Esclusi dalle Olimpiadi, guardiamo il lato positivo

Apertura al professionismo ormai indispensabile, l'hanno capito anche le Major e il Cio dovrà rimpiangere la sua scelta

Prendiamola così: non dovremo preoccuparci più di spiegare ad amici che già ci guardano di traverso perché siamo appassionati di baseball perché non facciamo mai belle figure alle Olimpiadi. Non dovremo più dire ai colleghi di lasciare uno spazio in pagina "perché sai, questa è l'Italia migliore", affermazione dopo la quale – di fronte ai risultati – loro ci ridono sistematicamente dietro. Guardiamo al lato positivodell'esclusione dalle Olimpiadi a partire dal 2012. Meglio, diciamo che chiusa una porta magari si spalanca un portone. Inutile nascondersi, al Cio dello spirito dilettantesco non importa più assolutamente nulla e pensare a un torneo di baseball senza Stati Uniti com'è stato ad Atene e comunque senza i mostri sacri delle leghe maggiori era ed è pura follia. Niente "dream team"? Arrivederci e grazie. Comprensibile da parte degli organizzatori, solo che finalmente sembra che qualcosa si muova negli ambienti della major league e, soprattutto, che pur con i tempi che vogliono loro (fu già una concessione dare i migliori prospetti a Tom La Sorda per Sidney) e cioè prima del via della stagione si giocherà questo "gala" internazionale riservato a professionisti. Sostituirà mai il mondiale? Difficile dirlo, la Ibaf sta ragionando con la Major e da questa esclusione olimpica forse può nascere veramente qualcosa di diverso per il mondo del baseball. Già, perché uno degli sport più diffusi sul pianeta deve decidere cosa fare da grande ovvero se fare del professionismo a livello globale o se restare con alcuni "fortini" – Usa in testa ma anche Giappone – che ogni tanto si aprono. Quello che stanno facendo le major è interessante se non intendono, come sembra, colonizzare ma far crescere le realtà dove andranno a investire. Questo vale anche per l'Italia, ovviamente, e va dato atto al presidente Fraccari non solo di essere il fautore di questa intesa ma anche di cercare l'accordo che potrebbe portare Cuba al primo "gala" professionistico. A quel punto le Olimpiadi dovrebbero rimpiangere lo spettacolo mancato, il grande livello che può esprimere il nostro sport. Ma se il Cio dovesse pure ricredersi – ed è difficile – i professionisti potrebbero anche cominciare a pensare che per due settimane i loro campionati possono fermarsi, per le Olimpiadi certo ma perché no anche per un "gala" divenuto mondiale. Dovrebbero, e questo ha certamente influito sulla scelta di esclusione del comitato olimpico internazionale, essere i primi a combattere il doping. E' un percorso lungo, sul quale si deve ragionare ma ricordiamoci che perse le Olimpiadi si può arrivare a una grande svolta. In questo cosa fa l'Italia? O si adegua o muore. Si adegua utilizzando anche giocatori che normalmente le major mandano in centro-America e dintorni, e quindi porta gare spettacolari, un livello qualificato di promozione, accoglienza del pubblico, comunicazione, merchandising. In una parola al professionismo. Chi c'è c'è tra le squadre di A/1 attuali, gli altri sono "satelliti" del massimo campionato. Una scelta radicale ma necessaria, insieme a quella di pensare a una strada che porti al potenziamento dei vivai affinché un giorno tra i professionisti di casa nostra possano esserci molti italiani e meno "importati". A quel punto la Nazionale che va al "gala" non ci farà più spiegare che in realtà andiamo male perché il nostro livello è quello che é ma si batterà sempre alla pari. Magari le tv – anche la Rai che relegava il baseball olimpico a pochi minuti, spesso sbagliando anche info-grafica o mandando cronisti non eccezionali – si accorgeranno di cos'è il baseball giocato ai massimi livelli.
In questo, che è un percorso possibile che dipende però da diversi fattori, c'è un dato negativo. Senza la preparazione olimpica per il 2012 i soldi del Coni non arriveranno e la Fibs dovrà stringere la cinghia. E' una sfida di non poco conto.

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