L'oro di Sydney agli Stati Uniti

Cuba finisce seconda in una finale dominata dal lanciatore americano Sheets

E un bel “io l'avevo detto” me lo concedo di gusto. Anzi, me ne concedo diversi. Io l'avevo detto che Ben Sheets (22 anni, lanciatore del “triplo A” dei Brewers) era un gran giocatore. Io l'avevo detto che Cuba senza mazze d'alluminio non faceva paura come una volta. Io l'avevo detto che il livello dei baseball professionistico americano è un'altra cosa rispetto a Cuba, che da buon paese socialista vive l'isolazionismo assoluto (parlando di baseball, anche l'Italia non scherza e non è socialista…ma questo non c'entra). Io l'avevo detto che la nazionale americana era buona, molto buona, anche se non era un “Dream Team”. Io l'avevo detto che l'unico grande lanciatore di Cuba è Contreras, che ha lanciato ieri con il Giappone. Io avevo azzardato che il Team Usa avrebbe potuto vincere e ci ho preso. Speriamo che serva anche a qualcuno in “Federazione” per capire che il paese guida del baseball mondiale è 33 miglia più a ovest, lungo l'Atlantico, di Cuba. E parliamo della finale. Non ha avuto storia, la finale. Gli americani hanno presentato Ben Sheets in pedana e le terribili mazze cubane sono…rimaste nel “dug out”. Due valide di Linares, una di Macias e basta. Per il resto solo volate o battute per terra, perchè anche gli strike-out sono stati pochi (in totale 5). Può succedere, in un campo “per i lanciatori”, come lo stadio olimpico di Sydney è stato ribattezzato dalla stampa americana. Ma è successo meno ai ragazzi di Lasorda. Contro Pedro Lazo (a proposito: l'avevo detto che lancia a seconda di come si sveglia la mattina)Mike Neill l'ha sbattuta fuori in apertura. Viste le valide successive di Young e Cotton la panchina Cubana è corsa ai ripari inserendo Ibar, che nella gara eliminatoria (vinta da Cuba 6-1) aveva messo parecchio in difficoltà gli americani. In effetti Ibar ha tenuto a zero gli avversari fino al quarto. Alla ripresa successiva però la partita si è definitivamente instradata. Mientkiewicz, Everett e Abernathy sono arrivati a casa base per dilatare il punteggio fino al 4-0. Gran protagonista Pat Borders, autore di un doppio. Il ricevitore, chioccia del “Team Usa”, ha costretto Cuba a mandare Ibar sotto la doccia per affidarsi al giovane fenomeno Maels Rodriguez, che ha fatto incetta di strike out, ma non poteva certo segnare anche i punti. Dall'altra parte Sheet, che chiude il torneo con una media “pgl” degna del Mike Romano di quando si faceva chiamare Cardinali, non si è scomposto e ha continuato a lanciare forte e strike fino alla fine. E' una vittoria che accolgo esultando, quasi da tifoso. Di Cuba che vince sempre non se ne poteva più, onestamente. Che la storica sconfitta sia arrivata dagli americani mi fa ancora più esultare. Il “Team Usa” è una bella miscela di giovani ed “veterani”. Sheets ha 22 anni, l'interbase Everett 23, l'esterno centro Wilkerson 23, il seconda base Abernathy 22.Poi ci sono i 37 anni di Borders, i 30 di Neill e Young i 27 di Kinkade e i 26 di Mientkiewicz. E gli splendidi 73 anni di Tommy Lasorda. Auguri, paisà!

Informazioni su Riccardo Schiroli 1199 Articoli
Nato nel 1963, Riccardo Schiroli è giornalista professionista dal 2000. E' nato a Parma, dove tutt'ora vive, da un padre originario di Nettuno. Con questa premessa, non poteva che avvicinarsi alla professione che attraverso il baseball. Dal 1984 inizia a collaborare a Radio Emilia di Parma, poi passa alla neonata Onda Emilia. Cresce assieme alla radio, della quale diventa responsabile dei servizi sportivi 5 anni dopo e dei servizi giornalistici nel 1994. Collabora a Tuttobaseball, alla Gazzetta di Parma e a La Tribuna di Parma. Nel 1996 diventa redattore capo del TG di Teleducato e nel 2000 viene incaricato di fondare la televisione gemella a Piacenza. Durante la presentazione del campionato di baseball 2000 a Milano, incontra Alessandro Labanti e scopre le potenzialità del web. Inizia di lì a poco la travolgente avventura di Baseball.it. Inizia anche una collaborazione con la rivista Baseball America. Nell'autunno del 2001 conosce Riccardo Fraccari, futuro presidente della FIBS. Nel gennaio del 2002 è chiamato a far parte, assieme a Maurizio Caldarelli, dell'Ufficio Stampa FIBS. Inizia un'avventura che si concluderà nel 2016 e che lo porterà a ricoprire il ruolo di responsabile comunicazione FIBS e di presidente della Commissione Media della Confederazione Europea (CEB). Ha collaborato alle telecronache di baseball e softball di Rai Sport dal 2010 al 2016. Per la FIBS ha coordinato la pubblicazione di ‘Un Diamante Azzurro’, libro sulla storia del baseball e del softball in Italia, l’instant book sul Mondiale 2009, la pubblicazione sui 10 anni dell’Accademia di Tirrenia e la biografia di Bruno Beneck a 100 anni dalla nascita. Dopo essere stato consulente dal 2009 al 2013 della Federazione Internazionale Baseball (IBAF), dal giugno 2017 è parte del Dipartimento Media della Confederazione Mondiale Baseball Softball (WBSC). Per IBAF e WBSC ha curato le due edizioni (2011, 2018) di "The Game We Love", la storia del baseball e del softball internazionali.

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