Gio Brusa, inseguendo un sogno chiamato Major

Intervista esclusiva con il talentuoso esterno di origini italiane (nativo di Lodi, in California) fra i possibili protagonisti della stagione NCAA 2016 con Pacific grazie anche ai consigli del grande Craig Minetto

La stagione NCAA è iniziata da appena 3 settimane ma fra i giocatori messisi già in luce c'è sicuramente Giovanni "Gio" Brusa, esterno e punto forte del lineup dei Pacific Tigers, che nelle prime 9 partite sta viaggiando con un .333 di media battuta, 1 fuoricampo e 6 punti battuti a casa. Brusa, nativo di Lodi in California ma di chiare origini italiane, è uno switch-hitter dal fisico atletico (1 metro e 90 per 100 kg) e di buona potenza, migliore quando si porta nel box dalla parte sinistra dove il suo swing risulta più fluido. In difesa ha un discreto braccio che potrebbe fare di lui un ottimo esterno destro sul modello di Nick Markakis ora agli Atlanta Braves. Non un superstar ma senz'altro un ottimo giocatore di complemento.

In un recente articolo apparso sulla rivista specializzata BaseballAmerica, Gio Brusa è stato considerato il terzo miglior prospetto NCAA fra i seniors (i giocatori all'ultimo anno di eleggibilità universitaria) per il prossimo draft MLB di giugno, oltre ad essere stato inserito nel First Team All American. Brusa è descritto da tutti quelli che lo conoscono come un ragazzo quadrato, serio, già molto professionale nel suo approccio al baseball e alla vita in genere, molto più interessato ai successi della sua squadra che ai riconoscimenti individuali. Gio ha sempre messo in chiaro di voler raggiungere la laurea portando nel contempo il programma di baseball a Pacific il più in alto possibile, magari conquistando il titolo della West Coast Conference e un pass per il torneo finale NCAA di giugno. Per questi motivi non ha accettato le proposte delle franchigie professionistiche dopo essere stato scelto da Atlanta nel 2012 e da St. Louis nel 2015. Le ultime due stagioni a Pacific sono state caratterizzate da inizi difficoltosi a causa di infortuni che non hanno permesso a Brusa di svolgere con regolarità la preparazione. Nonostante ciò nel 2104 ha chiuso con .257 di media battuta e 40 punti battuti a casa, mentre lo scorso anno ha ottenuto 4 fuoricampo e .291 di media nel box dovendo chiudere però la stagione in anticipo sempre per problemi fisici.

Baseball.it ha realizzato questa intervista esclusiva a Gio Brusa a cui auguran un grande in bocca al lupo per la stagione 2016 e ringraziandolo per la disponibilità con cui ha accettato di rispondere alle nostre domande.

Conosci qualcosa sulle tue origini italiane e sul baseball giocato in Italia?

Sono molto legato alle mie radici italiane. I parenti di mia mamma, Righetti, provengono da Genova mentre quelli di mio padre dalla Lombardia. Vorrei tanto venire in Italia di persona per una vacanza, per il momento sto facendo pratica con la vostra cucina. Mia nonna mi ha insegnato a preparare in casa degli ottimi gnocchi. Riguardo al baseball italiano conosco quello che  mi hanno raccontato due carissimi amici di famiglia come Don Mazzilli e Craig Minetto che ha giocato in Italia in maglia Fortitudo Bologna a metà anni ‘70.

La scorsa stagione è stata difficoltosa a causa di alcuni infortuni. Che cosa ti aspetti da quella appena iniziata personalmente e per i tuoi Tigers?

Gli infortuni sono sempre difficili da affrontare, posso comunque dire di aver imparato molto dalle avversità della scorsa stagione e di essere cresciuto sia come atleta che come individuo. Come mi piace dire non puoi abbattere un vero uomo! Mi sento che questo sarà il nostro anno come squadra e  mi aspetto grandi cose.

Durante la off-season, Ed Sprague abbastanza a sorpresa ha lasciato la guida del programma di baseball di Pacific, qual è stata la tua reazione e com'è il tuo rapporto con il nuovo allenatore Mike Neu?

Non nascondo che la mia reazione iniziale è stata di shock. Ho scelto di venire a Pacific principalmente per giocare proprio con l'ex-MLB Ed Sprague. In questi anni ho costruito un ottimo rapporto con lui e so che a Pacific lui sarà sempre disponibile per me come mentore ed allenatore. Spero che il nostro rapporto rimanga molto buono anche in futuro. Con il nuovo coach Mike Neu mi trovo benissimo, è una persona intelligente e dalla grande etica del lavoro. Sono molto credente e sono certo che Dio ha un progetto per me di cui anche coach Neu fa parte per proseguire il mio viaggio di crescita. E' stata un'ottima esperienza per me finora a Pacific e mi ritengo fortunato ad essere stato allenato prima da Ed Sprague ed ora da Neu.

L'estate scorsa hai partecipato per la seconda volta alla Cap Code League, la più importante Summer League per giocatori Ncaa, vincendo con i Yarmoth Dennis Red Sox e totalizzando cifre importanti: .290 di media battuta e 8 fuoricampo in 32 partite di cui uno decisivo nei playoffs. Ci puoi raccontare qualcosa di questa esperienza?

E' stata una bellissima opportunità ed esperienza prendere parte alla Cap Code League soprattutto perché mi ha permesso di recuperare il ritmo del gioco dopo aver perso due mesi di stagione regolare per infortunio. Ho imparato tante cose ed incontrato molte persone stabilendo relazioni significative con altri giocatori e la comunità che ci ospitava.

Perché, nonostante tu sia stato scelto per ben due volte, Atlanta 2012 e St. Louis 2015, nel draft MLB, hai sempre deciso di rimanere a Pacific e continuare la tua carriera Ncaa?

Ho fatto questa scelta perché ho sempre pensato di essere venuto a Pacific per realizzarmi come uomo ed atleta e non ho ancora concluso il mio percorso qui. Come già detto sono molto religioso, come la mia famiglia, e prego sempre Dio di indicarmi i suoi piani per me che comprendono sicuramente questo mio ultimo anno a Pacific per finire ciò che ho iniziato e per cui sono venuto: portare in alto il programma di baseball dei Tigers.

Descriviti come giocatore, quali sono le tue qualità ed i tuoi difetti?

Sebbene non mi piaccia parlare di me credo che Dio mi abbia dato un ottimo talento per giocare a baseball. La mia qualità più grande però non è solo il mio fisico bensì la perseveranza, la tenacia, un aspetto del mio carattere che mi permette di affrontare e superare tutto quello che trovo sulla mia strada. Non importa quanto grande sia l'ostacolo che ho davanti perchè attraverso la fede, la perseveranza ed il duro lavoro di ogni giorno sul campo sono sicuro che lo supererò migliorandomi.

Qual è il tuo sogno nel cassetto? Laurearti e giocare da professionista al livello più alto?

Il mio sogno è diventare il più forte switch-hitter che abbia mai giocato in Major League, sposare la donna dei  miei sogni, formare una famiglia ed invecchiare con le persone che amo. Mi auguro anche di poter condividere le esperienze che mi hanno formato per ispirare altri e magari scrivere un libro sulla mia storia diventando, perché no, anche un motivational speaker.

Informazioni su Andrea Palmia 148 Articoli
Andrea Palmia è nato a Bologna il 4 aprile 1968 e vive nel capoluogo emiliano con la moglie Aurora e la figlia Lucia di due anni. Laureato in Pedagogia con una tesi sperimentale sui gruppi ultras, lavora dal 1995 come educatore professionale con utenti disabili mentali e fisici. Appassionato di sport in genere ed in particolare di quelli americani, ha sempre avuto come sogno nel cassetto quello di fare il giornalista sportivo. Dal baseball giocato nel cortile del condominio con una mazza scolorita alle partite allo stadio Gianni Falchi con i fuoricampo di Roberto Bianchi e Pete Rovezzi, il passo è stato breve. Fortitudino nel DNA, nutre una passione irrazionale per i "perdenti" o meglio per le storie sportive "tormentate" fatte di pochi alti e di molti bassi.

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