Un altro ottobre da ricordare. Esultano John Henry, Larry Lucchino, Theo Epstein, Terry Francona ed i suoi ragazzi, in visibilio l’intera Red Sox Nation ed il sindaco italo-americano Tom Menino. E’ ora di celebrare il settimo trionfo dei Boston Red Sox alle World Series. Assolutamente legittimo, meritato, inconfutabile. 4-0 per i calzini rossi. Per i Colorado Rockies la conquista del titolo è rinviata a data da destinarsi. Anche gara-4 di finale, domenica notte, è stata preda dei Red Sox. Come nel 2004, quando a crollare furono i St. Louis Cardinals, anche stavolta lo sweep è stato inesorabile. Due titoli in quattro anni. Che sia l’inizio di una nuova era?
In quel di Denver, davanti ai 50.000 che parteggiavano per i Rockies, sperando in un clamoroso “come back”, i Boston Red Sox non si sono lasciati andare e hanno lottato fino in fondo, fino al 4-3 finale, come peraltro avevo fatto per l’intero arco della regular season. Il terza base, Mike Lowell (che aveva già conquistato le World Series 2003 con i Florida Marlins) è stato nominato Most Valuable Player dopo aver battuto un fuoricampo al settimo inning ed un doppio, segnando due punti.
In qualche modo Boston, il titolo, lo aveva già ipotecato quando sotto 3-1 nella American League Championship Series contro i Cleveland Indians è riuscito a ritrovare il passo giusto vincendo tre gare di fila. Una incredibile iniezione di fiducia che ha condotto i Red Sox verso il sucesso. Ma forse Boston il titolo lo aveva vinto ancora prima.
Ho avuto la fortuna di essere a Boston per l’ultima partita di regular season e per le sfide successive contro Los Angeles Angels of Anaheim. Entusiasmo alle stelle al Fenway Park, tra Yawkey Way, Newbury e Boylston street. Ho assistito alla parada per le vie della downtown ed era solo finita la regular season. Ma l’impressione, al di là della qualificazione alla post-season, era che la squadra potesse tranquillamente raggiungere qualcosa di più grande. Ed il popolo della Red Sox Nation, assieme a squadra e club tutto, ne era consapevole.
Così mentre a New York gli Yankees uscivano mestamente di scena per mano proprio degli Indians (3-1), con tante star acclamate ma che probabilmente facevano poco gruppo, a Boston i Red Sox avevano già puntato l’obiettivo senza mezzi termini. Da Pedroia a Coco Crisp, da Beckett a “Big Papi” Ortiz, da Ramirez a Papelbon, da Dice-K a Varitek. Un gruppo affiatato, unito per vincere, che scattava fuori per ogni punto segnato, con un incrollabile fede e tanta voglia di conquista.
Non è un caso che, in diversi momenti, ogni giocatore – anche che non era titolare – abbia comunque dato il suo seppur minimo ma determinante contributo.
E Boston adesso si gode giustamente il momento di gloria. Mentre i campioni rientreranno da Denver nella tarda serata di lunedì (metà pomeriggio a Boston), si sta già lavorando alacremente per preparare i festeggiamenti: da domani a mezzogiorno una parada con i neocampioni sfilerà per le vie cittadine, partendo dal Fenway Park per le vie del Back Bay, passando per Boston Common e fino al palazzo comunale.
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