Un mito nel dugout spagnolo

Il baseball iberico visto da Félix Cano, per vent'anni colonna del Viladecans e della Nazionale e ora coach delle Furie Rosse

In Spagna c'è un nome che ogni appassionato di baseball pronuncia con riverenza: è quello di Félix Cano, il miglior giocatore spagnolo di tutti i tempi, ora coach della Nazionale. Pitcher dalla mazza pesante (suo il grande slam con cui la Spagna sconfisse Porto Rico alle Olimpiadi del 1992 alla presenza del re Juan Carlos), Cano è stato il giocatore simbolo di Viladecans, la cittadina a sud di Barcellona che è un po' il Nettuno spagnolo, la capitale del "béisbol" iberico: 21 scudetti consecutivi e altrettante Copas del Rey dal 1982 al 2002, una squadra che per decenni ha costituito l'ossatura della Nazionale spagnola e della selezione regionale catalana. Una passione, quella per il baseball, che coinvolge tutti i settantamila abitanti di Viladecans e le vicine Sant Boi e Gavà, e giunge sino a Barcellona.
Il Viladecans non è più quello di una volta. Quest'anno ha chiuso la Liga in ultima posizione (il campionato è stato vinto dagli Astros di Valencia), ma dalla sua "cantera" escono ancora talenti che poi giocano nelle file di altre squadre della División de Honor. Con Félix Cano abbiamo scambiato quattro chiacchiere nel dugout prima della seconda partita della Spagna contro gli azzurri.
Lo scorso marzo al torneo di qualificazione per il World Baseball Classic a Panama siete stati eliminati perdendo con due squadre, la Francia e la Colombia, alla vostra portata. Che aspettative avete per questi Europei?
Questa squadra è più o meno la stessa che ha giocato a Panama. Sono poche le novità nel roster e il nuovo manager Figueroa era già inserito nell'ambiente, era stato un nostro giocatore. A Panama ci è mancato allenamento, turni di battuta contro veri lanciatori, non siamo riusciti a fare partite di preparazione prima del torno. Ora è diverso. C'è stato in mezzo il campionato spagnolo e anche quelli che giocano in altri campionati sono ormai rodati. Ci sentiamo pronti per questi Europei.
La prima partita con l'Italia è andata bene, avete vinto per 3 a 1. In che misura vi ha aiutato e potrà aiutarvi il fatto di avere con voi giocatori che militano in IBL, come il riminese Ricardo Hernández, e che dunque conoscono i giocatori italiani che vi ritroverete di fronte anche nel girone di qualificazione in Olanda?
A Tirrenia nella prima partita siamo andati molto bene sul monte. Forse ci aspettavamo di più in attacco, abbiamo messo a segno poche valide, ma stiamo lavorano per migliorare in battuta. Ovviamente Ricardo Hernández ha parlato con gli altri nostri lanciatori per spiegar loro le caratteristiche dei battitori italiani, quali sono i lanci che preferiscono, quali sono i loro punti deboli, ma abbiamo altri giocatori che hanno giocato in Italia e in quel senso ci sono di aiuto.
Personalmente ricordo il Viladecans invincibile degli anni 90, che asfaltava i rivali, vinceva a mani basse ogni competizione. Nell'ultimo campionato il Viladecans ha è arrivato ultimo con sole due partite vinte su ventotto. Cosa è successo da quell'epoca?
Da allora il baseball in Spagna è cambiato molto, sono arrivati molti venezuelani, molti domenicani, molti cubani. La Liga è composta da sole otto squadre, ma è un campionato molto competitivo e molti giocatori provenienti dall'estero vorrebbero venire a giocare in Spagna, ma soprattutto con la crisi economica attuale, di soldi ce ne sono pochi. Anche noi abbiamo avuto giocatori provenienti da fuori, ma ora giocano soprattutto in altre squadre, nel Barcellona, nel Sant Boi. Ora a Viladecans non abbiamo grandi disponibilità e preferiamo investire sul vivaio, sui giovani.

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Un vita spezzata in tre: venticinque anni a Roma (lanciatore e ricevitore in serie C), venticinque anni in Spagna (con il Sant Andreu, il Barcelona e il Sabadell, squadra di cui è stato anche tecnico, e come docente di Letteratura Comparata presso le università Autónoma de Barcelona e Extremadura), per approdare poi in terra umbra (come professore associato di Letteratura Spagnola presso l'Università di Perugia). Due grandi passioni: il baseball e la letteratura (se avesse scelto il calcio e l'odontoiatria adesso sarebbe ricco, ma è molto meglio così...).

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