
Giovedì 1° maggio sono stato a Cupramontana.
Andare da Parma alle Marche, direte voi, non è certo un'impresa per un cronista itinerante che si rispetti. Ma quel che io vorrei enfatizzare è la data. Chi lavora il 1° maggio?
Il peggio non è comunque questo. Fidandomi delle indicazioni fornite dai Vertici Federali, ho preso per buono che Cupra è “a due passi da Macerata”. Così dalla A14 ho preso l'uscita di Porto Recanati e ho chiamato per farmi indicare la strada migliore.
Prima tappa: Villa Potenza. Si tratta di un paese a pochi chilometri (tutti di salita) da Macerata. Da lì avrei dovuto prendere la direzione Cingoli. Il vero problema è che a Villa Potenza nessuno sa dove si trova Cingoli. Quando finalmente ho trovato un indigeno con qualche informazione per me, mi ha squadrato con occhi sbarrati e mi ha detto “ma ci saranno 30 chilometri”.
In effetti sono 28, cifra stridente se messa a confronto con il “beh, a quel punto ci sei” che i Vertici sopra citati hanno dato alla mia domanda “Da Cingoli dove vado”?.
Seconda Tappa Cingoli. Giunto a Cingoli si è posto un dubbio amletico: svoltare per il paese, inerpicandosi lassù dove solo un'aquila con sprezzo del pericolo si sarebbe diretta, o puntare verso Jesi? Giunge telefonata dei Vertici federali che mi illuminano. Devi prendere verso un paese che inizia per “A”.
Con questa dettagliata spiegazione, ho sperato che al bivio ci fosse solo un paese con il nome che iniziava per “A”. E per fortuna era così.
Terza tappa Cupramontana. A quel punto il telefono cellulare di chiunque fosse sulla FIBS mobile diretta a Cupramontana non funzionava più. Poco male, ho pensato. L'appuntamento è al campo da softball e non ce ne saranno troppi, a Cupramontana.
In effetti ce n'è uno solo, in costruzione. L'ho trovato in un attimo e lì mi sono fermato, continuando a chiamare tutti i numeri di cellulare del mondo e ascoltando per un sacco di volte il più classico dei “si prega di richiamare più tardi” annunciato da svariati gestori.
Non penserete che il 1° maggio del vostro cronista itinerante si sia concluso così, vero?
Intanto con me c'era il manager australiano della nazionale di softball Barry Blanchard, che probabilmente cominciava a pensare che io fossi un assoluto incapace.
C'era anche un gruppo di ragazzi e ragazze che stava preparando una specie di pic nic del 1° maggio all'aperto e dai quali avevo ormai tutte le intenzioni di farmi invitare. Quando è successo il miracolo.
Modello Easy Rider, da una discesa è spuntato un noto lanciatore di baseball e figlio di un noto esponente del baseball e del softball di Cupramontana. “Cosa fai qui? L'appuntamento è da un'altra parte…la conferenza stampa è finita”.
La riga saltata sta in questo caso a modello di censura per quel che ho pensato in quel momento.
Risalito in macchina con Barry Blanchard, ormai sicuramente convinto di essersi accompagnato ad un pazzo, ho raggiunto l'allegra comitiva attorno ad un tavolo dove spiccavano diverse bottiglie di Verdicchio (vera gloria locale) a temperatura di 10°, come si raccomanda.
Del mio 1° maggio ho solo un ultimo ricordo. La faccia del ristoratore (di nome Riccardo) e del padre del 'closer' Easy Rider che, dopo aver snocciolato un menu a base di carne, si sono sentiti angelicamente rispondere dai Vertici Federali che il Presidente del softball Mondiale Don Porter è vegetariano.
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