
Non so se sono nello stato d'animo adatto a scrivere un diario. Sono reduce da una “Coach Convention” che ho vissuto con sentimenti claustrofobici (dentro una riunione, fuori da una riunione…aria pura respirata, praticamente pochissima) e in questo momento non mi sento un cronista itinerante di baseball sguinzagliato nei suoi spazi aperti. Sarà forse perchè vengo da un paese dove gli spazi davvero non mancano e la claustrofobia non è nemmeno un'ipotesi. Comunque, visto che a questo punto la stagione ricomincia, non potevo esimermi.
Esco dalla Convention leggermente deluso. Dovevo conoscere due dei miei principali detrattori e ad entrambi ho stretto la mano. Nessuno dei due però mi ha offerto da bere, punto sul quale era stato raggiunto un accordo di massima. Nemmeno siamo riusciti a parlare, forse per colpa mia. D'altra parte (forse non sempre per colpa mia) sono anche altre le persone alle quali non sono riuscito a dedicare una parte del mio prezioso tempo. Credo che dovrò prendere lezioni di ubiquità dai vertici federali.
Il 2004 si annuncia ricco di amiche e amici degli 'sms'. Passati, presenti e futuri. Non si fa in tempo a scoprirne uno, di questi amici virtuali, che subito ne spuntano altri 2 o 3.
E' sorprendente come noi quarantenni (sia chiaro, ho appena scritto una frase che mi riempie di dolore…) siamo affezionati a questo mezzo di comunicazione, che ad occhio e croce sembrerebbe più adatto agli adolescenti. Per me che ho passato solo 2 degli ultimi 6 mesi del 2003 a casa, l'opportunità di comunicare con questa modalità economica, rapida e nemmeno troppo impersonale è comunque molto importante. Ed è anche per questo che sono affezionato alle mie amiche e ai miei amici degli sms.
Alla fine del 2004 sapremo più di preciso dove vuole e dove può andare il baseball italiano. Ci saranno state le Olimpiadi e si starà votando per il rinnovo delle cariche federali.
Questi 2 anni che ho passato nella “stanza dei bottoni” mi hanno insegnato tante cose e mi hanno consentito una crescita umana che giudico non indifferente.
Dal punto di vista professionale, chiunque si occupi di comunicazione nel baseball si trova a convivere con un ambiente che tendenzialmente fa fatica a comunicare. O non comunica per nulla, insomma, o lo fa usando un linguaggio che non sempre è comprensibile.
Il baseball è “difficile” risulta per molti un motivo di malcelato orgoglio.
Il mio obbiettivo per il 2004 è convincere quanta più gente possibile esterna all'ambiente del fatto che il baseball NON è difficile. Per questo, chiedo a tutti coloro che si occupano di comunicazione nel baseball di farlo con il linguaggio più semplice possibile. Confermando che, dizionario alla mano, “semplice” e “banale” non hanno lo stesso significato.
Inoltre, mi propongo di tentare di far capire a quanta più gente possibile interna all'ambiente che è fondamentale che di baseball si parli, perchè il baseball cresca. Credete a me: non esistono notizie belle o brutte, comode o scomode. Esistono solo notizie che interessano al pubblico del baseball e notizie che, per quanto facciano gongolare chi le divulga, al pubblico non interessano.
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