Trinci: "Un gruppo giovane ma dalle grandi potenzialità"

Riflessioni del manager del Nettuno 2 a pochi giorni dall'Opening Day dell'Italian Baseball League 2014. Dopo quattordici anni, "Guy" corona il sogno di allenare nella massima serie

Nell'immaginario degli appassionati di baseball nettunesi Guglielmo Trinci ha un posto speciale. Nel '90, in quella drammatica garasette a Rimini che riportò lo scudetto a Nettuno dopo 17 anni di attesa, fu lui a raccogliere al volo quella battuta in foul sulla prima base di Alessandro Gaiardo. Quella presa rovesciata, quella corsa folle e festante verso il centro del campo già pieno di tifosi, quella pallina incastrata dentro il guanto rappresentano di diritto un pezzo di storia del baseball italiano.
Ma se chiedete ai tifosi nettunesi di descrivere Guglielmo Trinci usando un'unica parola, non saranno molti quelli che devieranno dal termine “combattente”. Il che va oltre l'icona cucitagli addosso in quella domenica romagnola del novembre di oltre 23 anni fa.
Da qualche settimana, per vie magari un po' traverse rispetto al canonico, è diventato il manager di una squadra di massima serie, il Nettuno 2. E' il sogno di una vita, cullato e alle volte rispedito al mittente senza troppi complimenti. Senza batter ciglio ha ripreso a fare la proverbiale “gavetta” che lo ha visto passare per tutte le categorie del baseball italiano. Dalle giovanili dalle quali ha iniziato sino alla A Federale, con un incarico in nazionale al quale, inutile nasconderlo, tiene in modo particolare. Ma forse è meglio che la racconti direttamente lui, storia e programmi.

Da quanti anni alleni?
Dal 2001, con questo sono 14 anni, ho fatto praticamente tutta la trafila compresa la categoria cadetti lo scorso anno. Sono anche stato in Ibl nello staff della Danesi Nettuno per un paio d'anni, poi al terzo ho realizzato che non c'erano le condizioni per poter continuare, ed ho preferito togliere il disturbo tornando al settore giovanile del Nettuno 2.
Trovi la Ibl con una squadra giovanissima, ma hai parlato molto bene di questi ragazzi…
La maggior parte di loro è praticamente cresciuta con me, e in questi mesi abbiamo fatto degli allenamenti molto duri. Io ci credo molto, magari non otterremo risultati subito nell'immediato. Ma con me ci sono anche ragazzi che la scorsa stagione hanno fatto parte della squadra titolare del Nettuno Bc. Certo, col roster del 2013 era tutto un altro discorso e con quella squadra si poteva anche ambire a vincere. Con questa devi pensare innanzitutto a crescere, ma ci sono tutti i presupposti, sono dei ragazzi molto in gamba.
Alcuni di loro di fatto stanno con te praticamente da 14 anni.
Sì, qualcuno è cresciuto praticamente con me, e come hanno sentito che sarei stato io l'allenatore hanno immediatamente sposato la causa. Sono convinto che facendo gruppo miglioreremo tutti quanti. Ci sono quattro ragazzi del 1997 che, posso assicurarlo, troveranno anche loro uno spazio per giocare in Ibl1. Questo è l'obiettivo che ci poniamo per adesso.
Comunque vada, si tratta di un progetto che abbraccia un arco temporale di almeno tre anni…
Io mi auguro anche di più, se possibile… A parte gli scherzi, tra tre anni di certo capiremo se la strada che abbiamo intrapreso ora è quella giusta. O forse già l'anno prossimo se chi giustamente ha deciso di andare via poi tornerà qui. Porterebbe esperienza e trasmetterebbe sicurezza a tutti. E' dal 6 gennaio che facciamo allenamenti, a volte anche sotto la pioggia, e posso assicurarvi che non manca mai nessuno. Non parlo di obiettivi troppo ambiziosi, personalmente qualche partita in massima serie l'ho giocata e so che c'è molta esperienza da fare e tanta strada da percorrere. Ma come ha detto poco fa Tony Lo Nero, se ti è capitata questa occasione allora sfruttala perché non è detto che ritorni.

Proprio Tony Lo Nero, altro giocatore storico del Nettuno negli anni '80, ha raccontato alla squadra la sua storia . Giocatore e poi tecnico, quindi appassionato di triathlon e di bici prima di ammalarsi di sclerosi multipla. Sembrava non potesse più camminare, ma decise di reagire e di pedalare per stare bene. Sino a diventare un randonneur, uno di quelli che partecipa alle gare da centinaia di chilometri in sella, come la Parigi-Brest-Parigi, la corsa più antica del mondo che si tiene ogni quattro anni in Francia. “Se la vita vi pone davanti un'opportunità – ha detto – sfruttatela perché non è detto che vi ricapiterà ancora”.

Torniamo al discorso tecnico. Hai già in testa la formazione titolare e la rotazione dei lanciatori?
Non facciamo già la formazione, è ancora presto. Non è detto che a lanciare debba essere per forza un giocatore, con me gioca chi va meglio. Nel bullpen c'è ad esempio anche Richetti che può tirare sia nella partita degli stranieri che in quella degli italiani. Ma ho molta fiducia anche negli altri sette lanciatori giovani, esponenti del settore giovanile che hanno delle grosse potenzialità.
Considerato che molti di loro non ti hanno visto giocare, cosa potete trasmettergli voi dello staff tecnico? C'è molta differenza tra gli anni '80 ed oggi.
Non posso fare paragoni con me e non devo, e sono certo che anche Alberto D'Auria, Massimiliano Masin e gli altri dello staff tecnico la pensano come me. A me non sentirete mai dire ad un elemento della squadra “quando io giocavo”. Io sono pronto a fornirgli tutta la mia esperienza, forse anche in maniera dura, ma se diciamo ad un ragazzo di 16-17 anni che è bravo, quello è il momento che smette di crescere e di migliorare. Bisogna sempre spronarli. Io quando ero giocatore magari non ero il più simpatico, ma sicuramente ero molto rispettato. Il mio obiettivo è che tutti possano arrivare a fare la stessa esperienza che ho fatto io.
A proposito, ma che si prova ad avere il proprio figlio in squadra? Non è una situazione di tutti i giorni. Come la gestisci?
Beh, ammetto che è abbastanza inusuale (sorride, nda), ma chi mi conosce sa che non faccio sconti a nessuno e dunque Mario in campo è un giocatore come gli altri, viene rimproverato se sbaglia e spronato a far bene. A casa, però, il baseball viene lasciato fuori la porta, Mario torna ad essere mio figlio. Quello che va a scuola, so che è un bravo ragazzo e io come padre continuo a insegnargli quei valori. Certo sono contento che almeno lo vedo giocare tutti i giorni, perché negli anni scorsi ero impegnato con altre squadre. Ecco, quello magari sì…

L'inizio del campionato si avvicina a grandi passi. Nella giornata di giovedì (il 27 marzo, nda) è previsto l'arrivo dei due giocatori cubani Joan Carlos Pedroso, Norberto Gonzalez Miranda, e dell'interno statunitense Ronald Fhurong. Ma c'è ancora la questione campo di gioco da risolvere per le partite interne del Nettuno 2, e con il tempo che stringe l'aggettivo “delicata” a questa diatriba ci calza a pennello.  

Informazioni su Mauro Cugola 546 Articoli
Nato tre giorni prima del Natale del 1975, Mauro è laureato in Economia alla "Sapienza" di Roma, ma si fa chiamare "dottore" solo da chi gli sta realmente antipatico... Oltre a una lunga carriera giornalistica a livello locale e nazionale iniziata nel 1993, è anche un appassionato di sport "minori" come il rugby (ha giocato per tanti anni in serie C), lo slow pitch che pratica quando il tempo glielo permette, la corsa e il ciclismo. Cosa pensa del baseball ? "È una magica verità cosmica", come diceva Susan Sarandon, "ma con gli occhiali secondo me si arbitra male". La prima partita l'ha vista a quattro mesi di vita dalla carrozzina al vecchio stadio di Nettuno. Era la primavera del '76. E' cresciuto praticamente dentro il vecchio "Comunale" e, come ogni nettunese vero, il baseball ce l'ha nel sangue.

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