
L'argomento del numero di giocatori italiani in campo, successivo all'introduzione della normativa Afi, era la “domanda delle domande” da porre al presidente del Coni, Giovanni Malagò, intervenuto alla presentazione ufficiale della stagione 2018 al Foro Italico. Anche alla luce di differenti approcci tra le varie federazioni, visto che nel baseball l'obbligatorietà del 50 per cento riguarda solo il roster, mentre ad esempio nella pallavolo è relativa ai giocatori effettivamente in campo.
“Non possiamo mettere un tetto sui giocatori non italiani viste quelle che sono le dinamiche legislative europee, uniformare i vari sport è un esercizio virtuale considerato che ci sono storie e tradizioni che sono totalmente diverse anche a livello strettamente tecnico. Certo, c'è differenza tra le esigenze delle società e quelle delle federazioni, tanto per dire che ad esempio nel basket abbiamo una diatriba riguardante la simultaneità delle partite di qualificazione al mondiale e quelle delle coppe europee. Ovvio che più italiani ci sono in campo meglio è in ambito nazionale, poi occorre capire quanto resta competitivo un campionato se si decidesse di andare in quella direzione. Va creato un punto di equilibrio”.
Identica domanda rivolta al presidente della Fibs, Andrea Marcon. “C'è sicuramente la volontà di salvaguardare ma allo stesso tempo rimanere nei regolamenti che sono al di sopra dello sport. A livello di legislazione non possiamo però permetterci passi falsi. Certo che entreremo a capofitto in qualsiasi spiraglio possa aprirsi, la volontà ripeto c'è. Poi, vorrei chiarire, la nuova normativa Afi ha generato più che altro confusione a livello mediatico, perché se si guardano i roster poi tutto questo grande scandalo non c'è rispetto al passato, quando abbiamo avuto italiani che poi non erano neanche veri italiani”.
Le società cosa chiedono? Perché inevitabilmente un giocatore da fuori ingaggiato per qualche mese è più “garantito” e costa meno rispetto al formare un elemento dalle giovanili.
“Le società cercano la tutela dei vivai e del prodotto italiano e su quello siamo già intervenuti proprio con la normativa Afi. Passato un momento di smarrimento successivo a questo cambio di regolamento, vedrete che rappresenterà il primo passo verso un percorso che, come si apre lo spiraglio legislativo, porterà anche ad un numero minimo in campo”.
E sui campionati? Prossimo anno a 12 squadre?
“Sì, e da adesso verrà applicata la sanzione che a dire il vero c'è da sempre, chi rinuncia ripartirà dalla serie C. La svolta è stata avvicinare la A2 all'A1 senza abbassare il livello dell'A1, con le formazioni delle serie minori più pronte all'eventuale salto. Una delle ipotesi al vaglio è dividere in gironi con formule che prevedano meno spese. L'intenzione è quella, poi magari si splitteranno in poule scudetto e promozione, ma stiamo lavorando su questo”.
Commenta per primo