Chicago contro Chicago – 1a parte

Dalla ‘maledizione della capra” allo scandalo delle partite ‘truccate” del 1919, questa è storia della rivalità tra Cubs e White Sox: una lotta senza esclusione di colpi che dura ormai da 129 anni

Circa un anno fa Tony La Russa, attuale manager dei St. Louis Cardinals, raccontò di quando, appena arrivato ad allenare i Chicago White Sox, i tifosi si presentarono al primo giorno degli ‘spring training” e gli dissero che non importava il piazzamento finale della propria squadra ma l’importante era battere i Cubs, anche se durante un ‘exhibition game”. Un episodio, questo, che la dice lunga sulla rivalità tra i due club e sull’immenso valore che ogni sfida assume, ancora di più adesso che è a tutti gli effetti una gara da Interleague e quindi nel novero dei match della stagione regolare.
A Chicago, sono davvero pochi i tifosi di baseball ‘neutrali”. Anche coloro che parteggiano per altre formazioni o non si appassionano per il ‘vecchio gioco”, comunque sostengono i Cubs o i White Sox. Forse in nessuna altra metropoli americana si vive una situazione similare. Sono molti i motivi che contribuiscono a rendere questa rivalità unica nel suo genere: innanzitutto, si tratta di due tra le più antiche franchigie nella storia del baseball, più di un secolo per ciascuna di onorata carriera. Va poi detto che nonostante le ultracentenarie vicende, se si escludono i primi anni di vita, primeggiare sull’altra squadra cittadina era l’unico vero stimolo per le due compagini che finivano sempre fuori dal grande giro.
E a proposito del primato cittadino, va detto che i White Sox, essendo la squadra di una zona non centralissima, il South Sider, soffre un pò la superiorità numerica dei tifosi dei Cubs che invece sono i rappresentanti della ‘city”. Tutto ciò, insieme al calore ed alla passione che da sempre contraddistingue gli abitanti della ‘Città del Vento”, fa si che la competizione sia così viscerale, così impressa nel Dna dei tifosi, da renderla ineguagliabile, quasi una lotta di classe.
I ‘south sider” chiamano ‘yuppies o dilettanti” i tifosi dei Cubs, quelli del ‘north sider” si interrogano sulla reale presenza di tifosi dei Sox in città. Fatto sta che per ora su 42 incontri disputati i White Sox ne hanno vinti 22 contro i 20 vinti dai Cubs.
Proviamo a ripercorrere insieme velocemente gli eventi di questi storici club (attivi fin dalla nascita delle due leghe nazionali), rivivendone gioie ed i dolori. Nel 1876, i Chicago White Stockings sono una delle otto squadre fondatrici della lega nazionale e vincono subito al primo anno, grazie al lavoro del loro presidente William A. Hulbert, che era anche il proprietario del club di Chicago.
Bisognerà aspettare il 1902 perché, grazie alla giovane età dei giocatori, un cronista di un quotidiano locale li appelli come ‘Cubs” (letteralmente cuccioli). Così dopo diversi nomi, quali ‘Orphans” e ‘Colts”, oltre che l’originario White Stockings, nel 1907 la squadra di Chicago venne ufficialmente denominata Cubs.
Nel frattempo, un anno dopo la nascita dell’American League, l’organizzazione della St. Paul nella Western League si trasferisce a Chicago. Nel 1906, i Cubs stabiliscono il record di vittorie in una stagione (116), la massima percentuale di vittorie in trasferta (.763), che resteranno imbattuti per tutto il ventesimo secolo ed arriveranno alle World Series proprio contro gli sfavoritissimi White Sox (93 vittorie in regular season), nel primo e unico ‘All-Chicago World Series” della storia. Gara 1 si chiude 2-1 per i White Sox che comunque pareggiano i conti andando a vincere gara 2 per 7-1. Ancora White Sox in vantaggio dopo gara 3 grazie ad un secco 3-0. Si scontrano i due più importanti pitcher delle franchigie in gara 4: la vittoria per 8-6 al termine di una gara tesa e tatticamente tirata porta i White Sox sul 3-1 che vincono anche gara 5 e gara 6 laureandosi per la prima volta campioni proprio a danno dei loro concittadini. Se prima la rivalità era comunque sentita da questo momento in poi sarà ancora più forte.
Nel 1907, i Cubs vincono le prime World Series ai danni dei Detroit Tigers grazie ad un netto 4-2 dopo essersi assicurati per la seconda volta consecutiva il ‘pennant” della National League. Nel 1908, vincono le loro seconde e ultime World Series sempre ai danni dei Tigers con un’ancor più secco 4-1 compiendo il primo ‘back-to-back” nella vittoria delle World Series nella storia delle Major. L’anno seguente è quello della leggendaria ‘maledizione della capretta” (‘the Billy Goat Curse”) secondo la quale un signore a cui venne vietato di entrare allo stadio con il suo fido ed inseparabile animale lanciò un terribile anatema che ancora oggi è inviolato (‘non vincerete mai più un titolo”).
La seconda decade del secolo inizia alla grande per i Cubs con la conquista nel 1910 del loro quarto ‘pennant” di National League in cinque anni, anche se poi verranno sconfitti per 4-1 alle World Series contro i Philadelphia A’s.
Nel 1914 i Cubs si spostano di nuovo in un nuovo stadio, ma sarà l’ultima volta: il nuovo proprietario della franchigia, Charles Weeghman, li vuole in uno stadio all’angolo tra Clark e Addison St. allora chiamato Weeghman Park e dal 1926 noto con il nome di Wrigley Field. Si tratta del secondo stadio più vecchio della Major League dopo il Fenway Park di Boston.
In questo decennio i Cubs vinceranno altre due volte il titolo della National League e perderanno entrambe le World Series, la seconda delle quali contro i Boston Red Sox maledetti da un altro ‘lanciatore di anatemi”: un certo Babe Ruth.
Intanto nel ‘South Sider” bisognerà attendere il 1919 per tornare alle World Series, anche se quel campionato verrà ricordato come il più infame nella storia di baseball Usa. I White Sox si ripresentano alle World Series con la squadra più forte di sempre, ma purtroppo anche profondamente divisa all’interno dello spogliatoio. Affrontare i Cincinnati Reds in una serie di nove partite non sembrava essere un’ostacolo insormontabile, ma i White Sox iniziano malissimo le World Series, sicuramente non da squadra con un record in regular season di 88-52.
Poi accade che otto giocatori – Jackson, Felsch, Cicotte, il terzabase Buck Weaver, l’interbase “Swede” Risberg, il lanciatore Claude “Lefty” Williams e Fred McMullen – probabilmente stanchi dei bassi stipendi imposti dal presidente Charles Comiskey decidono di accettare la proposta economica senz’altro consistente dei ‘gambler”, i giocatori d'azzardo, per pilotare dall’interno le World Series. Con questi otto giocatori, apparentemente fuori forma, Chicago perde le prime due gare a Cincinnati 9-1 e 4-2. I White Sox si riscattano al Comiskey Park con un secco 3-0 e portano la serie sul 2-1. Ma la squadra – che nel 1919 conduceva l'AL nella media battuta, punti battuti a casa e basi rubate – perde gara 4 per 2-0 e gara 5 per 5-0. Si arriva quindi a gara 6 con i White Sox costretti a vincere e, grazie ad un emozionante 5-4 e soprattutto grazie ai giocatori che non si erano venduti agli allibratori, Chicago riporta la serie sul 4-2. Purtroppo, con mezza squadra che rema contro i miracoli non si possono ripetere e così, con un sonante 10-5, i Cincinnati Reds si aggiudicano le World Series.
Scoperto l’inganno gli otto giocatori vengono squalificati a vita, ma ormai il danno è fatto. Dal 1919, i White Sox verranno sempre malignamente appellati come “Black Sox”. Bisognerà attendere altri 10 anni perché a Chicago si festeggi la conquista di un altro ‘pennant”: sarà quello di National League vinto dai Cubs che bisseranno il titolo nel 1932 per trovarsi poi di fronte i favoritissimi New York Yankees di Babe Ruth che infatti spazzeranno via Chicago con un secco 4-0. Queste World Series sono famose per il mitico ‘Called Shot” di Babe Ruth al quinto inning di gara 3 al Wrigley Field.

Informazioni su Andrea Tolla 533 Articoli
Nato a Roma nel 1971, Andrea è padre di 3 figli, Valerio, Christian e Giulia. Collabora con il quotidiano Il Romanista dove si occupa, tra le altre cose di baseball e football americano. Appassionato di sport in genere collabora anche con il mensile Tutto Bici e con il quotidiano statunitense in lingua italiana America Oggi. Ex-addetto stampa della Roma Baseball, cura una rubrica di baseball all'interno di una trasmissione sportiva di un'emiitente radiofonica romana.

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