Fatta per Tokyo 2020, il problema è restare ai Giochi

Il presidente Fraccari, le sfide che aspettano il baseball mondiale, l'occasione del Premier 12. Resta il sogno dello stadio a Roma

La strada che porta alle Olimpiadi di Tokyo è già tracciata, la decisione del Cio è data per scontata, il Premier 12 sarà una tappa di avvicinamento per il movimento del baseball ma praticamente vinta una battaglia, ora si tratta di vincere la guerra. 
 
La metafora serve a dire che si torna alle Olimpiadi, ma occorre restarci e per farlo "dobbiamo interrogarci sul baseball del futuro". A dirlo è Riccardo Fraccari, nella sala dei presidenti al Coni, durante l'incontro per parlare appunto di Olimpiadi, Premier 12 (ci sono, fra gli altri,  i rappresentanti delle ambasciate di Taiwan e Giappone) e futuro. A Tokyo, per esempio, gli Usa non avranno di sicuro i professionisti perché la Mlb non  ferma i campionati e avere il baseball nel programma olimpico – visto che i Giochi sono in Giappone – era sostanzialmente facile.
 
"E' una foto in bianco e nero – dice il presidente – perché noi avevamo proposto un torneo da 8 squadre che si giocava in una settimana, il Cio vuole massimo 300 partecipanti per disciplina e soprattutto guarda all'appeal che può esserci sui giovani. Avremo due tornei da 6 squadre, dovremo dare il massimo". Fondamentale, è stato sottolineato più volte, che baseball e softball abbiano unito le federazioni e gli sforzi per tornare ai Giochi. "Certo il fatto di essere a Tokyo ha aiutato, ma dobbiamo guardare avanti e per farlo stiamo lavorando anche con la Mlb. Voglio ricordare, però – aggiunge il presidente – che quell'organizzazione rappresenta oggi il 25{e96092be6c179e3101d99f665d8e96c3f7d894aeec72cbc77bc705365fd126d4} del movimento mondiale, ci sono equilibri nuovi, l'Europa ha un peso non indifferente, avremo l'Africa per la quale c'è un lavoro in atto, la carta vincente è stata dimostrare che baseball e softball hanno un seguito a livello globale. I dati dei tornei giovanili parlano da soli".
 
Ancora Premier 12: "Giappone, Corea e Taiwan avranno i dream team, credono in questa manifestazione, al World baseball classic abbiamo visto pochi professionisti, ma anche qui è stato fatto un passo avanti, ora la federazione mondiale ha voce in capitolo, è un altro passo avanti in un mondo che pensava solo a se stesso". Fraccari ripete spesso la parola appeal, ricorda come "negli Stati Uniti il baseball non è più il primo sport tra i ragazzi, quindi qualche domanda devono cominciare a porsela, so che lo stanno facendo, certo finché si penserà esclusivamente a quanti dollari si possono guadagnare da…. e non allo sviluppo nel suo insieme la strada non è delle migliori". 
 
La svolta dovrà arrivare, appunto, dal baseball del futuro "più veloce, con qualche novità tecnica, non possiamo più immaginare tempi morti". A vincere la guerra, per restare in metafora, si dovrà provare facendo un gran torneo olimpico a Tokyo, con formazioni importanti e seguito di pubblico (ma quello sembra scontato) poi sperando, perché no, in Roma 2024 o male che vada per la Capitale in Los Angeles. Immaginare un torneo di baseball e softball a Budapest, Amburgo o Parigi non sarebbe una passeggiata.
 
Roma, dunque, il sogno (o la barzelletta ormai) di uno stadio degno di tale nome. Si pensava a ospitarci una delle partite del Classic… Fraccari sospira: "In Olanda hanno fatto un impianto bellissimo, ma non ci va nessuno. Dagli Usa ci chiedono in continuazione a che punto siamo, non sono interessati ma di più. La Mlb vuole Roma, ma la situazione è nuovamente precipitata. Questa mattina (ieri, ndr) alle 8,30 avevamo appuntamento in Comune, sapete tutti quello che è successo". Magari con le Olimpiadi nella Capitale si potrebbe finalmente riuscire. Questione di appeal.

Commenta per primo

Rispondi

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.