Una chiacchierata con Liverziani

L'azzurro racconta, tra le altre cose, la sua recente esperienza a Losanna come rappresentante dei giocatori di baseball al CIO

A soli 27 anni di età, Claudio Liverziani è già entrato nella storia del baseball italiano. Una prova: circa un anno fa la stella dell’Italeri Bologna è stata eletta a far parte di una neonata commissione atleti di cui fanno parte solo 5 tra i migliori giocatori di baseball del mondo (gli altri sono l’americano Josh Bard, il cubano Omar Linares, il giapponese Masanori Sugiura e l’olandese Robert Eenhorn). Non solo, come atleta più votato in assoluto tra i 5, lo scorso weekend Liverziani è stato a Losanna, sede del CIO, unico rappresentante del nostro sport a partecipare ad un convegno di sportivi che ha trattato temi importanti per lo sport mondiale, primo tra tutti il problema del doping.

Cosa si prova a rivestire una carica così importante?
Sicuramente è una soddisfazione, perché non mi aspettavo di essere eletto, e soprattutto di dover presenziare a Losanna questo primo forum della storia degli atleti. Devo dire che è stata un’esperienza bellissima, perché mi sono trovato in un ambiente pieno di personaggi che fino al giorno prima avevo visto in televisione, ma di una semplicità che penso sia tipica degli atleti. Tutti erano molto umili, molto disponibili nel parlare…è stata un’esperienza fondamentale per me, anche per un mio possibile futuro a fine carriera. Penso sia ora di pensarci
A livello pratico come funziona questa commissione?
Questo è stato un forum in cui si è parlato di varie tematiche, come per esempio la lotta al doping, ed è stato il primo organizzato dalla commissione atleti presenziata da Serghey Bubka. C’erano rappresentanti di tutti gli sport, oltre ad alcuni invitati tra cui tutta la presidenza del CIO, il principe Alberto di Monaco; io ero l’unico rappresentante del mondo del baseball, visto che sono stato il più votato dei cinque. E’ stato molto bello, sono stato contentissimo…è stata una cosa in generale, si è parlato di doping, di inserimento dei professionisti alle Olimpiadi, eccetera. E’ stata una discussione per cercare di trovare soluzioni o consigli, in modo che la commissione degli atleti avesse qualcosa da proporre, consigliare al CIO per fare dei cambiamenti. E’ la prima volta, con il nuovo presidente Rogge, che gli atleti hanno così tanta voce in capitolo, rispetto al passato
Cambiando argomento, qual è un tuo bilancio personale della tua prima stagione a Bologna?
Direi che è stata molto buona. C’è stato un primo periodo di adattamento da un punto di vista non solo tecnico, relativo al baseball, ma anche di vita. Devo dire che conoscevo già tutti in squadra, quindi per quello non c’erano problemi; c’è stato un mio problema tecnico all’inizio, che ho risolto apportando un paio di cambiamenti sia a livello pratico che a livello mentale. Sono convinto che avevamo una squadra attrezzata per vincere, però come ho sempre detto i playoffs sono sempre un campionato a parte; per vincere i playoffs deve andare tutto bene, bisogna giocare particolarmente bene perché giochi contro i migliori lanciatori del campionato. Noi, quindi, siamo mancati in qualcosa, il Nettuno ha meritato di batterci, e di vincere la semifinale contro di noi; sicuramente c’è molto rammarico perché le occasioni le abbiamo avute. Però, nel baseball come in tutti gli sport, vince solo una squadra
Come ti sembra questa nazionale di Faraone? E’ diversa da quelle precedenti?
E’ diversa nella mentalità, pur essendo molto giovane. Ieri ci ho fatto caso…ero forse il più vecchio in campo, nella prima partita del pomeriggio, e mi sono sorpreso, perché ho 27 anni, Però devo dire che la mentalità è diversa, perché tutti i ragazzi, anche quelli della P.O., mi hanno impressionato per l’atteggiamento, per la voglia, per la mentalità e per la personalità. Per quanto riguarda la nazionale maggiore devo dire che comunque si tratta di giovani ma con un bagaglio di esperienza notevole, perché il campionato nostro è un campionato piuttosto difficile. Comunque, è bello vedere come sia cambiata la mentalità, e sia diventata un po’ più professionistica. Non c’è più bisogno da parte di un allenatore di dover dire, di dover ripetere, di dover ricordare di lavorare e di rimanere concentrati; penso che questo non sia più un tasto su cui bisogna lavorare molto, perché la concentrazione c’è, la voglia di lavorare c’è, l’entusiasmo è elevato. Poi, Giampiero ha un carisma tale da tirare fuori il meglio da tutti
Qual è la tua opinione su questo ‘progetto P.O.?
Come ti ho detto, vedendoli in questi giorni sono rimasto notevolmente impressionato da questi ragazzi, che sono giovanissimi ma giocano quasi da veterani; hanno una personalità incredibile, e hanno anche uno staff tecnico invidiabile, con Massellucci, Trinci, il pitching coach Bazzarini. Da quello che ho visto, penso che sia un’ottima idea, perché già 3 o 4 di questi ragazzi potrebbero benissimo giocare in nazionale maggiore
Sei stato il giocatore che ha ‘aperto la strada ai nostri” verso gli Stati Uniti. Come giudichi le esperienze di Imperiali e Mazzanti?
Per noi giocatori, soprattutto se un ragazzo ha diciassette o diciotto anni, penso sia indispensabile fare un’esperienza del genere, perché ti apre gli occhi e ti forma non solo il carattere ma anche un bagaglio tecnico a livello di gioco elevato. Là si lavora anche sui minimi dettagli, e ti vengono insegnati come se fosse oro colato, mentre magari qui non esiste cura nei dettagli, nelle piccole cose, anche perché non ci sono le risorse, né il tempo da parte dei giocatori, che lavorano o studiano. Là i professionisti fanno i professionisti, quindi viene loro insegnato tutto, in modo che il gioco venga conosciuto da loro nei minimi particolari. Poi è chiaro che tornando qui, solo a vedere Imperiali ai mondiali dell’anno scorso…un ragazzo di diciassette anni che arriva ad un mondiale e non si fa intimidire, penso che sia stato bellissimo da vedere. Mazzanti l’ho visto, e potrebbe benissimo già giocare in una squadra che lotta al vertice come il Nettuno o qualche altra; mi è dispiaciuto per loro, ma là la selezione naturale è talmente dura che i primi a rimetterci sono sempre gli stranieri e soprattutto gli italiani. Imperiali ha fatto già un paio di anni, che sicuramente gli serviranno; per quanto riguarda Mazzanti, alla sua età un altro paio d’anni gli sarebbe sicuramente serviti. Spero che abbia già capito cosa dovrà fare in futuro
Dove pensi che potrà arrivare l’Italia a Cuba?
Secondo me il passaggio del turno è l’obiettivo minimo. Ci sono squadre che non conosco, non ho mai incontrato, ma con questa squadra penso che tutto sia possibile, perché l’entusiasmo è veramente molto elevato, e l’abbiamo dimostrato anche solo giocando queste partite, che non valevano niente ma è stato proprio bello giocarle a livello di squadra. Penso che nulla sia vietato; per noi, l’entusiasmo deve essere il cavallo di battaglia, perché se una squadra come la nostra parte battuta in partenza allora può anche rimanere a casa; noi abbiamo l’etichetta di outsider, e di solito gli outsider la prima cosa che hanno è l’entusiasmo e la voglia di vincere, anche perché da perdere non abbiamo niente. Nessuno si aspetta che facciamo grandi cose; forse, sarà anche questa una preparazione in vista dell’anno prossimo, che è molto importante
Pensi che siano stati utili questi giorni di preparazione a Messina?
Sicuramente giocare fa bene, poi dà indicazioni a Faraone per capire tante cose. Di certo non c’è il tempo materiale per allenarsi in maniera più completa, perché giocare e basta potrebbe non bastare sotto certi versi. Però, considerando che Cuba è alle porte, devo dire che a giocare queste partite dopo la fine del campionati con 30 gradi…sembra di essere in California. Serviranno sicuramente

Informazioni su Matteo Gandini 704 Articoli
Giornalista pubblicista e collaboratore di Baseball.it dall’ottobre 2000, Matteo è un grande appassionato in genere di sport, soprattutto del mondo sportivo americano, che segue da 10 anni in modo maniacale attraverso giornali, radio, web e TV (è uno dei pochi fortunati in Italia a ricevere la mitica ESPN).Per Baseball.it ha iniziato seguendo le Majors americane. Ora, oltre ad essere co-responsabile della rubrica giornaliera sul baseball a stelle e striscie, si occupa di serie A2. Inoltre, nel 2002, per il sito e l’ufficio stampa FIBS ha seguito da inviato lo stage della nazionale P.O. in Florida, la Capital Cup e i mondiali juniores di Sherbrooke (Canada), il torneo di Legnano di softball, e la settimana di Messina, a cui ha partecipato anche la nazionale seniores azzurra. Nel 2003 è stato invece inviato agli Europei Juniores di Capelle (Olanda). Nel 2001 ha anche collaborato alla rivista “Tutto Baseball e Softball”.Per quanto riguarda il football americano, da 3 anni segue il campionato universitario e professionistico americano per Huddle.org, oltre ad essere un assiduo collaboratore alla rivista AF Post. Nel 2003 partecipa al progetto radio di NFLI, ed è radiocronista via web delle partite interne dei Frogs Legnano.Dopo aver collaborato per un periodo di tempo ai siti web Inside Basketball e Play it, nel 2001 ha seguito i campionati di basket americani (NBA e NCAA) per Telebasket.com, in lingua italiana e inglese. Ora segue la pallacanestro d’oltreoceano per Blackjesus.it.Più volte apparso come opinionista di sport americani a Rete Sport Magazine, trasmissione radiofonica romana, lavora stabilmente nella redazione di Datasport, dopo una breve esperienza in quella di Sportal.Nel 2003 ha lavorato anche per l’Ufficio Stampa delle gare di Coppa del Mondo di sci a Bormio.Ha 26 anni, è residente in provincia di Lecco e si è laureato in scienze politiche alla Statale di Milano. La sua tesi, ovviamente, è legata allo sport: il titolo è “L’integrazione dei neri nello sport USA”. Il suo sogno è dedicare tutta la vita al giornalismo sportivo, in particolare nel settore sport USA.

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