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I primi inviati iniziano ad apparire agli allenamenti azzurri

Giornata piena, oggi. Ho ricevuto la visita di Terry Ann Palumbo, una bella signora che svolge il ruolo di responsabile delle relazioni esterne della comunità di Port St. Lucie. Avendoci ospitati, hanno anche il diritto a sapere tutto il possibile sulla nazionale. E dopo tutto io sono qui per questo.
Tra meno di un'ora gli azzurri giocano. Non ho però ancora capito contro chi. Vedo comunque i ragazzi che stanno disputando l'extended Spring Training dei Mets indossare le cassacche da gioco azzurro e arancio.
I nostri stanno ancora facendo allenamento di battuta e tra poco si trasferiranno sul campo principale.

Ieri la giornata di riposo è stata, per l'appunto, di riposo.
Sveglia tranquillissima, caffè sotto le palme (come vi ho detto ieri, rigorosamente non autoctone) del patio del nostro albergo, un po' di lavoro (ma senza esagerare, non si sa mai…) ed era già mezzogiorno. Dei nostri, all'albergo non c'era più nessuno.
Mi sono incamminato a piedi lungo la 'Federal Highway', l'autostrada numero 1 degli Stati Uniti, in pratica il corrispondente della Milano – Napoli. Visto che in teoria siamo 'downt town' Stuart (ovvero, in centro) l'hanno dotata di marciapiede e semafori. Per altro, una volta premuto l'apposito bottone, se volete attraversare la strada in accettabili condizioni di sicurezza dovete avere un discreto scatto, perchè la luce resterà verde (per modo di dire: il semaforo pedonale è una mano che diventa bianca, quando si può passare) per meno di un minuto.
A parte questo, ho raggiunto uno dei cosiddetti 'Mall', i centri commerciali che pullulano lungo tutte le autostrade americane. Ma per la verità, non ho bisogno di comprare granchè. O meglio, qualcosa mi serve: la crema solare.
Scelta rigorosamente quella più economica, ho ripreso a camminare.
Non avendo fatto colazione, ho deciso di cedere alla fame e sono entrato in un ristorante chiamato 'Bubba', presumibilmente in onore del personaggio del film “Forrest Gump”.
Da Bubba si mangia pesce. O meglio, animali acquatici. Perchè offrono anche un moderatamente impressionante piatto di delfino. Ricordo un libro di Aldo Busi nel quale, per ironizzare, il nostro ipotizzava che ci fossero ditte che riempivano le scatolette di tonno con il delfino. Niente scherzi, qui il delfino te lo servono con il suo nome.
Io ho optato per il pesce gatto, perchè è qualcosa che fa parte della tradizione delle mie parti, ma non lo si mangia più. Allora, perchè no. Ed è stata un'ottima scelta.

Mi restava comunque tutto il pomeriggio. Così ho prenotato un taxi e mi sono portato a Jensen Beach.
Ora, mi dovranno spiegare perchè hanno chiamato 'Jensen Beach' un posto che, in effetti, la spiaggia non ce l'ha. Le spiagge belle della zona sono a Hutchinson Island, un'isola alla quale gli americani, come è loro abitudine, non hanno dato la possibilità di essere…un'isola fino in fondo. L'hanno infatti collegata al continente con un terrificante ponte in cemento. Funzionale, ma lasciamo perdere l'estetica.
In realtà, vista la giornata ventilata, non valeva troppo la pena di stare al mare a prendere il sole. Mi ha definitivamente dissuaso un simpatico squalo toro, che 'pattugliava' la baia e si è pappato un pesce sotto i miei occhi. Bella bestia, sarà stato almeno 2 metri.
Così ho optato per una visita al festival del Pesce di Jensen.
Carino. Anche se mi devono spiegare il senso di una bancarella che vende salsicce (per di più, italiane) in un festival del pesce.
Attirato dagli occhioni blu (ma anche il resto non era troppo male, lo ammetto) di una procace barista ho acquistato una bibita a base di rum che non mi ricordo nemmeno come si chiama. Oltre alla barista, mi è piaciuto molto il contenitore: un ananas finto. Ma la bevanda, alla fine, è stata un fragatura, considerando che costava un bel 5 dollaroni e che conteneva più ghiaccio che altro.

Puntualissimo, il mio taxista (un arzillo vecchietto, secondo me ottantenne, che non apre neanche la bocca quando parla) si è ripresentato e mi ha riportato all'albergo. Giusto in tempo per cambiarmi e raggiungere la loggia del nostro amico John Di Mola per una cena a base di pizza.
Nel dopo cena, mi sono rimesso a lavorare. Computer acceso (se il conto di telefono non sarà bassissimo, il “signore dei denari” della Federazione, al secolo Fabio, mi perdonerà…) ho scritto la cronaca della giornata di Major League. Cosa che abitualmente faccio al mattino, dal mio studio in Piazza Aleramo a Parma. Mi diverto sempre di più, ovviamente.

Prima di salutarvi, vi informo che il mio celeberrimo amico mi ha appena inviato un 'sms' nel quale dichiara che il diario di ieri non gli è piaciuto. I vostri commenti, viceversa, sono sempre molto generosi. Forse anche troppo….no, decisamente non troppo, va bene così.
Al mio amico, comunque, mando a dire che il suo 'caso' sta diventando di dominio pubblico. Una comune amica ha commentato il comportamento dell'oggetto del suo desiderio: “Noi donne a volte sappiamo essere bastarde”. Se lo dici tu…

Informazioni su Riccardo Schiroli 1199 Articoli
Nato nel 1963, Riccardo Schiroli è giornalista professionista dal 2000. E' nato a Parma, dove tutt'ora vive, da un padre originario di Nettuno. Con questa premessa, non poteva che avvicinarsi alla professione che attraverso il baseball. Dal 1984 inizia a collaborare a Radio Emilia di Parma, poi passa alla neonata Onda Emilia. Cresce assieme alla radio, della quale diventa responsabile dei servizi sportivi 5 anni dopo e dei servizi giornalistici nel 1994. Collabora a Tuttobaseball, alla Gazzetta di Parma e a La Tribuna di Parma. Nel 1996 diventa redattore capo del TG di Teleducato e nel 2000 viene incaricato di fondare la televisione gemella a Piacenza. Durante la presentazione del campionato di baseball 2000 a Milano, incontra Alessandro Labanti e scopre le potenzialità del web. Inizia di lì a poco la travolgente avventura di Baseball.it. Inizia anche una collaborazione con la rivista Baseball America. Nell'autunno del 2001 conosce Riccardo Fraccari, futuro presidente della FIBS. Nel gennaio del 2002 è chiamato a far parte, assieme a Maurizio Caldarelli, dell'Ufficio Stampa FIBS. Inizia un'avventura che si concluderà nel 2016 e che lo porterà a ricoprire il ruolo di responsabile comunicazione FIBS e di presidente della Commissione Media della Confederazione Europea (CEB). Ha collaborato alle telecronache di baseball e softball di Rai Sport dal 2010 al 2016. Per la FIBS ha coordinato la pubblicazione di ‘Un Diamante Azzurro’, libro sulla storia del baseball e del softball in Italia, l’instant book sul Mondiale 2009, la pubblicazione sui 10 anni dell’Accademia di Tirrenia e la biografia di Bruno Beneck a 100 anni dalla nascita. Dopo essere stato consulente dal 2009 al 2013 della Federazione Internazionale Baseball (IBAF), dal giugno 2017 è parte del Dipartimento Media della Confederazione Mondiale Baseball Softball (WBSC). Per IBAF e WBSC ha curato le due edizioni (2011, 2018) di "The Game We Love", la storia del baseball e del softball internazionali.

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