che consentano non attraverso un ritrovo una volta ogni tanto ma con un lavoro più assiduo e metodico, di far crescere i talenti che bene o male emergono sempre se riesci ad allargare la base di praticanti. Quindi lo sviluppo del talento significa cercare di poter coltivare i talenti che affiorano attraverso perfezionamenti, allenamenti e formazione a tutti di livelli. Cercheremo di implementare e di incrementare il numero di praticanti creando un team di 5 formatori specializzati che supportino i Comitati Regionali nella ricerca di nuovi praticanti. Formatori da individuare tra gli studenti di Scienze motorie che indirizzati sul baseball possano aiutare la ricerca di nuovi praticanti. E ciò è fondamentale perché più ne hai più alta è la speranza che fra loro ci sia qualche talento da coltivare. E poi supportare appunto questi talenti attraverso lavoro di formazione.

In conclusione, cosa ti senti di dire alle società chiamate ad esprimersi sui nuovi vertici federali?

Non posso che richiamare quel semplice slogan Uniti per crescere. Credo che le divisioni abbiano danneggiato questo sport. L’intenzione di riconoscersi in questa eventuale Presidenza, che non nasce da appartenenze, dovrebbe far sì che, mi auguro, attraverso un’unità di intenti non più schermata o velata da contrapposizioni si possa ottenere il meglio da tutti. Siamo pochi, anche i tutti sono pochi. Se quei pochi li tagliamo ulteriormente per questioni appunto di appartenenze la possibilità di crescere diminuisce. Ecco, è un invito proprio all’unità. Da parte di Massimo De Luca, un appassionato di baseball che non vuole escludere nessuno che abbia altrettanta passione per i nostri sport. Facciamo quindi leva sulla passione che ci unisce e su quella cerchiamo di lavorare insieme.

 

Informazioni su Filippo Fantasia 665 Articoli
Nato nel 1964 ad Anzio (Roma) è giornalista pubblicista dal 1987. Grande appassionato di sport USA, e in particolare di baseball e basket, svolge a tempo pieno attività professionale a Milano come Responsabile Ufficio Stampa e Relazioni con i Media italiani e internazionali presso importanti corporate. Nel corso degli anni, ha collaborato con diverse testate nazionali e locali tra cui Il Giornale, La Stampa, Il Resto del Carlino, Tuttosport, Guerin Sportivo, Il Tirreno, Corriere di Rimini, e con testate specializzate come Play-off, Newsport, Sport Usa, Baseball International e Tuttobaseball. In ambito radio-tv ha lavorato per molti anni come commentatore realizzando anche servizi giornalistici per diversi network ed emittenti quali Radio Italia Solo Musica Italiana, Dimensione Suono Network, RDS Roma, Italia Radio e Radio Luna. Ha inoltre condotto programmi e realizzato speciali legati ad importanti avvenimenti sul territorio per alcune televisioni locali. Nel 1998 ha ideato e realizzato il video "Fantastico Nettuno" dedicato alla conquista dello scudetto tricolore della squadra tirrenica di cui è stato per oltre un decennio anche capo ufficio stampa. Significative sono state anche le esperienze professionali negli USA, grazie agli ottimi rapporti instaurati con gli uffici di Media Relations di diversi club (in particolare dei Boston Red Sox) e con le redazioni dei quotidiani Boston Globe e Boston Herald che gli hanno permesso di approfondire i diversi aspetti legati alla comunicazione sui media del baseball professionistico americano. E' stato il primo Responsabile Editoriale di Baseball.it nel 1998, anno di nascita della testata giornalistica online, incarico che ha dovuto momentaneamente abbandonare per impegni professionali, tornando poi in seguito ad assumere il ruolo di Direttore Responsabile. Nell'ottobre del 1997, ha curato il primo “play-by-play” in diretta su Internet del baseball italiano durante le finali nazionali del massimo campionato. Nell'estate del 1998 ha fatto parte del team dell'Ufficio Stampa del Campionato del Mondo di baseball.