Lo sport delle mamme leonesse

E' inquietante e temibile l'atteggiamento della mamma del giocatore standard delle categorie giovanili. Intanto la classe arbitrale scopre una nuova, fulgida stella

Il “mundialito” di Nettuno è stato una cosa grande.
Premetto che io ho fatto pochissimo, ma durante la cerimonia di premiazione (che magari poteva durare un po' di meno, ma nessuno è perfetto) mi sentivo particolarmente orgoglioso per l'essere stato partecipe di quella che è stata la più grande manifestazione di baseball giovanile che si sia mai disputata in Italia. E che oltretutto è solo agli inizi. Dalla seconda edizione (ancora a Nettuno) il mundialito potrebbe perdere il suo “ito” finale e diventare un vero e proprio “mondiale”. Ne riparleremo, è chiaro.

Al mundialito sono stato anche testimone di uno splendido gesto di dirigenti, giocatori e…autista del Rimini, che in contemporanea giocava contro il Nettuno. Appassionati da una gara 3 che era sull'1-0, i componenti di 2 squadre polacche e una croata avevano 'perso' l'appuntamento con le corriere che li dovevano riportare a destinazione.
Trovarsi a piedi a 4 o 5 chilometri dal proprio alloggio dopo mezzanotte a Nettuno non è una tragedia, ma certo può essere seccante. Ebbene, dirigenti e giocatori del Rimini hanno accettato di ritardare la loro partenza per consentire che i ragazzi fossero riaccompagnati. Meritano un ringraziamento pubblico.

Parlando del mundialito dal punto di vista tecnico però dobbiamo ammettere una cosa: di talento se ne è visto poco.
So di andarmi a cacciare in un terreno minato, facendo questi discorsi. Mi guadagnerò anche il rimbrotto garantito di qualche mamma, perchè dovete sapere che la mamma standard del giocatore di baseball è ferocissima e difende il pargolo come neanche una leonessa saprebbe fare, specie se il pargolo non ne ha affatto bisogno.
Comunque, torniamo a noi. Si è visto poco talento e questa è una constatazione che vi invito a contestare, se potete. Farete più fatica a contestare le osservazioni che seguono.
Domanda: è normale che un ragazzo di 14 o 15 anni commenti una partita in cui la sua squadra ha commesso più errori delle valide battute con un “però ci siamo andati vicini”? O che un lanciatore sostituito (e difeso ad alta voce dalla mamma/leonessa) affermi: “Ci sta essere battuti, nel baseball”.
Io dico bah. Lo dico, perchè a 14 anni preferisco quasi che un lanciatore battuto esca dal campo piangendo per il dispiacere, piuttosto che si produca in dichiarazioni “precotte” da veterano di Major League. Ci manca solo che alle prossime finali “ragazzi” o “cadetti” il lanciatore vincente dichiari che “Ce l'ho fatta con l'aiuto di Dio e dei miei compagni” e poi siamo a posto.
Facciamo una riflessione tutti assieme, a cominciare dai tecnici delle 6 nazionali. Il ragazzo italiano con delle potenzialità segue il percorso giusto per diventare un giocatore di baseball? Perchè, care mamme/leonesse, un ragazzo di 15 anni non è ancora un giocatore di baseball. Così come non è ancora un uomo. E allora le sue prestazioni non vanno valutate come quelle di un campione di serie A. Alla sua formazione può servire di più che il ragazzo capisca che è bene correre per raggiungere la sua posizione in campo (esempio banale, se volete), piuttosto che impari a giustificare una sconfitta dicendo che a vincere “siamo andati vicini”. Fra l'altro, se lo scopo è vincere (e a certi livelli non dovrebbe esserlo…), “andarci vicini” non è una consolazione.
Per piacere, riflettiamo. Ho personalmente l'impressione che si stiano cercando di allevare tanti Harry Potter, anzichè giocatori di baseball.

Prima di andare a Nettuno sono stato testimone di un evento di considerevole spessore. L'esordio in serie A1 di un giovane arbitro, con tanto di terzo out chiamato tra le proteste, è soltanto la premessa. La cena che ha fatto seguito all'esordio ha creato le basi dell'evento. E l'evento eccolo qui: il giovane arbitro ha porto all'oste una carta di credito e, dopo i consueti minuti di attesa, l'oste è tornato per dire che la carta…ehm…rifiutava il pagamento. Senza colpo ferire, il giovane arbitro si è rivolto ad un collega anziano e gli ha affibbiato il conto da pagare. “Ma domani mattina glieli ridò subito” ha dichiarato angelico. Innegabile, il ragazzo ha del talento.

A proposito di talento, il vostro cronista itinerante ha trovato un'ottima soluzione per il pranzo di chi viaggia in auto dall'Emilia Romagna a Roma. A Fabro, pochi metri dall'uscita dell'autostrada, trovate la “Locanda del Buttero”. Carne alla griglia a go go e disegnino dedica del Consigliere Federale Bellisari Stefano (in arte Elio) e del suo collega Fasani Nicola (in arte Faso) appesa ad un muro. Quasi il massimo.

Informazioni su Riccardo Schiroli 1199 Articoli
Nato nel 1963, Riccardo Schiroli è giornalista professionista dal 2000. E' nato a Parma, dove tutt'ora vive, da un padre originario di Nettuno. Con questa premessa, non poteva che avvicinarsi alla professione che attraverso il baseball. Dal 1984 inizia a collaborare a Radio Emilia di Parma, poi passa alla neonata Onda Emilia. Cresce assieme alla radio, della quale diventa responsabile dei servizi sportivi 5 anni dopo e dei servizi giornalistici nel 1994. Collabora a Tuttobaseball, alla Gazzetta di Parma e a La Tribuna di Parma. Nel 1996 diventa redattore capo del TG di Teleducato e nel 2000 viene incaricato di fondare la televisione gemella a Piacenza. Durante la presentazione del campionato di baseball 2000 a Milano, incontra Alessandro Labanti e scopre le potenzialità del web. Inizia di lì a poco la travolgente avventura di Baseball.it. Inizia anche una collaborazione con la rivista Baseball America. Nell'autunno del 2001 conosce Riccardo Fraccari, futuro presidente della FIBS. Nel gennaio del 2002 è chiamato a far parte, assieme a Maurizio Caldarelli, dell'Ufficio Stampa FIBS. Inizia un'avventura che si concluderà nel 2016 e che lo porterà a ricoprire il ruolo di responsabile comunicazione FIBS e di presidente della Commissione Media della Confederazione Europea (CEB). Ha collaborato alle telecronache di baseball e softball di Rai Sport dal 2010 al 2016. Per la FIBS ha coordinato la pubblicazione di ‘Un Diamante Azzurro’, libro sulla storia del baseball e del softball in Italia, l’instant book sul Mondiale 2009, la pubblicazione sui 10 anni dell’Accademia di Tirrenia e la biografia di Bruno Beneck a 100 anni dalla nascita. Dopo essere stato consulente dal 2009 al 2013 della Federazione Internazionale Baseball (IBAF), dal giugno 2017 è parte del Dipartimento Media della Confederazione Mondiale Baseball Softball (WBSC). Per IBAF e WBSC ha curato le due edizioni (2011, 2018) di "The Game We Love", la storia del baseball e del softball internazionali.

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