"La MLB deve crescere sul mercato internazionale"

Come è possibile che il valore delle squadre cresca senza profitti e con l'economia in stato comatoso?

Quando un uomo d'affari compra una squadra non sta cercando soldi, sebbene alcune squadre ne generino in abbondanza. Cerca invece un incremento del suo capitale. Quindi per un proprietario l'aspetto più importante è il valore della squadra. Ovvero di quanto è più alto oggi rispetto a quando l'ha acquistata. Ci sono due risposte al perché il valore continua a crescere: una logica e l'altra no. Esaminiamo la prima: sono solo 122 le squadre al massimo livello negli USA tra MLB, NFL, NBA e NHL, ma ci sono molti più milionari che squadre disponibili. La domanda è molto più alta dell'offerta e questo lo rende uno dei business più sicuri: non ci sono mai stati episodi di bancarotta o fallimento nello sport professionistico americano. Ci sono stati 11 episodi di richieste di ricorso al Chapter11 (una procedura simile a quella che in Italia si chiama concordato preventivo e che punta a soddisfare i creditori ma conservare l'attività economica, ndr) per riorganizzazioni mai però liquidazioni. Ci sono stati trasferimenti di città ma mai fallimenti. Le banche ritengono questo tipo di investimento tra i più sicuri e ciò permette ai proprietari di avere miglior accesso ai capitali anche nel loro principale campo di affari. La seconda ragione è la notorietà data dal possedere una squadra professionistica: nessun altro campo economico rende popolari come lo sport. Non si tratta quindi solo di un investimento ma spesso anche del coronamento di una brillante carriera nel mondo degli affari e di una vita di successo. Alcuni di questi ricchi si sposano con delle "mogli trofeo", ma quelli con i veri soldi e tanto potere negli USA acquistano squadre professionistiche.

Quali squadre sono di proprietà o partecipate significativamente da media company? Oltre a Liberty Media (Braves) c'è anche Rogers Corporation, la più grande media company canadese che possiede i Toronto Blue Jays…

Come detto Turner ha ormai venduto i Braves (più i Thrashers nell'hockey e gli Hawks nel basket), Disney ha ceduto gli Angels (più Ducks e Pond) e Fox ha venduto i Dodgers. E' rimasta solo Comcast nel mondo del baseball, ma non a livello MLB.

Non c'è conflitto di interessi nel fatto che una media company possieda quello che dovrebbe essere oggetto delle proprie attività informative?

Si, forse si. Odio quelli che vengono chiamati "homers", reporters che si comportano come delle cheerleader. Ma questo tipo di giornalisti è nato ben prima che le media company investissero nello sport professionistico. Le franchigie hanno cominciato ad ottenere il diritto di approvare gli "announcers" negli anni 70. Da quel momento le franchigie hanno avuto il potere di licenziare dei giornalisti che fossero critici con la squadra. Il risultato negli USA è un livello inferiore, qualche volta orribile, di giornalismo.

Tornando alla crisi economica: con una mossa che ha fatto scalpore e può sembrare contro il senso comune, gli Yankees hanno da poco messo sotto contratto 3 giocatori per un tempo eccezionalmente lungo, con clausole molto favorevoli ai giocatori come quella ad esempio che garantisce a Sabathia di liberarsi unilateralmente dopo pochi anni. Non sono state fatte offerte basse, ma si è partiti subito sparando alto. Gli Yankees sono stati anche la squadra che ha perso più soldi nel 2007 (47 milioni di dollari) e sono la franchigia più indebitata della MLB. Come possono sostenere questi contratti?

Un attimo: gli Yankees non stanno perdendo soldi. Stanno facendo così tanti soldi che è quasi ridicolo. I veri profitti nel baseball si fanno con i media locali. Tutte le squadre hanno più o meno gli stessi soldi dai contratti con i circuiti nazionali. Ci possono essere variazioni negli introiti relativi allo stadio (biglietti, parcheggi, concessioni a bar e negozi) mai però elevate. La vera differenza la fanno i media locali e gli Yankees hanno il più grande mercato locale del mondo. Quello che fanno è ottenere profitti attraverso il canale televisivo di proprietà, YES Network (Yankees Entertainment and Sports). Il Madison Square Garden Network paga 100 milioni di dollari l'anno per trasmettere le partite degli Yankees nella zona di New York, mentre YES li aveva comprati dagli Yankees per 50 milioni. Quindi gli Yankees nel proprio bilancio hanno meno ma YES, che è sempre di George Steinbrenner, ha guadagnato molto. Steinbrenner attua questa manovra per sottrarre soldi alla quota di utili che come proprietario degli Yankees dovrebbe condividere con le altre squadre. Ovviamente questo non ha reso i suoi partner nella MLB felici, ma è un trend che è continuato negli anni. Credimi, i 424 milioni che deve pagare nei prossimi 10 anni per i nuovi giocatori sono già ripagati. Lo stesso è successo quando hanno firmato Alex Rodriguez cinque anni fa: avevano una copertura per il suo contratto da 25 milioni l'anno prima ancora che giocasse una sola partita. Detto questo nel 2009 il monte salari degli Yankees sarà più basso di quello del 2008.

Pensi che questo atteggiamento paralizzerà le altre squadre, sovrastate dalla potenza (o pazzia) degli Yankees?

Il bilanciamento della competitività è stato sempre un problema per il baseball. Tampa Bay ha però battuto gli Yankees l'anno scorso e ciò potrebbe ripetersi. Ma la cosa più importante è che nello sport business l'equilibrio delle squadre è sopravvalutato. In ogni sport quando un giocatore o squadra può dominare gli altri, l'intero sport ci guadagna. Se Tiger Woods gioca, i rating delle trasmissioni di Golf sono quattro volte più alti di quando non gioca. Muhammad Alì salvò la box. Credo che la NFL soffra dell'equilibrio attuale. Negli sport di squadra ci sono nomi magici sia in Europa che negli USA. Tutte le squadre sono ansiose di ospitare gli Yankees per una serie di 3 partite. La MLB e i suoi proprietari non sanno come ringraziare la loro buona stella per la popolarità degli Yankees. Altrettanto importante è la natura del baseball che richiede così tante partite. Tutte le squadre vinceranno almeno 54 partite e ne perderanno altrettante. E' quello che faranno con le restanti 54 che determinerà il vincitore. Questo vuol dire che tutti hanno la possibilità di battere gli Yankees e lo fanno con una certa regolarità. Quindi anche il libro paga degli Yankees ha un ritorno in vendita di biglietti e rating televisivi, le due più importanti fonti di guadagno, non solo per gli Yankees ma per tutta la MLB. Un giro di affari da 6 miliardi di dollari.

"Luxury Tax": la MLB l'ha istituita per prevenire il fatto che alcune squadre spendessero più di altre, distribuendo quindi una parte di questi soldi tra le formazioni più povere. Mi pare che questo meccanismo non stia funzionando visto che gli Yankees hanno pagato quasi tutti gli anni ma sono gli unici a farlo, anche se ci sono anche altre squadre che spendono davvero molto. E' giusto che la MLB limiti le squadre nel pagare i propri giocatori? Se sì, cosa dovrebbe fare visto che l'associazione giocatori non accetterà mai un salary cap sul modello NBA?

Non sono d'accordo. Penso che la "Luxury Tax" funzioni. Le squadre hanno la possibilità di migliorare la loro qualità ed i club che sono svantaggiati vengono compensati. E' un buon sistema. Gli Yankees non hanno vinto un singolo campionato dopo l'introduzione della "Luxury Tax".

La MLB ha da poco firmato ottimi contratti a lungo termine con canali nazionali come TBS, FOZ e Direct TV. In questo scenario economico si possono ritenere questi contratti sicuri? Perché è nato il nuovo canale MLB Network?

Contratti sicuri? Sì, perché quelle media company ricevono dallo sport solo una parte dei loro introiti. I guadagni ottenuti da altre programmazioni, abbonamenti e pubblicità possono e contrattualmente devono essere usati per ottemperare agli obblighi con la MLB. Se queste media company possono sopravvivere alla crisi economica, la MLB è sicura di vedere quei soldi. Può anche darsi che cercheranno di rinegoziare, specie se dovessero cominciare dei problemi, ma quei contratti sono sicuri per quanto sicuro possa essere ritenuto un contratto in questo clima economico. Per quanto riguarda MLB Network, sono sempre stato un po' critico con chi prima firma contratti esclusivi con grandi canali televisivi e poi fonda il proprio. Ma la MLB sta seguendo quello che hanno già fatto altre leghe sportive: si possono fare dei profitti specie in un'era di frazionamento dell'audience con sempre più canali e meno spettatori per ognuno. Per ora questi canali privati delle leghe dicono di non avere intenzione di mostrare partite in diretta. Se dovesse accadere avremmo una vera rivoluzione nel mondo dello sport business visto che la televisione è ancora la maggior fonte di introiti per le società sportive.

Pensi che la crisi economica possa condizionare la capacità di investimento all'estero della MLB ed in particolare il progetto della Italian Baseball League?

Solo fino ad un certo punto. La MLB comprende che deve crescere ed il suo miglior potenziale di crescita è il mercato internazionale, visto che la maggior parte degli americani ha già fatto la propria scelta in merito al fatto di essere un appassionato o meno. Penso che il marketing internazionale sarà una delle ultime voci di spesa ad essere condizionata. Ma c'è anche un fatto politico. E' difficile per la MLB investire all'estero quando altre leghe sportive stanno licenziando persone e potrebbero avere problemi di relazioni sul piano interno. Però le difficoltà economiche sono temporanee, mentre il baseball è per sempre.

Ivano Luberti

Ivano è cresciuto in Maremma dall'eta' di 6 anni e ha visto la sua prima partita di baseball a 9 anni. Ha abbandonato la sua passione per il batti e corri a 19 anni quando si è trasferito a Pisa per l'Universita' e lo ha riscoperto dieci anni dopo quando ha cominciato ad utilizzare Internet per lavoro. Si definisce uno spettatore informato con una logorrea innata che ha deciso di sfogare scrivendo qualche articolo, dopo che il forum di Baseball.it non gli bastava piu'. Laureato in Scienze dell'Informazione e informatico di professione crede nella cooperazione al punto di aver fondato una cooperativa a Pisa, città dove risiede e che purtroppo è un deserto per lo sport che ama.

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