Una Coach Convention per continuare a innovare

Prende il via domani, fino a domenica, a Treviso la XXXII Coach Convention del baseball e softball italiani. Ne abbiamo parlato nell’imminente vigilia con Domenico Micheli, presidente del CNT

Domenico Micheli, cominciamo col fare un bilancio di questi 4 anni in cui sei stato presidente del CNT.
Nonostante le difficoltà, ho fatto cose di cui sono orgoglioso. Abbiamo rivisto la formazione: oggi ci sono circa seicento persone che hanno la qualifica di tecnici di base e ragionano in maniera nuova. Molti sono ex-giocatori che si sono accostati ai corsi con qualche difficoltà ma hanno poi riconosciuto che l'approccio usato, quello dello sviluppo delle capacità motorie, era più importante di quello usato in precedenza in cui tutto era basato sulla tecnica. Abbiamo considerato che il tecnico è prima di tutto un educatore, un operatore sociale, e abbiamo messo al primo posto lo sviluppo delle capacità motorie e poi di quelle tecniche. E i corsi li abbiamo portati in palestra perché abbiamo voluto non solo raccontare ai tecnici la teoria, ma li abbiamo chiamati a dimostrare durante le lezioni ciò che avevano imparato, e li abbiamo costretti a fare piccoli giochi basati sul role play, in cui loro di volta in volta erano allenatori, atleti e osservatori, per poi scambiarsi i ruoli fra di loro. Poi son stati istituiti i corsi di pitching coach che non erano mai stati tenuti prima, sia per il baseball che per il softball. Per il baseball da quel quel gruppo di partecipanti -che abbiamo poi portato negli Stati Uniti- sono venuti fuori dei formatori che oggi hanno una conoscenza approfondita delle problematiche del lancio che possono insegnare in varie parti d'Italia. Per il softball stiamo partendo con il secondo livello, e abbiamo chiesto ai partecipanti del corso di sostenere anche una prova pratica in cui dimostrassero di saper lanciare. Abbiamo cioè cercato di applicare un po' gli insegnamenti della Scuola dello Sport: sapere, saper fare, saper far fare, saper essere. Stiamo cercando di chiudere il cerchio con i corsi per allenatore che inizieranno prossimamente, e anche questi saranno impostati in maniera differenti dal passato.
Hai lavorato durante l'ultimo mandato della presidenza Fraccari. Cosa cambia con l'avvicendamento alla FIBS. Come affronti il tuo lavoro per questo 2017?
Quando il presidente Marcon mi ha chiesto di assumere di nuovo il ruolo di presidente del CNT ci ho pensato, e ho preparato tutta una serie di punti per capire come avrei potuto lavorare. Devo dire che con Fraccari ho potuto realizzare tutto ciò che volevo per quanto riguarda la formazione, le discrepanze ci sono state su chi portare in Nazionale e sul ruolo dei presidenti delle Delegazioni Regionali. Nell'incontro con Marcon abbiamo affrontato tutti gli argomenti e abbiamo verificato che eravamo completamente in sintonia, persino sulla modalità di autofinanziamento dei corsi, perché tutte le somme di denaro raccolte per le iscrizioni dovranno essere reinvestite sulla formazione. Per tanto mi auguro che continueremo a essere sulla stessa lunghezza d'onda. Rimarrò comunque in carica per un anno, così come è stato deciso per tutti i vari comitati, e poi faremo un bilancio e decideremo se continuare.
Nel mezzo c'è stata la tua candidatura come consigliere…
Ovviamente speravo di essere eletto. Ma per portare avanti tutta una serie di questioni nei prossimi consigli federali, tutti i progetti del CNT, bisogna essere in tanti, non basta una persona sola, ed è importante comunque avere un buon consigliere federale come Alessandro Cappuccini che mi dia una mano.
Concretamente qual è il tuo programma per questi dodici mesi, quali gli elementi di continuità o discontinuità rispetto agli ultimi quattro anni, le iniziative, gli eventi?
Ora sto ridisegnando il gruppo di persone che compongono il CNT e individuando i nuovi presidenti delle delegazioni regionali. È una questione che ho dovuto affrontare: nel passato i presidenti delle DRT erano poco considerati, e ho provato a dar loro un ruolo, ma vari non sono stati in grado di svolgere quanto chiedevamo loro. Sto quindi cercando di ricreare la squadra, perché credo che per ripartire sia importante avere delle persone che conoscano il territorio e che soprattutto abbiano della passione. Anche per questo sto pensando alla creazione di un giornale online che metta in comunicazione i tecnici di tutta l'Italia, sull'esempio di quello già esistente curato da Luigi Bellavista per DRT dell'Emilia Romagna. All'interno del giornale -a cui dovrebbero contribuire un po' tutti i presidenti DRT- dovrebbero essere illustrate le attività svolte in Italia, ma dovrebbe anche esserci uno spazio per quanto viene fatto all'estero. Ho poi già parlato col presidente Marcon della creazione di un Centro Studi. Spesso, quando si parla di attività giovanili -ed è questo il senso delle discussioni che ho avuto ultimamente con Castagnini- ognuno parla sulla base della propria esperienza, del passato. Penso invece che quando discutiamo di cose importantissime per il nostro movimento non possiamo basarci sul sentito dire ma dobbiamo lavorare sulla base di dati precisi. Fornire quei dati sarà compito del Centro Studi che dovrà interagire con il giornale online a cui stiamo lavorando. Poi ci sono i corsi: quest'anno si svolgerà di nuovo il Prolific Thrower, e con Ron Wolforth firmeremo a breve un accordo che prevede per i nostri tecnici la possibilità di andare negli USA e per lui di continuare a lavorare con noi con tutto il suo staff. Dal prossimo anno inoltre il corso cambierà nome e si chiamerà Europe Baseball Ranch, per includere tutta l'Europa nel suo target, visto che già quest'anno vi hanno partecipato ragazzi di vari Paesi. E c'è anche l'intenzione di farne uno pensato per il softball.
Il 2017 comincia comunque con la Coach Convention, la quarta della tua gestione: dopo Treviso, Bologna e Roma ora si torna a Treviso. Facciamo un bilancio delle prime tre Convention…
Ho cercato di far superare ai tecnici una sorta di chiusura mentale, cercando di non parlare solo di tecnica alla Convention, come accadeva in passato quando vi partecipavano dei tecnici americani che arrivavano e -spesso trattandoci anche un po' da ignoranti- ci fornivano drill, tecniche e esercizi che tutti conoscevamo. Per loro era una vacanza. Allora abbiamo cercato di elevare la qualità dei tecnici invitati, con Mike Piazza alla Convention trevigiana del 2014) e Ron Washington, manager dei Texas Rangers, a quella bolognese del 2015. E l'anno scorso a Roma abbiamo avuto un pitching coach del livello del giapponese Shinji Kurano e il manager della nazionale nipponica di softball Taeko Utsugi. Ma soprattutto abbiamo coinvolto persone esterne al nostro sport: Mauro Berruto, CT della nazionale di pallavolo, dirigenti sportivi come Gian Paolo Montali, ricercatori come Laura Bortoli, docente di Scenze dell'educazione motoria all'Università di Chieti. Credo che sia necessario interfacciarsi con altri mondi , guardarci intorno a trecentosessanta gradi, per far crescere ancora quei tecnici che magari si passano diecimila esercizi su Facebook ma poi non hanno capito l'importanza dell'aspetto educativo o motorio del loro lavoro.
Come vorresti ripartire con l'attività giovanile?
Bisogna avere un'idea chiara di che cosa sono i ragazzi oggi. Tempo fa sono stato a sentire Raniero Regni, docente di Pedagogia presso la Facoltà di Scienze della Formazione della LUMSA di Roma. Vorrei ripartire con lui e con Laura Bortoli, già presente alla Convention dell'anno scorso, per mettere al centro di tutta l'attività federale proprio l'attività giovanile. È un tema difficile. Spesso pensiamo di instradare i nostri ragazzi esclusivamente verso la tecnica, mentre dovremmo avere una visione completamente differente, aver dei tecnici specializzati sull'attività giovanile specializzarli in questa cosa, perché credo che uno delle nostre più grossi delusioni, quella dell'abbandono da parte dei giovani, dipenda spesso dal fatto che non sappiamo parlare ai ragazzi che incontriamo sui nostri campi e nelle scuole e che appartengono a una generazione molto differente da quelle precedenti.
Treviso 2017: presentaci la filosofia del programma di quest'anno
La Convention abbraccia quest'anno il sociale e soprattutto la contaminazione con altri sport. Ci sarà il Coordinatore Regionale per il Friuli Venezia Giulia della FIGC, Giovanni Messina. Pensiamo che il calcio non abbia problemi perché ha numeri incredibili, Messina invece ci racconterà delle loro difficoltà, di come da loro si imposta il lavoro per riuscire a sviluppare nella maniera migliore i ragazzi, e di come si concentrino sulla formazione dei tecnici. Nel baseball invece c'è chi dice: " Ho giocato per tanto tempo, ma a cosa serve formarmi?" Invece è proprio questa la chiave: la formazione non è qualcosa di insito nelle persone. L' ho detto a Salsomaggiore, forse rendendomi anche un po' antipatico: bisogna concedere la qualifica, la possibilità di fare attività, solo in presenza di un'effettiva formazione del tecnico. Messina ci parlerà proprio della formazione in relazione a ai grandi problemi e al lavoro che svolgono le scuole calcio. Qualche giorno fa mi è capitato di assistere a un'attività giovanile della Roma calcio. C'erano tantissimi ragazzi provenienti da altri Paesi, perché i nostri non sanno più correre, non hanno più motricità, e se la società non si evolve e non portiamo l'attività motoria nelle scuole elementari invece di toglierla completamente, avremo dei ragazzi che saranno bravissimi nell'utilizzo delle mani, o degli scienziati per altre cose, ma a livello motorio presenteranno degli handicap importanti. Lo vedo nelle scuole dove lavoro: se chiedi loro di tirare un sasso ti rispondono: "Ma maestro, io no ho mai tirato un sasso".
Parliamo allora dei relatori…
L'unico mio rammarico per questa Convention è quello di non esser riuscito a portare personaggi del mondo del baseball conosciutissimi a livello internazionale. Ci saranno però Andy Haines e Tim Cossins, due tecnici lavorano con i Cubs, e visto il successo dell'esperienza dell'anno scorso, avremo di nuovo un ospite giapponese, Kojima Hirotami, che è stato allenatore della nazionale nipponica due anni fa. Sono comunque soddisfatto del programma anche se manca la grande stella, che proveremo a portare il prossimo anno, e sarà una bella sorpresa. Per il softball Obletter, un tecnico che in Italia ha vinto tutto ed è una garanzia di qualità. Ma la cosa di cui vado più fiero è che venerdì sera ci sarà Mario Mascitelli che porterà in scena la pièce tetrale L'ultima partita, il suo monologo teatrale sulla vita di Lou Gehrig. E abbiamo preso spunto da questo evento per avviare anche un contatto l'AISLA, l'Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica, che in futuro dovrebbe diventare un partner importante per la nostra Federazione.

 

Informazioni su Luigi Giuliani 102 Articoli
Un vita spezzata in tre: venticinque anni a Roma (lanciatore e ricevitore in serie C), venticinque anni in Spagna (con il Sant Andreu, il Barcelona e il Sabadell, squadra di cui è stato anche tecnico, e come docente di Letteratura Comparata presso le università Autónoma de Barcelona e Extremadura), per approdare poi in terra umbra (come professore associato di Letteratura Spagnola presso l'Università di Perugia). Due grandi passioni: il baseball e la letteratura (se avesse scelto il calcio e l'odontoiatria adesso sarebbe ricco, ma è molto meglio così...).

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