Ce l'hanno fatta a farmi mangiare l'aringa

E' un passo che andava fatto, dolorosamente. La vita della comitiva azzurra procede tranquilla

Sono in Olanda. L'Italia ha battuto ieri sera la Germania e tra poche ore se la vede con la Gran Bretagna. Va più o meno tutto bene, se si eccettuano le aringhe crude che ho dovuto ingurgitare ieri sera “perchè sono più delicate del salmone” (come dare torto ai vertici ?) e “metti, metti la cipolla che dà un gusto speciale” e che non ne hanno voluto sapere di smettere di circolare per il mio stomaco tutta la notte.

Eravamo da “Lucius”, ieri sera, ristorante a pochi passi da piazza Dam ad Amsterdam. Un'allegra brigata della quale faceva parte anche il “tenutario” di questo sito con legittima consorte. Che, nonostante abbia conosciuto i loschi figuri con i quali il coniuge passa più tempo che con lei, sembrava sorprendentemente soddisfatta della serata.
Quando è arrivato il conto hanno cercato tutti di pagare, tranne il sottoscritto. Che giornalista sarei, se no?

In questi giorni in cui il tempo è assolutamente clemente (da queste parti non mi era mai capitato di vedere sole per così tanti giorni in fila) l'Olanda è bellissima. A parte che Amsterdam non è esattamente Olanda. Almeno non solo, perchè da generazioni i giovani di tutta Europa ne fanno una meta preferenziale e la occupano letteralmente. Così, se vi capiterà di passeggiare per il centro, l'ostico idioma locale non sarà esattamente la lingua che troverete più praticata.

Ovviamente Amsterdam non è solo la vita lungo i canali, le belle vie del centro, il Palazzo Reale e quel simpatico quartiere che ormai non è nemmeno più trasgressivo e che se qualcuno di voi dice di non averlo visitato non ci credo.
Ad esempio, anche lo stadio dove giocano i “Pirates”, e dove ieri l'Italia ha battuto la Germania, è teoricamente ad Amsterdam, solo che da lì al centro in taxi fanno un bel 18.37 euro. Tranquilli: anche quella cifra sono riuscito a non pagarla.
Tornando allo stadio dei “Pirates”, la società ha fatto davvero le cose in grande, organizzando una club house assolutamente degna delle Majors americane, con servizio bar e ristorante a disposizione degli ospiti.
Per l'occasione è stato installato un nuovo e modernissimo tabellone (costo 65.000 euro) e per la prima, storica visita della nazionale olandese (che affronterà ad Amsterdam la Francia) c'è il tutto esaurito da settimane.

Qui in albergo la vita scorre tranquilla. Ho ormai patteggiato col personale un uso della camera decisamente atipico che loro subiscono con nordica rassegnazione e non appena avrò imparato il funzionamento dell'ascensore sarò a posto.
Dovete sapere che in questo albergo la 'lobby' è al terzo piano. Quindi, è un attimo distrarsi e trovarsi spauriti e dispersi al primo piano e vagare alla ricerca del ristorante e della reception. Anche perchè la struttura consta di diversi palazzi, ovviamente collegati tra di loro. Il che, anzichè essere un vantaggio, peggiora le cose. L'ascensore che vi porta nella vostra ala va infatti scelto con grande attenzione.
Vero simbolo di “olandesità” (neologismo che conio ora) è poi il funzionamento delle linee telefoniche. Fedeli al loro spirito di grandissimi mercanti, gli olandesi hanno trovato il modo di creare i numeri verdi a pagamento. Cioè, se provate a fare un numero che inizia per 800 (come quello della mia connessione Internet) il telefono si mette a fare “tuut, tuuuut” e non ne vuole sapere di sbloccarsi. Quindi la reception vi informa dell'alternativa: o pagate la telefonata al numero verde (cosa che sarebbe indubbiamente geniale) o scegliete una connessione con numero a pagamento.

Vi informo anche del fatto che ho preso una storica decisione: mi sono fatto consegnare un tagliando per usufruire della palestra che è a disposizione degli azzurri. E' il primo passo verso il mio inconfessato sogno, che accarezzo fin dalla prima trasferta fatta con la nazionale in Florida: lanciare un 'batting practice'. Il secondo l'ho compiuto subito dopo ed è stato accompagnare gli scout azzurri a visionare la Grecia.

Chiudo esprimendo estrema fiducia nel fatto che, considerato che sono all'estero per seguire un evento internazionale di baseball, possa tornare a farsi vivo il mio amico degli 'sms'. Adesso che sono un potenziale scout, mi sento carico a sufficienza per dispensargli consigli sentimentali.

Informazioni su Riccardo Schiroli 1199 Articoli
Nato nel 1963, Riccardo Schiroli è giornalista professionista dal 2000. E' nato a Parma, dove tutt'ora vive, da un padre originario di Nettuno. Con questa premessa, non poteva che avvicinarsi alla professione che attraverso il baseball. Dal 1984 inizia a collaborare a Radio Emilia di Parma, poi passa alla neonata Onda Emilia. Cresce assieme alla radio, della quale diventa responsabile dei servizi sportivi 5 anni dopo e dei servizi giornalistici nel 1994. Collabora a Tuttobaseball, alla Gazzetta di Parma e a La Tribuna di Parma. Nel 1996 diventa redattore capo del TG di Teleducato e nel 2000 viene incaricato di fondare la televisione gemella a Piacenza. Durante la presentazione del campionato di baseball 2000 a Milano, incontra Alessandro Labanti e scopre le potenzialità del web. Inizia di lì a poco la travolgente avventura di Baseball.it. Inizia anche una collaborazione con la rivista Baseball America. Nell'autunno del 2001 conosce Riccardo Fraccari, futuro presidente della FIBS. Nel gennaio del 2002 è chiamato a far parte, assieme a Maurizio Caldarelli, dell'Ufficio Stampa FIBS. Inizia un'avventura che si concluderà nel 2016 e che lo porterà a ricoprire il ruolo di responsabile comunicazione FIBS e di presidente della Commissione Media della Confederazione Europea (CEB). Ha collaborato alle telecronache di baseball e softball di Rai Sport dal 2010 al 2016. Per la FIBS ha coordinato la pubblicazione di ‘Un Diamante Azzurro’, libro sulla storia del baseball e del softball in Italia, l’instant book sul Mondiale 2009, la pubblicazione sui 10 anni dell’Accademia di Tirrenia e la biografia di Bruno Beneck a 100 anni dalla nascita. Dopo essere stato consulente dal 2009 al 2013 della Federazione Internazionale Baseball (IBAF), dal giugno 2017 è parte del Dipartimento Media della Confederazione Mondiale Baseball Softball (WBSC). Per IBAF e WBSC ha curato le due edizioni (2011, 2018) di "The Game We Love", la storia del baseball e del softball internazionali.

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