Le "sette magnifiche perle" dei Giants

Ovvero come San Francisco si è laureata nuovamente campione del mondo, dopo due anni. L'analisi tecnica dei match che hanno travolto prima i Cardinals, poi in finale i Tigers. Da Zito a Sandoval, da Romo a Posey, fino a Lincecum

Questa è la storia di una grande vittoria. Anzi di sette grandi vittorie, inaspettate per molti, ma esaltanti per come sono maturate. E come molte vittorie, nascono subito dopo una sconfitta.
18 ottobre: St. Louis batte di nuovo San Francisco per 8-3, in una partita a senso unico e si porta sul 3-1 nella serie, pronta a chiudere la pratica e difendere il suo titolo di campione del mondo in carica nelle World Series 2012. Wainwright distrugge Lincecum sul monte di lancio e sembra lanciare i Cardinals verso la vittoria del Pennant della National League. Subito dopo la sconfitta, a proposito della prossima partita, Hunter Pence dei Giants dice: "Andremo lì fuori e ci godremo il momento". Il momento è gara-5.
Il giorno dopo al Busch Stadium di St. Louis è tutto pronto per la vittoria decisiva. Da quando nel 1985 è stata istituita l'attuale formula delle NLCS, 27 squadre delle 33 che sono state in vantaggio per 3-1 sono poi passate. Nei Giants c'è un pitcher mancino, che ha stipulato un contratto milionario anni prima, ma non ha mai reso quanto ci si sarebbe aspettato da lui. E' molto criticato dai tifosi, tanto da indurlo a togliersi da Twitter per evitare di essere subissato da messaggi polemici. Nella stagione 2010, quella della prima vittoria della franchigia dal trasferimento in California (56 anni prima), è stato perfino escluso dalla rotazione dei lanciatori durante i playoff. Si chiama Barry Zito, e sale sul monte per lanciare la partita più difficile della sua carriera, mentre lo stadio esplode incoraggiando i padroni di casa a chiudere la questione San Francisco.
Ma in questa partita cambia qualcosa, come in uno dei più classici film americani sullo sport. Questo però non è un film, Zito lancia 7.2 inning, ammutolendo la folla di St. Louis ed incornicia la sua prestazione con un bunt perfetto al 4° inning, che porta alla ribalta il duro lavoro di esercizi specifici svolto con Tim Flannery, il "bunting guru" dei Giants. Scutaro e Sandoval battono dei singoli che mettono sotto pressione la difesa di casa, quindi Lynn sbaglia una facile assistenza in seconda su battuta di Pence, sparando all'esterno centro e permettendo a Scutaro di segnare. Finisce 5-0 per San Francisco, l'eroe del giorno, Zito, rivela di essersi preparato al match con degli esercizi specifici di respirazione, per contrastare il trasporto emotivo che la bolgia nello stadio avrebbe creato, in modo da potersi concentrare quanto più possibile nel corso dell'incontro, rallentando la sua percezione del tempo, isolando ogni possibile momento, ogni singolo lancio.
I Cardinals appaiono storditi, ma hanno la matematica ancora dalla loro ed un gran voglia di chiudere la serie, che torna a San Francisco. Non hanno fatto i conti con Vogelsong, il lanciatore dei Giants di gara-6, che comincia l'incontro con 12 fastball consecutive ed elimina per stike-out 5 dei primi 6 Cardinals che si trova davanti. Termina 6-1 per i Giants ed il pitcher Sergio Romo racchiude lo spirito di questi playoff nel dopopartita, facendo suo il motto dei tifosi durante la rimonta con Cincinnati nel turno precedente: We really don't want to go home.
La partita decisiva è nelle mani di Lohse e Cain, il primo pitcher nella storia dei Giants a lanciare una no-hit. In campo non c'è partita, i campioni del mondo in carica sono in balia dell'entusiasmo dell'AT&T stadium e l'impressione è che siano arrivati a questo match svuotati. Hunter Pence in battuta spezza la mazza che colpisce tre volte nel corso dello stesso swing la palla dando un effetto incredibile. Scutaro, Sandoval, Posey, Blanco battono e corrono sulle macerie dei Cardinals. Gli intensi scrosci di pioggia nel finale della partita danno un tocco surreale ad una serie trionfale, la rivelazione di questi playoff, Marco Scutaro, alza lo sguardo al cielo in attesa dell'out decisivo e ride, si gode la pioggia ed il pubblico in visibilio. I Giants si impongono con un 9-0 finale, che nemmeno il più ottimista dei sui tifosi avrebbe immaginato solo qualche giorno prima. Hanno conquistato la vetta della National League, si va alla World Series ad affrontare i Tigers che hanno dominato gli Yankees nell'American League ed aspettavano di sapere il nome dei loro avversari.
Da alcune interviste trapela una certe preoccupazione per l'arrivo dei Giants, elettrizzati dalla seconda rimonta di questi playoff. Alcuni giocatori di Detroit temono che aver vinto subito con New York gli abbia abbassato la giusta tensione agonistica. In gara-1 Detroit presenta sul monte una delle sue stelle, Verlander. Dall'altra parte ancora Zito. L'eroe di questa partita è però il curioso terza base/prima base Pablo Sandoval, anche noto come "Kung Fu Panda", per via della sua fisicità non proprio da atleta. Sandoval ha battuto solo 12 fuoricampo nel corso della sua stagione regolare, è stato spesso fuori per infortunio o per perdere peso e recuperare una forma atletica che lo rendesse presentabile in campo.Con due out, Kung Fu Panda si presenta nel box di battuta contro Verlander e spedisce la palla in tribuna. E' l'inizio di una serata storica, Sandoval entra prepotentemente nella storia del baseball, battendo 3 fuoricampo nella stessa partita della serie finale, come solo Babe Ruth, Reggie Jackson ed Albert Pujols sono stati capaci di fare prima di lui, concludendo la sua incredibile prestazione nel box con un 4 su 4 e 4 punti battuti a casa. E pensare che i Giants avevano legnato solo 31 homerun nelle partite in casa durante la stagione regolare. L'esterno sinistro Blanco si produce in due splendide prese al volo per eliminare le stelle dei Tigers, Cabrera e Fielder e Tim "the Freak" Lincecum rileva egregiamente l'ottimo Zito, con 5 strike out in 2 innings ed 1/3. Finisce 8-3 per i Giants, che finalmente cominciano vincendo.
La forza d'inerzia è tutta per i Giants che vincono anche gara-2 per 2-0, con un'ottima prestazione del lanciatore Bumgarner e del rilievo Romo, e di nuovo si impongono con lo stesso risultato in gara-3 a Detroit. I Tigers erano stati lasciati a zero punti solo 2 volte in tutta la stagione regolare. I 42.152 tifosi di Detroit, che sfidano il freddo e la pioggia per assieparsi a Comerica Park nell'ultima domenica di ottobre, sperano di poter assistere almeno ad una vittoria dei loro beniamini nel corso di questa finale. La gara ha un andamento avvincente, ma le tigri non possono più arginare i giganti di San Francisco. L'immagine della partita è l'urlo del closer Romo, mentre Posey corre ad abbracciarlo. Ha appena eliminato la tripla corona Miguel Cabrera con una palla veloce da 89 miglia orarie, sul conto di 2-2, dopo aver rifiutato il segnale di slider dal suo catcher ed i Giants trionfano per 4-3. L'orologio di Comerica Park segna le 23.50 e sono campioni del mondo per la seconda volta in 3 anni.
Una squadra che ha saputo reagire ogni volta che si è trovata con le spalle al muro durante tutta la stagione, ma soprattutto durante i playoff, e che ha vinto con un grande collettivo fatto da ancor più grandi personalità. I giocatori e lo staff hanno saputo far gruppo anche di fronte alla squalifica per doping di uno dei suoi leader stagionali, quel Melky Cabrera finito ignominiosamente nel fango, da cui a tutt'oggi fa fatica ad uscire. I Giants del 2012, così come quelli del 2010, sono una squadra composta da personalità eccentriche, a cominciare dall'infortunato Wilson, pur sempre presente nel dug out ad incoraggiare i compagni ed uno dei primi ad abbracciare Romo dopo l'ultimo out. Tim Lincecum che ha disputato dei grandi playoff nonostante una stagione altalenante. E poi Buster Posey, Pablo Sandoval, Gregor Blanco, autore di giocate decisive nella post season, che ha sostituito proprio lo squalificato Cabrera; Hunter Pence; Marco Scutaro decisivo con la sua incredibile media battuta nei playoff; Cain, Vogelsong ed il tanto discusso Zito, il cui contributo in gara-5 contro i Cardinals è stato probabilmente il punto di svolta dei playoff dei Giant; il coach Bruce Bochy che ha riunito la squadra prima della partita decisiva per esaltare la spinta agonistica che gli aveva permesso di vincere le ultime, e decisive, 6 partite per chiedergli di giocare quella che sarebbe diventata la settima vittoria consecutiva "like there's no tomorrow", come ha raccontato Angel Pagan. Infine Romo stesso, l'icona di questa vittoria in gara-4, che ben rappresenta tutta la squadra: non è particolarmente alto, né particolarmente veloce, non ha palle veloci o slider eccezionali. Ha un'inconsueta barba ed è decisamente stravagante, ha passato il dopopartita in sala pesi con la sua famiglia, lontano dai grandi festeggiamenti dei suoi compagni di squadra.
La maggior parte delle serie squadre pro ha giocatori compassati che si prendono molto sul serio, non rubano l'occhio per il taglio di capelli, o per le barbe, o per le creste, per le braccia completamente tatuate o perfino per lo smalto nero sulle unghie (come nel caso di Brian Wilson). Ma questi Giants, che sembrano tanto i Cleveland Indians cinematografici del film Major League, hanno vinto come un vera squadra, formata da personalità tanto peculiari ed anche piuttosto bizzarre, che hanno retto la pressione in maniera incredibile ed hanno saputo giocare coesi nella loro apparente stramberia. Questa è la storia delle incredibili ultime sette partite della stagione 2012. Con i San Francisco Giants ancora sul tetto del mondo.

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