Il Paradiso può attendere (a casa base)

La metafora del baseball come viaggio dà luogo a una grandiosa allegoria religiosa nella musica Gospel: "Life is a Ballgame", un'incisione del 1952 di "Sister" Wynoma Carr rilegge il gioco alla luce della Bibbia

L'associazione fra la struttura della partita di baseball e l'esperienza del viaggio ha prodotto risultati originali in molte espressioni della cultura americana, non solo in quelle di tipo letterario. Un caso curioso è rappresentato dalla canzone Life is a Ballgame, incisa dalla cantante "Sister" Wynoma Carr nel 1952, in cui la vita dell'uomo è paragonata alla corsa del corridore verso casa base. Il testo della canzone (che potete ascoltare qui nell'esecuzione della stessa Wynoma) è il seguente:

Life is a ballgame, Bein' played each day, Life is a ballgame Everybody can play.

Jesus is standin' at home plate Waitin' for you there, Life is a ballgame, but You've got to play it fair.

First base is Temptation, The second base is Sin, Third base Tribulation: If you pass you can make it in. Ol' man Solomon is the umpire And Satan is pitchin' the game, He'll do his best to strike you out, Keep playin' just the same.

Daniel was the first to bat, You know he prayed three times a day, When Satan threw him a fast ball, You know he hit it anyway. Job came in the next inning, Satan struck him in every way, But Job he hit a home run And came on in that day.

Prayer will be your strong bat To hit at Satan's ball, And when you start to swing it You've got to give it your all-in-all; Faith will be your catcher, On him you can depend, And Jesus is standing at Home Plate Just waitin' for you to come in.

Moses is on the side line Waitin' to be called, And when he parted the Red Sea He gave Christ his all-in-all. John came in the last inning When the game was almost done, Then God gave John a vision And he knew he'd already won.

La vita è una partita di baseball / che si gioca ogni giorno, / la vita è una partita di baseball / che ognuno può giocare. / Gesù è in piedi a casa base / e ti aspetta là, / la vita è una partita di baseball, / ma devi giocarla bene. // La prima base è la Tentazione, / la seconda è il Peccato, / la terza è la Tribolazione: / se la passi ce la farai a segnare. / Il vecchio Salomone è l'arbitro / e Satana è il lanciatore: / farà del suo meglio per metterti strike out, / ma tu continua a giocare lo stesso. // Daniele era il primo alla battuta, / sai che pregava tre volte al giorno, / e quando Satana gli ha lanciato una palla veloce, / lui l'ha battuta comunque. / L'inning seguente ecco Giobbe, / Satana gli ha lanciato strike in ogni modo / ma Giobbe ha battuto un fuoricampo / e quel giorno ha segnato un punto. // La preghiera sarà la tua mazza / con cui colpire la pallina di Satana / e quando comincerai lo swing / dovrai mettercela tutta. / La fede sarà il tuo catcher, / puoi contare su di lui / e Gesù è in piedi a casa base / ad aspettare che tu segni il punto. // Mosè è in piedi lungo la linea laterale, / aspetta di essere chiamato, / e quando divise il Mar Rosso / diede per Cristo il meglio di sé. / Giovanni arrivò a punto all'ultimo inning / quando la partita era quasi finita, / allora Dio mandò a Giovanni una visione / e così egli seppe di aver già vinto.

Come succede spesso nei canti Gospel della tradizione afroamericana, la prospettiva religiosa serve per interpretare in senso metaforico gli elementi più insospettati della vita, e in questo caso è la partita di baseball a essere trasformata in una vera e propria allegoria. Il testo riprende l'idea medievale dell'homo viator, il viandante che cammina in questo mondo attraverso un percorso di difficoltà e dolore che -se ben affrontato- lo condurrà al Paradiso nell'aldilà. Il cammino dell'uomo/pellegrino è scandito da tre tappe: la prima base rappresenta la Tentazione, che precede il Peccato (la seconda base), e a cui fa seguito la Tribolazione (la terza base). Solo se l'uomo non cade lungo il viaggio della vita (e il prezzo da pagare per il peccato è per l'appunto l'eliminazione) potrà giungere salvo a casa base dove lo attende nientemeno che Gesù. Così, la canzone, pur nella sua ingenuità, attraverso la struttura della partita di baseball concilia la visione cristiano-giudaica della Storia come linea retta orientata verso un fine positivo (idea che implica quella di "progressione" nel cammino, e quindi di "progresso": la meta da raggiungere -la Terra Promessa, il Paradiso- è posta nel futuro)  con la dottrina dell'Eterno Ritorno e l'immagine della Storia circolare propria delle civiltà orientali: la Storia è strutturata su cicli che si ripetono e alla fine dei tempi ogni elemento dell'universo tornerà al punto di partenza. La fine della vita dell'uomo consisterebbe dunque in un ritorno alla casa del Padre, da cui è partito al momento della nascita.

Nel testo, l'immaginario religioso si estende all'insieme degli elementi che conformano la partita. Così, il pitcher avversario è lo stesso Satana, mentre nel line-up del viandante troviamo vari personaggi biblici: il profeta Daniele, che grazie alla preghiera uscì vivo dalla fossa dei leoni in cui lo aveva gettato il re Nabucodonosor; Giobbe il paziente, di cui nel libro omonimo della Bibbia si dice che fu colpito -"struck"- da Satana da malattie e disgrazie (e qui il testo fa riferimento allo strike del lanciatore); Mosè, che fu chiamato (da bordo campo: "he is on the side line") a condurre gli ebrei in fuga dall'Egitto; e l'evangelista Giovanni, autore anche del libro dell'Apocalisse (la "visione di cui si parla nell'ultima strofa). Questi personaggi, che andranno di volta in volta in battuta e segneranno i punti che serviranno a vincere la partita contro il Male, vengono presentati al credente come esempi da seguire, perché giocare "bene" la partita equivale a condurre una vita moralmente retta. Ovviamente la mazza con cui battere i lanci di Satana ed evitare di essere messi strike-out è la preghiera, mentre il giusto re Salomone è l'arbitro di casa base.

Life is a Ballgame fu l'unico vero successo discografico di "Sister" Wynoma Carr, che un paio di anni dopo cercò invano di ripetersi proponendo una lettura allegorica di un altro sport, il pugilato, con la canzone Fifteen Rounds for Jesus. Dopo una carriera accidentata Wynoma morì povera, malata e dimenticata da tutti nel 1976, all'età di cinquantadue anni. Ma non è probabilmente un caso che fu appunto Life is a Ballgame e non la canzone sulla boxe a raggiungere una notevole popolarità fra il pubblico americano degli anni '50: al suo successo contribuì non solo l'orecchiabile partitura musicale, ma anche la crescente presenza del baseball fra le manifestazioni culturali dell'incipiente postmodernità (e per quanto riguarda la letteratura basterà ricordare qui The Natural di Malamud e The Year Yankees Lost The Pennant di Wallop, romanzi di cui abbiamo già parlato e che sono rispettivamente del 1952 e 1954) . C'è comunque un vincolo tenace che unisce la visione del mondo agricolo in cui la mitologia popolare colloca la nascita del baseball e la religiosità tradizionale dell'America rurale, religiosità canalizzata attraverso le varie costellazioni di chiese protestanti che permea di sé ogni aspetto della vita di quelle popolazioni. Questo vincolo fa sì che quello della religione sia un altro tema che affiora spesso sottotraccia, come vedremo, in molte narrazioni sul baseball.

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Un vita spezzata in tre: venticinque anni a Roma (lanciatore e ricevitore in serie C), venticinque anni in Spagna (con il Sant Andreu, il Barcelona e il Sabadell, squadra di cui è stato anche tecnico, e come docente di Letteratura Comparata presso le università Autónoma de Barcelona e Extremadura), per approdare poi in terra umbra (come professore associato di Letteratura Spagnola presso l'Università di Perugia). Due grandi passioni: il baseball e la letteratura (se avesse scelto il calcio e l'odontoiatria adesso sarebbe ricco, ma è molto meglio così...).

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