
Bruttissimo inizio del Parma Clima, contro i Bonn Capitals campioni di Germania. In un solo giro al box però i ducali rimediano e rilanciano, passando dallo 0 a 7 all’8 a 7, e dopo dominano la partita andando virtualmente in semifinale.
In buona sostanza il Parma ne subisce 7 nel secondo inning, con a lanciare Aldeghieri: Mattia, perché il fratello Samuel, annunciato alla vigilia dalla società ducale come nel roster, in realtà incredibilmente non è stato ammesso per problemi di tempi e/o regole. Parte bassa della ripresa, perché sono i Capitals a giocare come squadra di casa: in 1.1, 4 valide (fuoricampo da 3 di Mensel), 4 basi e un colpito. Ma prende 7 (l’ultimo punto è a carico del rilievo Schiavoni), e ne fa 8: 5 battuti a casa da Flisi (con un homer da 3, da terzo nel box del turno, e dopo altri 2 con un semplice singolo) al cambio di campo.
Il partente tedesco Koch sostanzialmente ha tenuto due inning e un terzo, ma il rilievo di Rachek è stato il classico rimedio peggiore del male. Salito sul 3 a 7, ha trovato il terzo out – in una ripresa con tre errori della difesa del Bonn, fra basi e valide – sotto di uno, con pari e sorpasso propiziati appunto dalla mazza Flisi.
Sull’8 a 7, dopo, Schiavoni ha permesso poco o niente (3 valide, altrettante basi, un colpito e 6 strikeout, in 4.2). Il Parma Clima ha trovato ancora un punto al 4° (solo homer di Zileri) e un altro al 7° (battuto a casa da Mirabal). E i 3 (13 a 7, su fuoricampo di Scalera) dell’8° sono stati quelli della sicurezza. Difesa ottimamente da Rivera: nessuna valida, una base e 3 eliminazioni al piatto in 33 lanci, con chiusura di Paolini (solo homer di Lee).
Che al 9° per i parmigiani ne siano arrivate altre 4 di segnature (fuoricampo da 2 di Sambucci), su Weber, non cambia la sostanza: può forse ad evitare qualunque tipo di “scherzi” da parte del Rotterdam – al momento in cui scriviamo in campo contro il Rouen, al Falchi – che per scegliere i francesi come avversaria dell’Amsterdam in semifinale (che non capiamo poi cosa gliene venga) dovrebbe sinceramente farsi battere “molto troppo” a “molto troppo poco” perché ne valga la pena, se anche la cosa lontanamente interessasse.
Questo non toglie che quella della attuale Coppa dei Campioni sia una formula assolutamente da cambiare. Per tanti motivi.