Bagialemani: "I play off sono il nostro punto di partenza"

Nell'anno del ritorno sulla panchina della Danesi, il manager del Nettuno centra la qualificazione ai play off. "Che dovranno essere la regola d'ora in poi".

Hai voglia a dire che quello della Caffé Danesi Nettuno è il sesto attacco tra gli otto della Ibl, e che peggio hanno fatto solamente le due ultime della classifica. Hai voglia a dire che è una squadra giovane, inesperta, e che sicuramente quando la palla scotterà mostrerà tutti i suoi limiti. Per Ruggero Bagialemani la qualificazione ai play off è solo un punto di partenza per traguardi migliori.

In città, nonostante l'invasione di villeggianti e la stagione turistica e balneare a pieno regime, non si attende altro. Nettuno è pronta a tornare a giocarsi un obiettivo importante. Lo scetticismo di inizio stagione, alimentato dalle prime prestazioni tutt'altro che positive, oggi si è trasformato in convinzione per la squadra. "E' stato un campionato esaltante, affrontato da una squadra e una società che aveva deciso di voltare pagina dopo due anni di delusioni. Abbiamo investito molto sui giovani e non avevamo mai tralasciato l'obiettivo dei play off, che diamo come primario ma che col passare degli anni dovrà diventare un'abitudine. Questi ragazzi devono sapere che portano sulla maglia una storia gloriosa".

Effettivamente non è stato un anno facile per il Nettuno. "Prima dell'inizio della stagione abbiamo affrontato 21 amichevoli, e a parte quelle in famiglia o con squadre di Ibl2, quando abbiamo giocato con formazioni di pari livello le abbiamo perse tutte. Il problema era che ci si trovava di fronte ad un ambiente sottotono dopo le delusioni degli anni passati. Il lavoro che abbiamo fatto è stato soprattutto sul morale e sull'atteggiamento".

Dal primo mese di campionato ad oggi ne è passata di acqua sotto i ponti. Moltissima, e sembrava si potesse tutto rovinare a Novara se solo non si fosse mantenuta la concentrazione. Da acceso tifoso laziale quale è, Bagialemani annuisce soddisfatto quando, qualche giorno fa alla vigilia della partenza per il Piemonte, gli avevamo ricordato cosa successe nel 1986 in un "tragico" Roma-Lecce, penultima giornata di quel campionato di calcio. "C'era questo pericolo, ma io sono stato tutta la settimana a chiedere ai ragazzi di mantenere altissima la concentrazione e non pensare che ce le saremmo portati da casa, le vittorie – continua – anzi, se devo dirla tutta, se fossi stato un giocatore avrei mandato a quel paese l'allenatore, perché non ho smesso un secondo di pressarli su questo trittico. A parte la prima partita, dove siamo partiti in svantaggio ma poi siamo riusciti a dare una risposta forte, poi è tutto filato liscio". Così, come aveva fatto giustamente notare chi aveva detto che il Nettuno era arbitro del proprio destino, la Danesi si è poco curata dei risultati degli altri campi, tirando dritto e rispettando il pronostico. "Lunedì faremo un defaticante per riprenderci dalle fatiche del lungo viaggio sino a Novara, e poi in campo".

E adesso? Il Nettuno torna a giocare una partita di play off lì dove li aveva lasciati. Contro il San Marino, allo Steno Borghese, era garasette delle finali del 2008. Un anticipo dovuto alle ben note concomitanze con i concerti estivi. "Abbiamo lavorato forte, per quello che ci riguarda. E' chiaro che va in finale chi in questo mese di agosto saprà dare il meglio. Nessuna delle altre tre squadre ha fatto capire durante il campionato che è di gran lunga superiore a noi. Abbiamo un monte di lancio dove sono tutti recuperati e sul quale si può fare affidamento, e una grande difesa. E anche in attacco ci siamo sbloccati, per come la vedo io". Anche perché tutte le valutazioni che si fanno si basano su statistiche che da martedì alle 21 saranno del tutto azzerate.

Informazioni su Mauro Cugola 546 Articoli
Nato tre giorni prima del Natale del 1975, Mauro è laureato in Economia alla "Sapienza" di Roma, ma si fa chiamare "dottore" solo da chi gli sta realmente antipatico... Oltre a una lunga carriera giornalistica a livello locale e nazionale iniziata nel 1993, è anche un appassionato di sport "minori" come il rugby (ha giocato per tanti anni in serie C), lo slow pitch che pratica quando il tempo glielo permette, la corsa e il ciclismo. Cosa pensa del baseball ? "È una magica verità cosmica", come diceva Susan Sarandon, "ma con gli occhiali secondo me si arbitra male". La prima partita l'ha vista a quattro mesi di vita dalla carrozzina al vecchio stadio di Nettuno. Era la primavera del '76. E' cresciuto praticamente dentro il vecchio "Comunale" e, come ogni nettunese vero, il baseball ce l'ha nel sangue.

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