In un momento di nostalgia da Baseball giocato (a fine ottobre a Milano c’è poco da giocare), mi metto a scorrere i risultati dei vari sondaggi proposti da Baseball.it e non ho posso fare a meno di notare quali siano siate le percentuali di voto relative al modo di ridurre i tempi di gioco.
nVedo che più del 50{e4d5f4a3a528c4e90a496e16dd39bac57706d46a1795ab276e7364affe536424} ha indicato che la soluzione da adottare sarebbe quella di ridurre il tempo tra un lancio e l’altro e a me vengono spontanee due considerazioni, una di carattere tecnico e l’altra di carattere pratico.
nIniziamo dalla seconda, che è anche la meno complicata da spiegare: a chi dovrebbe toccare l’onere di contare i secondi dopo che il lancio è arrivato a casa base o che l’azione, dopo una battuta, si è conclusa? Agli arbitri?
Teniamo presente che in una partita ogni squadra effettua dai 130 ai 150 lanci per un totale, quindi, di 300 lanci circa. Pur essendo in due o tre, ritengo sia massacrante e praticamente impossibile per i direttori di gara dover per trecento volte in un incontro conteggiare il tempo che trascorre tra un lancio e l’altro.
nPenso abbiano ben altri compiti da svolgere e ben altre preoccupazioni.
nBisognerebbe inoltre stabilire, a monte, quanto tempo concedere conseguentemente al risultato del lancio stesso: se arriva al ricevitore; se è foul; se è singolo, extra base, out ecc….
nEsaminiamo, invece, il problema dal punto di vista tecnico: nella formazione tecnica di un lanciatore rientrano anche tutte quelle nozioni che a volte vengono erroneamente considerate di contorno, praticamente dei dettagli.
Una di queste è insegnare al lanciatore a non metterci sempre lo stesso tempo tra un lancio e l’altro, da qui la frase mille volte sentita: “cambia il tempo”.
Mi capita spesso in partita di contare i secondi e guarda caso mi accorgo che le pause tra i lanci hanno la stessa durata proprio quando il mio lanciatore è in difficoltà e viene meglio incontrato dai battitori avversari.
Ciò accade perchè il battitore si è abituato a ricevere i lanci ad un ritmo costante, come se stesse battendo con la lanciapalle o con il suo coach in allenamento.
Credetemi, questo è un aspetto molto importante per ottenere buoni risultati con un lanciatore.
nCapirete che sarebbe impossibile dire ad un pichter “non metterci mai lo stesso tempo tra un lancio e l’altro, però sappi che devi lanciare entro…..secondi”. Non avrebbe senso.
nRitengo, quindi, che questa sia una strada impossibile da intraprendere.
nnEsistono invece altri momenti di una partita dei quali si potrebbero, con logica e buon senso, ridurre i tempi.
I cambi ad esempio.
Mi spiego meglio: iniziamo ad imporre non più di 1 min. di pausa tra una frazione di inning e l’altra, estendibili a 1,30 se il ricevitore che deve andare in difesa è stato l’ultimo battitore out o è rimasto in base.
Penso che in questo caso per gli arbitri non sarebbe un problema occuparsi di conteggiare il tempo e farlo rispettare.
La buona riuscita di quanto ho appena spiegato dipende, però, dal tipo di “pena” da applicare a chi non rispetta la regola.
Se ci limitiamo a punire con uno strike o un ball (cosa che oramai nessun arbitro fa) succede quanto succede ora: e chi se ne frega!
Mettiamola invece così: se a non rispettare il tempo è la squadra che si deve schierare in difesa, il primo battitore dell’inning va in base su ball automaticamente.
Al contrario, se in ritardo è la squadra in attacco il primo battitore è strike out.
nVedrete che la musica cambierebbe, decisamente.
n nPensiamo anche a quanto tempo si perde in un incontro per le proteste. Anche qui cercherò di essere più chiaro. Il regolamento da sempre e gli arbitri all’inizio di ogni partita dicono che a parlare o protestare con i direttori di gara ci possono andare solo i tecnici delle rispettive squadre.
nMi pare però che non sia proprio così, anzi. Spessissimo vediamo battitori e lanciatori che protestano per questo o quel lancio e, peggio ancora, arbitri che si prendono la briga di spiegargli perchè ha a chiamato strike o ball, dove è passato il lancio e tante altre cose che non è assolutamente tenuto a spiegare ad un giocatore (non dimentichiamoci, poi, che strike e ball non si protestano in alcun modo).
nSe consideriamo che ciò accade anche per outs, salvi e quant’altro quanto tempo rubiamo al gioco?
E quante brutte scene e brutte figure ci potremmo risparmiare?
nnIniziamo a farci delle regole applicabili ai nostri campionati per migliorarne gli aspetti negativi e vedrete che le cose andranno meglio.
nTutti i paesi lo fanno. Il Giappone, ad esempio, ha imposto un limite di orario (che non è un limite di tempo) entro il quale le partite debbono terminare.
nBene, cominciamo anche noi a fare qualcosa.
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