E se il baseball uscisse dalle Olimpiadi?

Comunque lo si osservi, è uno scenario da incubo. Ma le responsabilità sono precise

Sgombriamo il campo da equivoci: la voce è attendibile.
E adesso sgombriamolo da allarmismi: nessuno ha ancora deciso che il baseball verrà cancellato dalle Olimpiadi, però qualcuno oggi lo proporrà e a novembre in Messico il CIO sarà chiamato a prendere una decisione al riguardo.

Da appassionati ci viene (il “ci” riguarda me, voi che mi leggete…tutti, insomma) spontaneamente da dire che sarebbe una pazzia. Il baseball si gioca nei 5 Continenti e a Sydney ha fatto tanto pubblico negli stadi, risultando secondo solo al calcio.
Ragionando con calma, però, dobbiamo ammettere che qualche ragione per non volere il baseball alle Olimpiadi il CIO potrebbe anche averla.

Agli sport di squadra è stato fatto un certo discorso: “basta con la storia dei dilettanti e di De Coubertin, portate i migliori”.
“Pronti”, ha detto la Federazione Mondiale. E qui sono iniziati i problemi. Perchè ad iniziare dal 1998, Mondiale Italiano, si è iniziato a parlare di “professionisti” e di accordi con la Major League Baseball in una maniera che si è rivelata ben lontana dalla realtà.

Un primo segnale negativo si è avuto quando il catcher dell'Australia Nilsson, di fronte alla sua richiesta di essere lasciato libero per le Olimpiadi, si sentì rispondere dai Milwaukee Brewers “Vai pure in Giappone”.
Quando la selezione USA fu annunciata, benchè in Italia si millantasse ancora che alle Olimpiadi sarebbero andati i giocatori di Grande Lega, già da tempo si sapeva che la Major League non era disposta a lasciar partire i grossi calibri. In effetti, di quella selezione fecero parte future stelle (Ben Sheets, lanciatore vincente della finale, avrebbe giocato nel 2001 l'All Star Game), come del resto era sempre successo (Will Clark, Bobby Witt e Mark Mc Gwire nel 1984; Tino Martinez, Robin Ventura, Andy Benes e Jim Abbott nel 1988; Nomar Garciaparra nel 1992), anche quando gli Stati Uniti si presentavano con selezioni di College.
Beh, possiamo scommetterci, il CIO non gradì.

Ad Atene, oltre a creare il problema di stadi costosi e che non potranno essere riconvertiti per altri sport, il baseball presenterà un torneo con Italia, Olanda e Grecia. Per criteri geo politici tipici dell'Olimpiade, almeno un posto bisognerà trovarlo per una tra Sud Africa e Australia. Ne restano 4: Cuba, Usa, Giappone e una tra Corea e Taiwan (terza agli ultimi Mondiali). Pensate che i tabellone sia rappresentativo del meglio del meglio, come vorrebbe gridare il Cio a chi gli compra i diritti per cifre iperboliche o sponsorizza le Olimpiadi con miliardi di dollari?

Avere 2 formazioni europee (ad Atene, addirittura 3) sicure alle Olimpiadi aiuta a mietere consensi in Italia e Olanda, ad alimentare speranze di una possibile partecipazione in Russia, ma non fa bene al baseball. Come non fa bene al baseball il Mondiale a 16 squadre, divise in 2 gironi da 8, con metà delle formazioni che disputano appena 7 gare. Nel 1978, Mondiale Italiano, ogni squadra giocò 11 partite.
Italia e Olanda non si sono incontrate nè nel 1998 nè nel 2001; a Taiwan non si è vista la sfida tra Stati Uniti e Giappone. Il pubblico vuol vedere questo. Ma il pubblico conta poco, perchè magari non vota alle assemblee elettive.

L'IBA ha perso il contatto con la realtà, questo è il problema. Non si è accorta che i tempi sono cambiati e che il pubblico riempie gli stadi quando vale la pena. Non è bastato nemmeno il segnale di Taiwan, che si è scatenata fino al delirio per vedere il Giappone, Cuba, gli Stati Uniti, la Corea e la sua squadra di casa, ma non aveva nessun interesse verso Sud Africa, Francia e Russia.
Forse è troppo tardi per farlo, ma sarebbe necessario rendere più avvincente il Mondiale e più competitiva la formula d'accesso alle Olimpiadi. Ad esempio: le prime 4 del Mondiale, due che escono da un torneo tra Europa, Africa e Oceania e altre due da un torneo tra Asia e America.
Sarebbe necessario accordarsi sul serio, e non accontentarsi di raccontarlo, con le Major per veder scendere in campo un Dream Team. C'è riuscito il basket, perchè il baseball non può?

Forse, dicevo, è troppo tardi.
Sono onestamente preoccupato ha detto il presidente della Federazione Italiana Riccardo Fraccari Devo però ammettere che queste voci sono un indice della credibilità che il baseball ha all'interno del movimento olimpico.


Il presidente dell'IBAF Aldo Notari, che ho provato a contattare al telefono, non è raggiungibile.
L'addetto alle relazioni esterne dell'IBAF Enzo Di Gesù risponde che non c'è “una posizione ufficiale” al riguardo. Poi minimizza: Non credo proprio sia possibile. Anche se nelle questioni politiche non si può mai sapere.

Aspettiamo sera e ne sapremo di più.

Informazioni su Riccardo Schiroli 1199 Articoli
Nato nel 1963, Riccardo Schiroli è giornalista professionista dal 2000. E' nato a Parma, dove tutt'ora vive, da un padre originario di Nettuno. Con questa premessa, non poteva che avvicinarsi alla professione che attraverso il baseball. Dal 1984 inizia a collaborare a Radio Emilia di Parma, poi passa alla neonata Onda Emilia. Cresce assieme alla radio, della quale diventa responsabile dei servizi sportivi 5 anni dopo e dei servizi giornalistici nel 1994. Collabora a Tuttobaseball, alla Gazzetta di Parma e a La Tribuna di Parma. Nel 1996 diventa redattore capo del TG di Teleducato e nel 2000 viene incaricato di fondare la televisione gemella a Piacenza. Durante la presentazione del campionato di baseball 2000 a Milano, incontra Alessandro Labanti e scopre le potenzialità del web. Inizia di lì a poco la travolgente avventura di Baseball.it. Inizia anche una collaborazione con la rivista Baseball America. Nell'autunno del 2001 conosce Riccardo Fraccari, futuro presidente della FIBS. Nel gennaio del 2002 è chiamato a far parte, assieme a Maurizio Caldarelli, dell'Ufficio Stampa FIBS. Inizia un'avventura che si concluderà nel 2016 e che lo porterà a ricoprire il ruolo di responsabile comunicazione FIBS e di presidente della Commissione Media della Confederazione Europea (CEB). Ha collaborato alle telecronache di baseball e softball di Rai Sport dal 2010 al 2016. Per la FIBS ha coordinato la pubblicazione di ‘Un Diamante Azzurro’, libro sulla storia del baseball e del softball in Italia, l’instant book sul Mondiale 2009, la pubblicazione sui 10 anni dell’Accademia di Tirrenia e la biografia di Bruno Beneck a 100 anni dalla nascita. Dopo essere stato consulente dal 2009 al 2013 della Federazione Internazionale Baseball (IBAF), dal giugno 2017 è parte del Dipartimento Media della Confederazione Mondiale Baseball Softball (WBSC). Per IBAF e WBSC ha curato le due edizioni (2011, 2018) di "The Game We Love", la storia del baseball e del softball internazionali.

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