Non un'altra volta…

La tragedia di Queens a New York e'l'argomento del giorno. Ma il Mondiale va avanti

NOT AGAIN, titolava oggi a caratteri cubitali il , quotidiano di lingua Inglese dell’isola: ‘Non un’altra volta”.
Il riferimento era evidentemente all’incidente aereo accaduto a New York quando qui erano le 10 di sera.
Ho seguito su CNN la cronaca diretta e devo ammettere che mi e’ andata un po’ di traverso la cena. Nonche’ parecchio passata la voglia di scherzare. Poi ho pensato che io sono qui per raccontarvi il Mondiale di baseball e le mie impressioni sul questo angolo delmondo. E continuero’ a farlo.

Ieri era il giorno libero per le squadre. Cosi’ anche il vostro cronista se la e’ presa comoda e ha messo il piede giu’ dal letto alle 10. Problema: alle 10 smettono di servire la colazione! Con sprezzo del pericolo, mi sono rovesciato in faccia qualche litro d’acqua e in 30 secondi ero vestito (un po’ approssimativamente, questo si’) e pronto per onorare il mio ‘complimetary coupon’.
Il personale del ‘Tivoli Café’”, che e’ il luogo dell’albergo dove viene servita la colazione, non faceva nulla per nascondere che davo noia, ma come potete supporre ci voleva ben altro per fermarmi.

Nel pomeriggio mi sono avventurato a piedi per le vie di Kaohsiung.
Vi avevo detto di aver avuto l’impressione di una citta’ anonima, ma devo parzialmente correggermi. Il centro di Kaohsiung ferve di attivita’. Certo, se togliessimo I cartelli in cinese potremmo essere in qualsiasi citta’del mondo (magari non a Stoccolma o a Rejkiavik,ma ci siamo capiti…), pero’ le attivita’ che vengono praticate incessantemente sono davvero molteplici. Mi sono divertito, tanto che ho scattato qualche quintale di fotografie.
Inutile aggiungere che ero l’unico occidentale che si avventurava in mercatini, bar e quant’altro. Succede, in Estremo Oriente. Non so se ricordate il film ‘Un anno vissuto pericolosamente”, nel quale Mel Gibson interpreta un reporter inviato a Jakarta e che nota come i suoi colleghi non raccontino affatto l’Indonesia, bensi’ quello che capiscono dell’Indonesia, cioe’molto poco. Bene, a distanza di anni ho capito benissimo a cosa voleva fare riferimento il regista Peter Weir: al fatto che noi occidentali preferiamo non addentrarci in una cultura che non ci appartiene.
Non e’ che io abbia fatto niente di speciale, anche perche’ l’incomunicabilita’ coi nativi e’qualcosa che non posso far finta che non ci sia. Pero’ ho provato a fare le cose che fanno loro. Ad esempio, cenare in un locale frequentato da cinesi.
La cosa e’ meno facile del previsto, perche’ in alcuni locali proprio non vi vogliono, se non avete prenotato. Ho pero’ individuato un ristorante specializzato in pesce con tanto di tavolini all’aperto.
Funziona cosi’: voi scegliete il pesce che volete, loro lo pescano da un acquario e ve lo cucinano. Se preferite la roba alla griglia, vi sistemano il barbecue in uno spazio appositamente predisposto del tavolo, vi portano il pesce crudo e una pinza e fate voi. Li’ per li’, lo ammetto, sono rimasto un attimo perplesso. Anche perche’ per i nostri standard i cinesi sono piuttosto rozzi. Anche a me, che all’etichetta bado fino ad un certo punto, sembra strano sputare i rimasugli nel piatto o sollevare il pesce dalla griglia del vicino con le mani per vedere se e’ cotto bene. Cosi’ ha fatto un tizio con una delle 3 code d’aragosta che mi ero concesso (non vi dico a che prezzo, lascio tremare l’amministratore di baseball.it per qualche minuto…). In realta’ mi ha fatto un piacere, perche’ un certo timore di mangiarle crude mi era venuto.Lui ad ampi gesti mi ha detto che era pronta. In effetti, la polpa e’ uscita dal guscio agevolmente dandogli ragione. Quando ho addentato l’aragosta, il tipo e i suoi amici hanno sollevato I bicchieri per brindare assieme. La nostra amicizia non e’ andata al di la’, perche’io ho imparato a dire una sola cosa in cinese ‘scie-scie” (scritto come lo dico, visto che mi capiscono), ovvero ‘grazie”.
Ho notato una cosa, dei cinesi a tavola. Quando mangiano per sostentamento (ad esempio nella pausa pranzo) sono rapidissimi e silenziosi. A cena per diletto stanno invece a tavola le ore. Ordinano una cosa, poi ci chiacchierano su, spizzicano qua e la’ e poi ancora ordinano qualcosa d’altro. Tutto rigorosamente da dividere tra i vari commensali.
Ah, il prezzo: 510 dollari di Taiwan, ovvero nemmeno 40.000 lire. Poco, eh? La cosa inquietante e’ che rientrando in albergo mi sono imbattuto in una pizzeria e il prezzo di una margherita e di una coca era di 499 dollari. Pagare cara una pizza non sarebbe stata una novita’ (a Parma capita spesso…), ma come un’aragosta…Suvvia, l’aragosta bisogna pur pescarla!

Sviluppo interessante del mio ruolo di consulente sentimentale. Sono entrato in contatto con il mio ‘collega consulente’ via e-mail. Utile, cosi’ possiamo esprimere pareri congruenti.
Il mio amico, in compenso, ha preso a stampare questo diario perche’ lo vuole leggere tutto all’oggetto del suo desiderio. Guardate, pur essendo io parecchio vanitoso e orgoglioso del mio lavoro, la trovo una pessima idea. E se la signorina in questione finisse con l’invaghirsi di me?

Come avete notato, l’essere un idolo fa crescere la mia auto stima. Cosa di cui, ad essere onesti, avevo poco bisogno.
Devo comunque notare che c’e’ un altro Europeo che riscuote successo qui. Non ai miei livelli, certo, ma abbastanza da fargli dire ‘Sono imbarazzato”. Si tratta del quarto in battuta della francia Meunier, che e’alto come me …e’ anche piu’ magro e parecchio piu’ giovane, ma questi sono dettagli non troppo importanti.

Questa mattina un taxista mi ha portato al campo da golf anziche’ a quello da baseball. Meno male che glielo avevo fatto dire dall’usciere dell’albergo.
L’omettino, che a giudicare dall’eta’ doveva essere con il gruppo originale di Chang-Kai-Check,non si e’scomposto. Mi ha portato alla reception del golf, mi ha fatto dire dove volevo andare e se lo e’ fatto tradurre da una gentile signorina bilingue. Il tutto con il tassametro che andava. Alla fine il risultato e’ stato questo: sono arrivato in ritardo e ho speso piu’ del solito.

Dai finestroni della sala stampa sto osservando Francia e Sud Africa giocare. Le mie amiche invece sono tutte eccitate per la partita che Taiwan sta giocando a Chia-Yi contro la Repubblica Dominicana e, per una volta, non le ho tutte attorno.
Ci risentiamo dopo Italia-Stati Uniti.

Informazioni su Riccardo Schiroli 1199 Articoli
Nato nel 1963, Riccardo Schiroli è giornalista professionista dal 2000. E' nato a Parma, dove tutt'ora vive, da un padre originario di Nettuno. Con questa premessa, non poteva che avvicinarsi alla professione che attraverso il baseball. Dal 1984 inizia a collaborare a Radio Emilia di Parma, poi passa alla neonata Onda Emilia. Cresce assieme alla radio, della quale diventa responsabile dei servizi sportivi 5 anni dopo e dei servizi giornalistici nel 1994. Collabora a Tuttobaseball, alla Gazzetta di Parma e a La Tribuna di Parma. Nel 1996 diventa redattore capo del TG di Teleducato e nel 2000 viene incaricato di fondare la televisione gemella a Piacenza. Durante la presentazione del campionato di baseball 2000 a Milano, incontra Alessandro Labanti e scopre le potenzialità del web. Inizia di lì a poco la travolgente avventura di Baseball.it. Inizia anche una collaborazione con la rivista Baseball America. Nell'autunno del 2001 conosce Riccardo Fraccari, futuro presidente della FIBS. Nel gennaio del 2002 è chiamato a far parte, assieme a Maurizio Caldarelli, dell'Ufficio Stampa FIBS. Inizia un'avventura che si concluderà nel 2016 e che lo porterà a ricoprire il ruolo di responsabile comunicazione FIBS e di presidente della Commissione Media della Confederazione Europea (CEB). Ha collaborato alle telecronache di baseball e softball di Rai Sport dal 2010 al 2016. Per la FIBS ha coordinato la pubblicazione di ‘Un Diamante Azzurro’, libro sulla storia del baseball e del softball in Italia, l’instant book sul Mondiale 2009, la pubblicazione sui 10 anni dell’Accademia di Tirrenia e la biografia di Bruno Beneck a 100 anni dalla nascita. Dopo essere stato consulente dal 2009 al 2013 della Federazione Internazionale Baseball (IBAF), dal giugno 2017 è parte del Dipartimento Media della Confederazione Mondiale Baseball Softball (WBSC). Per IBAF e WBSC ha curato le due edizioni (2011, 2018) di "The Game We Love", la storia del baseball e del softball internazionali.

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